Bersani e Renzi vincono alle Primarie del PD

Bersani e Renzi vincono alle Primarie del PD

Giovanni Mollica

Bersani e Renzi vincono alle Primarie del PD

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lunedì 26 Novembre 2012 - 09:53

Il centrosinistra adesso deve scegliere se guidare il Paese attraverso una legge elettorale che, in nome della governabilità, lo possa premiare pur restando minoranza oppure diventare vera, grande maggioranza. Il “valore aggiunto” è oggi rappresentato dal 36% di Matteo Renzi. Saprà metterlo a frutto o resterà prigioniero tra vecchi settarismi e nuovi populismi?

Un partito che si propone di rappresentare la maggioranza del Paese deve avere la capacità di comprendere il momento storico nel quale vive. Sennò, potrà anche governare, ma solo a nome di una minoranza premiata dalla legge elettorale.
Oggi il PD – o, meglio, i suoi elettori – si trovano a un bivio: privilegiare l’Usato sicuro di Pierluigi Bersani o scommettere sull’Adesso! di Matteo Renzi.
Nel meccanismo di queste primarie e nei dibattiti che le hanno precedute vi sono elementi che inducono a riflettere.
Il primo è l’obbligo di sottoscrivere, preliminarmente, una Carta d’Intenti che, nelle intenzioni, vorrebbe certificare la democraticità dell’elettore.
Un documento che si propone di escludere dalle urne i “cattivi”.
Negli intenti, una piattaforma etica basata su concetti generici quali democrazia, lavoro, uguaglianza, libertà, sviluppo sostenibile, etc., tutti valori che il 99% degli Italiani è disposto a sottoscrivere, per poi votare per chicchessia. Nella pratica, una concessione alla demagogia, priva di valore giuridico e di consistenza etica. Oltre ai concetti precedenti, infatti, chi vota dichiara di condividere anche alcuni mantra della sinistra, quali l’assoluta fedeltà alla Costituzione e il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali.
Non posso fare a meno di chiedermi perché mai debba essere impedito (teoricamente) di votare a chi ritiene che la Costituzione debba essere modificata (per esempio in senso più liberale e meno socialista).
O, viceversa, debba astenersi dall’andare al seggio chi reputa che non sia opportuno regolarizzare legalmente le unioni omosessuali. Sono convinto che il grande risultato delle primarie derivi anche dal fatto che la stragrande maggioranza dei votanti non ha letto la Carta o, quantomeno, non se ne è sentito vincolato.
Corollario a questa considerazione è l’assurda affermazione – ribadita da alcuni nei dibattiti televisivi del dopo-voto – secondo la quale chi ha votato il 25 è “moralmente obbligato” a votare PD alle prossime politiche.
Il che è quanto di più lontano dalla democrazia liberale si possa immaginare.
Perché mai chi ha votato Renzi o Tabacci dovrebbe auspicare che Bersani o Vendola, politicamente così distanti dai primi, diventino capi del Governo? Insomma, la dimostrazione che, nell’odierno PD permangono tracce del vecchio integralismo settario del chi non è con me è contro di me.
Naturalmente, data l’attitudine dei media e degli opinion maker italiani a correre in soccorso del vincitore, nessuno si azzarda a dirlo.
Infine, una notazione a margine: in molte sezioni campane, nei territori dominati dalla camorra, Bruno Tabacci è risultato vincitore. Anche col 50% dei voti. Ciò vuole forse significare che Tabacci è un mafioso?
O che l’API è collusa con boss di Casal di Principe? Credo che nessuno possa credere a un’idiozia simile. E allora, un po’ più di prudenza nell’assegnare la patente di mafioso a politici molto votati nelle regioni a rischio. Di destra come di sinistra.

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