Se la città fosse amministrata dalle donne .... Evidente il fallimento di sindaci e consiglieri maschi

Se la città fosse amministrata dalle donne …. Evidente il fallimento di sindaci e consiglieri maschi

Giovanni Mollica

Se la città fosse amministrata dalle donne …. Evidente il fallimento di sindaci e consiglieri maschi

sabato 04 Agosto 2012 - 22:57

La classe dirigente mondiale, in politica come negli affari, parla sempre più al femminile. Ma Messina sembra non accorgersene. Che non sia questo uno dei motivi del suo inarrestabile declino?

Quante volte abbiamo visto capannelli di maschietti che proclamano con aria di sufficienza l’incapacità delle donne a gestire aziende o a “fare affari”? Affermazioni che si possono ascoltare soprattutto nei bar di piazza Cairoli o di via Garibaldi. Con una mano in tasca e l’aria furbetta, professionisti, commercianti e nullafacenti commentano con aria di commiserazione l’assenza del “bernoccolo per gli affari” nel così detto sesso debole. Un’incapacità spesso giudicata direttamente proporzionale alla misura del reggiseno o all’avvenenza.
Ebbene, a quanto pare, sbagliano clamorosamente.
Uno studio del Credit Swisse (https://infocus.credit-suisse.com/app/article/index.cfm?fuseaction=OpenArticle&aoid=360157&coid=284071&lang=EN) sembra dimostrare incontrovertibilmente – 2.360 società quotate nel mondo, nell’arco di 7 anni sono un dato certamente più attendibile dell’esperienza locale dei maschi messinesi – che le prestazioni delle società con almeno una donna nel CdA hanno ampiamente superato quelle senza alcuna donna nel board.
Per essere più precisi, fino a quando la crescita economica è stata relativamente robusta, la differenza nel prezzo delle azioni era minima, dopo l’inizio della crisi del 2008 il valore aggiunto rappresentato dalla presenza femminile ha raggiunto dimensioni straordinarie: +14% di utile netto e +4% di ROE (Return on Equity, rendimento del capitale netto). Non è poco!
E allora, come la mettiamo?
Il report della banca elvetica individua 7 cause. Alcune di queste ci sembrano particolarmente significative:

  • Maggiore capacità di comprensione delle necessità della clientela.

  • Migliore capacità di definizione dei compiti e delle responsabilità dei collaboratori;
  • Più acume nell’individuazione delle risorse umane;
  • Una minore propensione a indebitare la società.
  • In sintesi: maggiore equilibrio e buon senso rispetto ai colleghi maschi.
    Cioè, nulla di nuovo sotto il sole.
    Tornando dalle nostre parti, a quanto pare i Messinesi sembrano non aver ancora assimilato il concetto che il mondo non comincia a piazza Castronovo e non finisce al Ponte americano. E’ qualcosa di più complesso e, negli ultimi decenni, è andato avanti. Molto avanti.

    6 commenti

    1. rossetti mariano 5 Agosto 2012 09:07

      Uno scritto di cui non c’era assolutamente bisogno.
      L’equazione donna=competenza ed onesta, uomo=incapacità e disonestà è una stupidaggine grande quanto il campanile del Duomo.
      Il sesso degli amministratori non c’entra.
      Potrei citare decine di amministratrici, pubbliche e private, politiche e non, che sono state delle vere e proprie calamità, piene di arroganza e di incompetenza, tronfie della loro inutilità.
      La stessa Fornero, giorni fa, di fronte allae contestazioni della sua palese e comprovata incapacità, non ha avuto meglio da dire che le critiche non erano dovute al suo operato ma al suo essere donna.
      Personalmente, ho decine collaboratori maschi e femmine. L’elemento discriminante è la competenza e la bravura, non il sesso.
      Pelandroni e scansafatiche albergano in qualunque categoria.
      L’incapace o il cretino non hanno sesso.

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    2. Settimo Libero 5 Agosto 2012 09:26

      Non importa che gli amministratori cittadini siano maschi o femmine, l’importante è avere buon senso.
      Parola di Gatto.

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    3. Chissà come resterà deluso il Credit Swisse nell’apprendere di avere sprecato tempo e denaro per una ricerca che ha abbracciato una decina d’anni, su un tema che credevano potesse interessare tutto il mondo civilizzato.

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    4. Se per questo, sono stati finanziati miriadi di studi (anche con soldi pubblici) per cercare una correlazione tra segno zodiacale e comportamento delle persone in base all’oroscopo.
      Risultato? Ora sappiamo – scientificamente – che i segni zodiacali non influenzano un bel niente.

      Bisogna essere intelligenti anche nel trovare il modo di buttarli i soldi. E il Credit Swisse non è da meno.

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    5. E’ assolutamente evidente, basta osservare, come le società migliori e più evolute, più progredite tecnologicamente e strutturalmente sono quelle dove le donne e brave competono con gli uomini scarsi e lavativi che affollano le istituzioni italiane in ogni ambito.
      In magistratura il 63% dei posti è vinto, per concorso dalle donne e lo stesso sta accadendo nel notariato. Persino nell’avvocatura gran parte degli avvocati più bravi e più impegnati (e più discriminati) è donna. Potrei dire la stessa cosa, per esperienza diretta, per medici ed ingegneri, dove le professioniste appaiono più attente, serie e motivate.
      Gli uomini resistono in prevalenza dove c’è una maggiore possibilità di raccomandazione e, soprattutto, li dove prevale la logica maschilista ed ereditaria e la politica ne è la esemplificazionepiù concreta.
      In tal senso l’Italia appare più simile ad un paese islamico che ad uno del nord europa. Da noi il quadro peggiora anche se si confrontano le cifre sui giovani. Se a presiedere la Corte di Cassazione ci andasse uno bravo di 40 anni per concorso invece di un vecchio di 70 suonati forse la giustizia sarebbe migliore, più celere, più efficiente.
      Ma questo non è un paese per donne ne per giovani.

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    6. Le uniche che credono alla correlazione tra astrologia e comportamento guarda caso sono donne (a parte che ci credeva anche Hitler.
      Il Credit Swisse non è certo un “valore assoluto” per la questione femminile, anzi mi pare che le banche svizzere non siano certo un buon esempio di trasparenza e legalità per poterle portare a supporto di qualchesia.
      Non è certo con questi “patinati studi di settore” che si può portare una questione di competenza e meritocrazia, altrimenti si arriva al paradosso.
      Nella vita di tutti i giorni, e non nell’indagine del credit swisse (marketing ovvio).

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