Interrogativi sollevati a più riprese in queste ore da Ripepi di Fdi, dai consiglieri forzisti e da AmaReggio in tema di trasparenza del Comune
Ma in definitiva, i murales di largo Botteghelle hanno avuto o no regolarità amministrativa nei provvedimenti deputati all’istruzione della loro realizzazione? La vicenda, secondo l’opposizione a Palazzo San Giorgio almeno, sta assumendo i contorni del “giallo”.
La seduta della Vigilanza
Nella prevista riunione di ieri della Commissione consiliare di Controllo e Vigilanza (presidente, Massimo Ripepi di Fdi), la determina non è spuntata fuori. E non è emerso il dirigente Demetrio Beatino, e neppure l’assessore comunale ai Lavori pubblici Giovanni Muraca.https://www.tempostretto.it/news/reggio-calabria-caso-murales-minicuci-chiede-lintervento-del-prefetto.html .Questo doppio frangente ha fatto sì che le forze di minoranza si siano letteralmente scatenate: finché l’atto mancante non verrà fuori, l’addebito fisso nei confronti dell’Amministrazione sarà (almeno) di scarsa trasparenza in materia.
Fi: nessuna risposta alle nostre domande
In una nota diramata agli operatori dell’informazione, pone in evidenza il gruppo consiliare di Forza Italia guidato da Federico Milia che i murales di piazza Botteghelle, sotto il profilo amministrativo, rappresentano un vero “giallo”. «Adesso – scrive Milia con Antonino Caridi e Tonino Maiolino – non si trova la determina, misteriosamente scomparsa nei meandri degli uffici comunali. Ci sbagliavamo pensando che la vicenda avesse già toccato il fondo con la nostra richiesta totalmente snobbata: è trascorso infatti un mese esatto dalla formale rivendicazione d’accesso agli atti per la documentazione inerente i murales partigiani. In forma urgente chiedevamo le copie che attestano l’aggiudicazione, la realizzazione e la rendicontazione dei lavori; ma dal 27 aprile ad oggi, nessuna risposta».
Il punto è, evidenziano i consiglieri comunali azzurri, che «l’assessore ai Lavori pubblici ed il dirigente del settore erano stati chiamati in audizione» ben sapendo «quanto importante sarebbe chiarire la vicenda». Mentre, a quanto pare, i murales sarebbero stati realizzati «in regime di “urgenza”, aspetto che – se confermato dalle carte – aggraverebbe notevolmente la situazione dal punto di vista non solo amministrativo, ma anche etico-morale», rincarano la dose da Forza Italia.
Filomena Iatì: dove sono finiti Muraca e Beatino?
Per parte sua, Filomena Iatì di Impegno e identità mette in luce che l’assessore Muraca e il dirigente Beatino «erano stati convocati regolarmente per chiarire tutti i punti oscuri relativi a un provvedimento sul quale grava più di un dubbio, sia di natura finanziaria che di natura procedurale» e che, nel non presentarsi, non hanno addotto giustificazioni di sorta. Di fatto, stando alla Iatì, «sfuggendo alle responsabilità politiche e gestionali» che certo l’«impacciata, e infondata, difesa d’ufficio» dell’assessore alla Legalità Rosanna Scopelliti non aveva tutelato.
Mentre gli stessi componenti di maggioranza della Vigilanza tranne Angela Martino, Nino Zimbalatti e Giovanni Latella si sarebbero «presto dileguati», dando vita a quella che secondo Impegno e identità incarna «una condotta istituzionale deplorevole».
Le accuse di Massimo Ripepi
D’altro canto, il presidente della Vigilanza ha scelto i suoi epici live di Facebook per tirare altre bordate contro la giunta Falcomatà in tema di murales. «Sono belli questi murales? Assolutamente sì, a me piacciono – ammette Ripepi in diretta sul suo account di Facebook –. Certo però in un’Amministrazione pubblica la trasparenza dovrebbe essere la prima cosa. Ricordate il caso Miramare? Dopo aver visto che c’erano dei lavori all’interno io chiesi la delibera. Non c’era alcuna delibera, anzi c’era un numero di delibera ma nessun atto: io scattai una foto, che poi consegnai al magistrato, e chiesi la delibera che doveva essere consequenziale a quel numero. Ma non c’era».
Nel racconto di Ripepi, per i murales “partigiani” non pare essere andata in modo molto diverso. La consigliera Iatì andò a cercare la relativa determina, ricorda il consigliere comunale meloniano, «e non c’era nessuna determina. Noi abbiamo fatto una richiesta d’accesso agli atti, ma non si trovava la determina e anche oggi, dopo un mese, non si trova. Non ce l’hanno voluta dare. Io ho fatto richiesta d’accesso agli atti alla segretaria generale dalla mia Pec», e il presidente della Vigilanza mostra le carte con tanto di data della richiesta, 27 aprile.
A questo punto la ricostruzione va avanti: «La delibera c’è, la determina no. Si rincorrono le cifre: c’è chi dice che i murales siano costati 200mila euro, l’assessore Scopelliti ribatte “no, è un decimo”, senza però saper fornire alcuna cifra precisa. Allora io, i consiglieri di Forza Italia, la consigliera Iatì facciamo l’accesso agli atti, ma la determina non spunta fuori. Allora io convoco per oggi l’assessore Muraca e il dirigente Beatino in Commissione Controllo e garanzia. Che t’aspetti, tu, da un’Amministrazione che dice d’essere sempre trasparente, di guardare alla legalità come il faro assoluto del suo operato? Ti aspetti che vengano assessore e dirigente con la determina: e invece, neanche si presentano ».
«Vado in Procura»
«A questo punto, io dico: non so più che altro fare, se questi atti non spuntano fuori vado in Procura. Prima d’andare in Procura – afferma ancòra Ripepi –, faccio un ultimo tentativo e vado a chiedere gli atti direttamente al segretario generale: vado insieme ad altri 5 consiglieri d’opposizione, aspetto un’ora e mezza, ma questi atti non ci sono stati dati perché la segretaria generale ci ha detto che doveva avere il tempo… ».
La sostanza è che i consiglieri di minoranza hanno effettuato una richiesta extragiudiziale, pretendendo dall’Amministrazione Falcomatà una risposta degna di questo nome e ovviamente gli atti entro 5 giorni. «Entro questi 5 giorni deve uscir fuori la determina, con gli importi, la manifestazione d’interesse e tutto. Anche perché mi hanno chiamato alcuni amici miei che gravitano intorno all’Accademia di Belle arti – fa sapere Massimo Ripepi –, e hanno chiesto: ma sono stati contattati degli artisti reggini? Perché ce n’è qualcuno che magari avrebbe avuto piacere di realizzare questi murales, magari anche senza soldi, per il suo prestigio personale. Ma per il momento non si sa assolutamente nulla. Fra 5 giorni, se non avremo i documenti, tutti noi consiglieri d’opposizione andremo in Procura e sarà la Procura a verificare se ci sono estremi penali al riguardo. Per il resto, noi continueremo a controllare; perché il controllo è il sale della democrazia, se no chi governa “fa quello che vuole”. Altro che legalità e trasparenza: noi non ne vediamo molta. Se ho problemi io da presidente della Commissione di Controllo e garanzia a ottenere gli atti, che problemi avrà il comune cittadino? Peraltro – aggiunge l’esponente di Fdi – io ho presentato anche un’interrogazione al sindaco, che ha i canonici 20 giorni per rispondere. Trascorsi i 20 giorni, ovviamente non ha risposto nessuno… probabilmente, perché non sanno cosa rispondere».
Somma urgenza
Ma il “colpo” arriva alla fine: «Abbiamo saputo, in via informale, che questi murales sarebbero stati realizzati “in somma urgenza”. Ma vi sembra normale? In somma urgenza si dovrebbero riqualificare le strade, si dovrebbe risistemare il verde pubblico… invece pare che i murales siano stati fatti in somma urgenza per consentire al primo cittadino di fare la manifestazione il 25 aprile, giorno della Festa della Liberazione. E che possano anche trasformarsi in debiti fuori bilancio».
AmaReggio: «Comune gestito come se fosse il cortile di casa loro»
Non saranno sicuramente gli ultimi a interrogarsi sulla vicenda gli animatori del movimento AmaReggio. Che adesso in una nota stampa appunto sui murales di largo Botteghelle rammentano che «l’assessore alla legalità aveva assicurato che l’iter era stato impeccabile e che tutte le spese sarebbero state cristallizzate. A parte che le spese vanno approvate preventivamente e non consuntivate dopo, dettaglio non da poco, soprattutto per un’amministrazione che vuole essere trasparente nella sua azione – fanno presente da AmaReggio –, sembra assurdo che non si trovi alcun documento che certifichi l’affidamento dei lavori e l’approvazione della spesa per la realizzazione dei due discussi murales liberamente svettanti in largo Botteghelle».
Un “caso” che AmaReggio mette in fila rispetto alla vicenda del Miramare, alla “censura” sui manifesti #StopAborto che, insieme a «chissà quante altre operazioni» complessivamente dimostrerebbero che «chi occupa abusivamente Palazzo San Giorgio gestisce la città di Reggio Calabria come se fosse il cortile di casa propria».
Di qui l’auspicio di un pronto intervento della magistratura.