Avviso di garanzia per l'ex Presidente della Titrrenoambiente Antonello Crisafulli, e i due ex amministratori delegati Giuseppe Antonioli e Giuseppe Innocenti. Secondo le accuse, hanno portato avanti lavori di ampliamento del sito senza le necessarie concessioni edilizie. Oltre ad aver coltivato abusivamente la discarica.
Assenza di concessione edilizia, assenza del parere della Soprintendenza, assenza dell’autorizzazione del Genio Civile, violazione delle autorizzazioni e coltivazione abusiva della discarica. Sono questi i reati che la Procura di Barcellona contesta all'ex Presidente della Titrrenoambiente Antonello Crisafulli, ed ai due ex amministratori delegati Giuseppe Antonioli e Giuseppe Innocenti. Reati edilizi e reati ambientali, quelli emersi nel corso di diversi mesi di sopralluoghi e indagini, che hanno avuto il loro apice questa mattina con il clamoroso sequestro preventivo dell’intera discarica di contrada Zuppa.
L’inchiesta ha preso avvio a giugno, a seguito della relazione elaborata dalla Commissione ispettiva per la verifica degli atti relativi alle discariche private in esercizio per i rifiuti non pericolosi site nel territorio siciliano istituita con D.A. n.54 del 17/01/2014. In pochi mesi è emerso come la società Tirrenoambiente stesse portando avanti dei lavori di ampliamento del sito in totale assenza delle autorizzazioni edilizie. La realizzazione di alcune vasche, difatti, era già stata effettuata senza che né la Soprintendenza né il Genio Civile avesse rilasciato concessioni e titoli. Ma quel che si contesta ai tre indagati “eccellenti” non sono solo reati di natura edilizia, bensì anche di natura prettamente ambientale.
Come emerso dalla serie di verifiche e sopralluoghi, in quella discarica erano stati conferiti più di 1 milione di mc di rifiuti rispetto a quelli autorizzati. Un abbancamento, questo, avvenuto in sopraelevazione, ossia in più di 30 metri in altezza per tutta la circonferenza della discarica. L’accumulare abusivamente in alto aveva così comportato fuoriuscita di percolato, avvisaglie di crolli, movimenti anomali, oltre ad un costante pericolo per l’incolumità di chi lì ci lavora e transita quotidianamente. Infine, è stato accertato che le acque sotterranee della discarica presentavano alti indici di inquinamento.
“Sono abbastanza soddisfatto poiché si chiude un periodo di 10 anni in cui la mia comunità è stata offesa quotidianamente”, ha dichiarato il Sindaco di Furnari Mario Foti che da anni porta avanti la sua battaglia per la chiusura della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, rischiando anche la propria incolumità. “Io ho avuto una macchina bruciata – ha continuato – oltre a minacce. Noi vigileremo nei confronti degli organi e delle istituzioni preposte alla tutela della salute. Imporrò il rispetto delle regole che finora non ci sono state”.
Solo qualche giorno fa il Sindaco di Furnari aveva inviato una nota in cui faceva riferimento proprio alla relazione da cui ha preso avvio l’inchiesta della Procura, sottolineando come questo “continuo esercizio abusivo” fosse letale per la salute dei cittadini di Furnari oltre che per tutto il territorio circostante. A tal proposito, nel spiegare l’iter delle indagini, il Sostituto Procuratore Francesco Massara ha dichiarato come sia “apprezzato e apprezzabile il fatto che organi di amministrazione attiva segnalino anomalie e reati”.
Chiusa la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, adesso l’emergenza rifiuti rischia di collassare. Il sito è stato totalmente posto sotto sequestro e già stamani la Prefettura di Messina ha inviato una nota ai Comuni del messinese per informare che non è più possibile effettuare alcun conferimento. E’ una situazione che, di fatto, sarebbe esplosa comunque considerando che dalla recente Conferenza dei Servizi a Palermo era emerso come la Regione non avesse intenzione di rinnovare le autorizzazioni per l’ampliamento né per la realizzazione e la gestione dell’impianto di biostabilizzazione (proprio per le anomalie che erano state riscontrate dalla Commissione Ispettiva della Regione). Adesso spetterà alla Dirigenza presentare un progetto di chiusura del sito e di messa in sicurezza dell’intera area, mentre la Direzione Distrettuale Antimafia sta valutando un ulteriore provvedimento di commissariamento di Tirrenoambiente. Una storia, quella della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, che occupa le pagine di cronaca da più di 10 anni. Solo qualche giorno fa la Tirrenoambiente aveva eletto il nuovo Consiglio d’Amministrazione, facendo fare un passo indietro ai precedenti vertici, che comunque erano rimasti tutti in ruoli gestionali. E sempre di recente, il “fascicolo” di Mazzarrà Sant’Andrea era stato discusso durante la due giorni di missione a Messina della Commissione Parlamentare Antimafia presieduta da Rosi Bindi. In quell’occasione, la delegazione aveva chiesto l’accesso agli atti al Comune.