Il sindaco di San Filippo del Mela attacca gli ambientalisti e propone un referendum; le associazioni rispondono chiedendo atti amministrativi e l’estensione della consultazione a tutta la valle del Mela. Ma la fattibilità del progetto si deciderà in base alle osservazioni in sede di VIA
Non poteva passare inosservato il duro attacco di Pasquale Aliprandi, sindaco di San Filippo del Mela, alla manifestazione del 27 settembre scorso. Il sindaco si è scagliato a muso duro contro padre Peppe Trifirò e le associazioni che hanno organizzato il corteo, sostenendo che la legittimità del suo operato verrà da atti concreti e non dalla partecipazione a “un’inutile passerella”. Aliprandi ha anche accusato i sindaci presenti di non aver messo in atto alcun gesto concreto contro il CSS, e ha infine annunciato un prossimo referendum sulla riconversione Edipower.
Le reazioni Le dichiarazioni del primo cittadino hanno scatenato reazioni contrastanti. Per Angela Bianchetti, consigliere di minoranza a Pace del Mela, il sindaco critica una manifestazione che aveva invece sostenuto in precedenza, in un incontro con lo stesso consigliere. Ancora più duro Peppe Maimone, secondo cui continua l’immobilismo amministrativo, mentre altri comuni (San Pier Niceto e Monforte San Giorgio gli esempi) già si esprimono contro l’insediamento di nuove industrie pesanti – ma si tratta comunque di atti non vincolanti, dal valore formale non diverso dall’atto di indirizzo approvato in consiglio comunale a San Filippo.
Zero Waste Sicilia denuncia invece la mancata “rivoluzione” nella gestione del polo industriale, manifestata dal sindaco Aliprandi dopo l’incendio al serbatoio RAM ma rimasta ancora sulla carta: “Ci saremmo aspettati l'avvio delle procedure necessarie per lo spostamento e la dismissione dei serbatoi RAM ed Edipower adiacenti alle abitazioni di Archi e l'avvio di una azione sinergica tra tutti i comuni dell'area ad alto rischio ambientale per l'avvio di una rivoluzione in merito alle procedure autorizzative di tutti gli impianti industriali del comprensorio; ci aspettavamo anche un Piano Straordinario territoriale per l'evacuazione dei cittadini in caso di Incidenti rilevanti e un confronto vero per la programmazione di nuove prospettive di sviluppo che puntino su settori di lavoro alternativi come agricoltura, turismo, terziario. Ma ancora non vediamo nulla di tutto ciò”.
Un’altra nota arriva dal comitato “No inceneritore del Mela” , che critica “la ridicola personalizzazione” con cui Aliprandi polemizza con padre Trifirò, parroco di Archi, e pochi altri rappresentanti, dimenticando che alla manifestazione hanno partecipato oltre 2000 persone. Anche dal comitato arriva poi la richiesta di atti amministrativi: stavolta ordinanze sindacali – che però possono essere emesse solo in situazioni particolari – e osservazioni in sede di autorizzazione; come ricordato dal comitato, dal 18 settembre decorre infatti il termine di 60 giorni per presentare osservazioni al progetto di riconversione a CSS della centrale Edipower, e queste possono essere espresse anche dalle semplici associazioni, e non solo dalle istituzioni.
Il referendum consultivo Su un punto si è però trovata una convergenza tra il sindaco Aliprandi e i suoi critici: si tratta del referendum consultivo che il primo cittadino ha annunciato di voler indire a San Filippo del Mela. L’idea era già stata annunciata in consiglio comunale, come del resto le posizioni espresse dal sindaco Aliprandi, che non sono cambiate nelle ultime dichiarazioni; adesso, però, il referendum ha incontrato il plauso delle associazioni ambientaliste, con qualche distinguo. La richiesta è che la consultazione venga allargata a tutti i comuni della valle del Mela, e non solo ai filippesi, che deciderebbero così per tutti i circa 150.000 abitanti del territorio. Un referendum del genere è già stato realizzato nel 1989, quando 22 comuni si sono espressi contro l’utilizzo del carbone.
Bisogna tuttavia evidenziare che anche il referendum consultivo non avrebbe alcun valore formale: può essere previsto negli Statuti comunali ma non è vincolante. Si tratterebbe dunque di una consultazione dispendiosa per le casse pubbliche e ancora meno efficace di un atto di indirizzo del consiglio comunale, che è invece vincolante per un’amministrazione; i consigli comunali rappresentano poi tutta la cittadinanza per cui, di fatto, la volontà popolare risulta già espressa nelle posizioni dei numerosi Comuni della valle che hanno deliberato all’unanimità contro l’utilizzo del CSS.
Tutto in 47 giorni L’unico modo per dar seguito alla volontà espressa dal corteo è quindi quello delle osservazioni in sede di autorizzazione del progetto – la famosa Valutazione di Impatto Ambientale; come sottolineato, possono accedere a questo strumento istituzionale non solo le amministrazioni comunali, ma anche le associazioni e i semplici cittadini. Esiste già, dunque, uno strumento che consegna a tutti la responsabilità di un’opposizione concreta al progetto. Il conto alla rovescia termina il 17 novembre.
Giovanni Passalacqua