Sono vicini gli sviluppi del ricorso presentato lo scorso marzo. Gli 85 firmatari attendono l'esito del tribunale etneo mentre la Procura di Palermo, a cui era stato presentato l'esposto, ha girato il caso alla Procura di Messina, per competenza territoriale
Risale allo scorso marzo l’esposto inviato alla Procura della Repubblica di Palermo da parte degli 85 firmatari, tra docenti, personale amministrativo e genitori degli alunni, contro il piano di dimensionamento scolastico voluto dall’ex assessore Mario Centorrino.
Il ricorso era partito dalla mancata unificazione dell’I.C. “Petrarca”della dirigente Rosalia Schirò con la direzione didattica di Ganzirri del preside Cosimo D’Agostino. Era stato proprio quest’ultimo a sollevare il caso: l’unificazione era stata proposta formalmente dal comune di Messina, dal Provveditore agli studi ed era stata perfino verbalizzata al tavolo tecnico dell’assessorato regionale. Fino al dietro front di Centorrino.
L’ex assessore, alla direzione didattica di Ganzirri avrebbe arbitrariamente preferito l’accorpamento di due classi della direzione di “Paradiso” del dirigente Tindaro Sparacio. La nuova manovra avrebbe dovuto garantire l’assegnazione al “Petrarca” di una cinquantina di alunni del “Paradiso”, sufficienti a coprire il tetto di 600 alunni previsti dalla legge per l’assegnazione di una dirigenza. Oggi però se ne contano solo 591. Che fine abbiano fatto gli altri studenti o se mai ci siano stati è la domanda.
A ottobre intanto il Tar di Catania dovrebbe esitare il ricorso. Nel caso venisse accolto, potrebbe riaprire situazioni ben diverse e innescare tutta una serie di atti consequenziali che rimetterebbero tutto in discussione, mentre la procura di Palermo passa la patata bollente a quella di Messina per competenza territoriale.
A pagarne le conseguenze sul piano personale intanto sono D’Agostino e Sparacio i cui dubbi sono costati loro una denuncia per diffamazione da parte della dirigente Schirò. L’unica cosa che rimane da fare comunque è attendere l’esito degli organi inquirenti.
Per avere maggiore garanzia di equità forse la “patata bollente”andava passata a Trento o Bolzano