Da una lettrice di Tempostretto riceviamo e pubblichiamo questa riflessione sulla politica ed il giornalismo ai tempi dei social.
Ci sono generazioni sottoposte al rischio di sovraesposizione democratica: viviamo in un paese democratico, con governo democratico, istituzioni democratiche, elezioni democratiche, università democratiche e, a differenza di molti nostri padri, abbiamo anche famiglie democratiche. Chiunque voglia fare il "ribelle" deve faticare non poco per rintracciare la controparte, le dittature rimangono concetti esistenti oramai solo sui libri, argomenti da epica, per trovare dittatori e dittatura ci tocca come minimo cambiare continente.
Il Premier in visita a Mesina ha concluso il suo il suo tour siciliano nella Città dello Stretto con tante promesse per il futuro senza tralasciare la campagna promozionale del Referendum per il Si; la visita di Renzi a Messina è stata caratterizzata anche dall'assenza di comunicazione diretta del premier con la stampa, si è parlato di Messina "blindata". Dalla discesa in campo di Berlusconi in poi si era verificato il problema di assicurare, per quanto possibile, a tutti parità di esposizione mediatica, ed era impensabile che chi facesse politica snobbasse la stampa, a tutti i livelli; la comunicazione politica ai tempi di Facebook invece sembra voler (e poter) evitare, rapporti diretti con essa: viene preferita cioè la comunicazione indiretta e all'occorrenza unidirezionale che i social media assicurano a quella immediata bilaterale, come l’intervista ad esempio, che si presenta pericolosamente incontrollabile e insidiosa. Attualmente, pioniere alla ribalta della nuova modalità di comunicazione politica è Beppe Grillo, che ha raggiunto il posto in parlamento con il suo movimento dei “Cinque stelle” usando prevalentemente come media quelli offerti da Internet. Con la libertà di comunicazione determinatosi grazie a Internet e i social media la stampa si scopre “moglie ripudiata”, e i giornalisti antipatici a tutti; molto spesso è essa a dover rincorrere le comunicazioni intercorse su Facebook e Twitter.
La stampa come media da maneggiare con molta cura dunque: ne è un esempio l’amministrazione locale, che sembra soffra particolarmente nei rapporti con essa, sebbene il Sindaco dovrebbe ammettere di avere più di un debito di riconoscenza nei suoi confronti; eppure, cedendo alle lusinghe di ogni esposizione mediatica, per lui ogni intervista si conclude spesso con un autogol. La Giunta non gli è da valido supporto, nelle conferenze stampa con più di un Assessore ognuno sconfessa l’altro, e sono necessarie ulteriori comunicati per specificare cosa si volesse dire nella prima.
La democrazia affidata ad Internet ci garantisce una spropositata possibilità comunicativa, ci permette di accedere e di essere accessibili a tutto e a tutti: farsi intervistare da un giornalista per un politico, è una cosa da sfigato in cerca di visibilità della Prima Repubblica; insomma non ho bisogno di nessun giornalista che faccia la domanda giusta per me, Renzi me lo contatto direttamente su Facebook!
Spesso e volentieri quindi, la comunicazione politica o è unidirezionale, o si opta per il silenzio che rimane un lusso , la vera ostentazione del potere, che solo gli “arrivati” possono permettersi, Andy Warhol diceva, “si ha più potere quando si tace, perchè così la gente comincia a dubitare di se stessa", inoltre vale sempre l’adagio che è meglio tacere e dare l’impressione di essere stupidi che parlare e dare conferma.
Nei gruppi politici locali e nazionali si appianano le incompatibilità più insanabili, convivono le più grosse ipocrisie e gli opportunismi personali, se c'è un posto in paradiso da raggiungere, salvo poi definirla "democrazia"; il Movimento 5 Stelle, il gruppo politico di Accorinti, il Partito democratico, tutti accomunati dal " fattore democratico".
In tutta questa democrazia, i dittatori li vedono solo i paranoici giornalisti, internet ha dato la possibilità a tutti di urlare al mondo, e lo stiamo facendo tutti al punto di non sentirci più l'uno con l'altro, nuovi mezzi di comunicazione e partecipazione a vantaggio di vecchio modo di fare politica. Democratici al punto di credere che, "con il trattore in tangenziale" si va a comandare anzicchè spaccarsi la schiena, bombardati di democrazia di seconda mano, mentre mi perdo dietro al commento dell’ultimo imbecille globale, mentre chatto, posto, pubblico e twitto, forse mi sto perdendo una parte…la parte di chi sta decidendo tutto per me.
Anna Maria Raffa
Cara ANNA MARIA sono compiaciuto di questa tua ultima riflessione, scrivo da anni, su TEMPOSTRETTO, che questa non è una DEMOCRAZIA ma una BUROCRAZIA, che non basta votare per dare la SOVRANITA’ al POPOLO. In realtà la sovrastruttura creata ad arte dalla BUROCRAZIA europea ed italiana, priva di ogni potere reale, Sindaci, Governatori di Regione, Presidenti del Consiglio, CREDIMI. Faccio un esempio eclatante e doloroso, nel 2011 non ha deciso la POLITICA l’aumento dell’età anagrafica di pensione delle nostre DONNE, da 61 anni e 6 mesi a 66 anni e 6 mesi, CINQUE anni dopo, ma la BUROCRAZIA europea mascherata da MONTI e FORNERO. I burocrati se ne infischiano che le DONNE poi vanno a dare una mano ai figli e a prendersi cura dei loro vecchi.
Cara ANNA MARIA sono compiaciuto di questa tua ultima riflessione, scrivo da anni, su TEMPOSTRETTO, che questa non è una DEMOCRAZIA ma una BUROCRAZIA, che non basta votare per dare la SOVRANITA’ al POPOLO. In realtà la sovrastruttura creata ad arte dalla BUROCRAZIA europea ed italiana, priva di ogni potere reale, Sindaci, Governatori di Regione, Presidenti del Consiglio, CREDIMI. Faccio un esempio eclatante e doloroso, nel 2011 non ha deciso la POLITICA l’aumento dell’età anagrafica di pensione delle nostre DONNE, da 61 anni e 6 mesi a 66 anni e 6 mesi, CINQUE anni dopo, ma la BUROCRAZIA europea mascherata da MONTI e FORNERO. I burocrati se ne infischiano che le DONNE poi vanno a dare una mano ai figli e a prendersi cura dei loro vecchi.
La gentile signora Raffa dimentica di prendere in considerazione che, oggi, la quasi totalità della stampa supera in politicizzazione gli stessi partiti. Dimentica che gli organi di stampa, con pochissime eccezioni, fanno a gara per accucciarsi sotto l’ala del potente di turno, da cui ricavare visibilità e ritorni di vario genere. Alla gentile signora Raffa chiedo se lei, da sindaco, avesse visto di buon occhio un organo di stampa che ha curato la campagna elettorale del proprio avversario; sono certo di no. E che dire, poi, della censura? Forse la signora non sa che è un mezzo più che abusato per mettere a tacere chi sciorina pensieri tanto scomodi, quanto veritieri. Spero riesca a leggere questo mio scritto, cordialità.
La gentile signora Raffa dimentica di prendere in considerazione che, oggi, la quasi totalità della stampa supera in politicizzazione gli stessi partiti. Dimentica che gli organi di stampa, con pochissime eccezioni, fanno a gara per accucciarsi sotto l’ala del potente di turno, da cui ricavare visibilità e ritorni di vario genere. Alla gentile signora Raffa chiedo se lei, da sindaco, avesse visto di buon occhio un organo di stampa che ha curato la campagna elettorale del proprio avversario; sono certo di no. E che dire, poi, della censura? Forse la signora non sa che è un mezzo più che abusato per mettere a tacere chi sciorina pensieri tanto scomodi, quanto veritieri. Spero riesca a leggere questo mio scritto, cordialità.