Il Tribunale di Messina, accogliendo il ricorso presentato dall'ex senatore ha investito la Corte Costituzionale sull'Italicum. L'udienza, fissata il 4 ottobre scorso, è slittata per non condizionare il referendum. Entro il 24 gennaio la Consulta potrebbe esprimersi, anche perchè con il ricorso pendente non si può andare al voto con questa legge.
Chi sostiene che si possa andare a votare subito omette o sconosce un dettaglio: sull’Italicum dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale il prossimo 24 gennaio.
“Lo può scrivere tranquillamente, con il no al Referendum l’Italicum è morto e sarà la Corte Costituzionale a firmare il certificato di morte. Gli italiani votando no hanno bocciato sia la riforma che l’Italicum. La Consulta sancirà l’incostituzionalità delle parti per le quali abbiamo presentato le eccezioni, accolte dal Tribunale di Messina”. Non ha dubbi l’ex senatore messinese Enzo Palumbo che nel febbraio scorso, insieme al Coordinamento democrazia costituzionale ha presentato uno dei 18 ricorsi in tutta Italia contro l’Italicum.
Il Tribunale di Messina, il 24 febbraio, è stato il primo in Italia ad aver investito la Corte Costituzionale sulla legge elettorale accogliendo il ricorso e ben 6 rilievi sui 13 presentati. La Consulta aveva fissato l’udienza per decidere sul ricorso il 4 ottobre, ma i magistrati hanno rinviato ogni esame per evitare di condizionare l’esito del Referendum del 4 dicembre.
A urne chiuse l’Italicum “è tornato di moda”, ma in tanti sembrano aver dimenticato che su questa legge elettorale pende un ricorso per incostituzionalità e che non può essere applicata fino a quando la Consulta non si pronuncia.
In questo momento infatti coesistono, anche per effetto della bocciatura della Riforma, 2 leggi elettorali: una per la Camera, l’Italicum sulla quale si attende la decisione della Consulta, ed una per il Senato, Consultellum un proporzionale secco con le preferenze,quel che resta del Porcellum dopo la sentenza della Corte Costituzionale del dicembre 2013.
“Il giudizio costituzionale- spiega ancora Palubmbo- che doveva essere il 4 ottobre è stato rinviato a nuovo ruolo. Immagino che a gennaio si terrà la nuova udienza. Nel frattempo i ricorsi giunti in Corte sono diventati 5: tribunali di Messina,Torino, Perugia, Trieste e Genova, che hanno ritenuto ammissibili le istanze presentate dai Comitati. Dopo l’esito del referendum l’Italicum è condannato alla bocciatura, non foss’altro perché esso, a Costituzione vigente e confermata dal Referendum è intrinsecamente contraddittorio con la finabilità della governabilità a cui è dichiaratamente finalizzato. Fermo restando il sistema elettorale del Senato (il Consultellum), l’Italicum, se applicato alla sola Camera provocherebbe un risultato assolutamente diverso nelle due Camere e quindi ingovernabilità e cioè il contrario di quanto si prefiggeva la legge. Tra l’altro questo era uno dei motivi che ho sollevato dinanzi al Tribunale di Messina e che il Tribunale ha rimesso alla Corte”.
L'iniziativa messinese è nata nell' ambito del Coordinamento democrazia costituzionale, in cui si è costituito un gruppo di avvocati anti-Italicum coordinati dall' avvocato Felice Besostri, già protagonista della battaglia contro il Porcellum, poi dichiarato incostituzionale dalla Consulta. A curare il ricorso presentato a Messina, l'avvocato e vice-coordinatore del pool, Enzo Palumbo, insieme ai colleghi Tommaso Magaudda, Francesca Ugdulena e Giuseppe Magaudda. Su 13 motivi di incostituzionalità proposti, sei sono stati fatti propri dal Tribunale di Messina (II sezione civile, estensore il Presidente Giuseppe Minutoli) nell'ordinanza di rimessione. Tra le eccezioni ritenute rilevanti quella sui capilista bloccati, sul ballottaggio, sul premio di maggioranza.
Primo in Italia, il Tribunale di Messina, con ordinanza resa pubblica il 24/2/2016 ha ritenuto come non manifestamente infondate sei delle tredici questioni di illegittimità costituzionale sollevate dai ricorrenti, accogliendo in particolare i motivi di ricorso riguardanti:
a) Il “vulnus” al principio della rappresentanza territoriale e del voto diretto .
b) Il “vulnus” ai principi della rappresentanza democratica – Violazione del principio della sovranità popolare, della pari dignità e dell’eguale capacità politica ed elettorale.
c) La mancanza della previsione di una soglia minima per accedere ballottaggio – Violazione del principio per cui non si può fruire del premio di maggioranza senza avere conseguito una congrua percentuale di voti e surrettizia reintroduzione di un premio di maggioranza al turno di ballottaggio in assenza di una soglia minima conseguita al primo turno.
d) L’impossibilità per gli elettori di scegliere direttamente e liberamente i deputati – Violazione del diritto di elettorato attivo e passivo, libero, eguale, personale e diretto.
e) La fissazione di irragionevoli soglie di accesso al Senato residuate nella L. 270-2005 (Porcellum) – Violazione del diritto di elettorato attivo e passivo dei ricorrenti elettori.
f) L’irragionevole applicazione della nuova normativa elettorale per la Camera a Costituzione vigente per il Senato, non ancora trasformato in camera non elettiva, come vorrebbe la riforma costituzionale – Violazione dei diritti elettorali dei ricorrenti elettori a esercitare la loro quota di sovranità popolare ed i loro diritti elettorali in un quadro costituzionale coerente.
Rosaria Brancato
minchia sunnu cuntenti…..tromboni da Prima Repubblica…..
minchia sunnu cuntenti…..tromboni da Prima Repubblica…..