L'ex assessore provinciale Michele Bisignano interviene sul dibattito relativo all'Area Integrata dello Stretto. "Non dobbiamo parlare di integrazione tra due città, ma tra due città metropolitane comprendenti i rispettivi territori provinciali. Nè serve puntare solo su grandi opere salvifiche".
Le recenti iniziative portate avanti dagli amministratori di Messina e Reggio Calabria e di altri Comuni, che fanno seguito a interlocuzioni e intese verificatesi negli ultimi anni, fanno pensare che si stia sempre più prendendo coscienza su come la possibile realizzazione di un’area vasta sia fondata su un progetto strategico di sviluppo derivante dall’integrazione di due sistemi territoriali di valenza non solo cittadina ma provinciale.
Progetto che deve tendere innanzitutto a far superare la lunga fase di marginalità vissuta dal nostro territorio, anche a causa delle logiche egemoniche esercitate da altre realtà regionali e da una “Regione matrigna”, tanto da far pensare non a una Sicilia vista come Trinacria (cioè a tre punte) ma come Binacria, con i poli catalizzanti di Catania e Palermo, come d’altronde evidenziato dal cosiddetto distretto Sicilia Orientale che esclude la provincia di Messina.
Ed è strano come la necessità di una nuova realtà geo-territoriale, che ha stentato e stenta ancora a essere recepita a livello locale, sia stata invece più volte sottolineata a livello nazionale. Dalla Società geografica italiana, che nell’ambito di un progetto di riordino territoriale del nostro Paese, che tende a superare Regioni e Province, individua tra le altre una micro regione per l’area metropolitana dello Stretto; al ministero dei Trasporti, che nell’indire le conferenze di servizi per gli oneri di servizio pubblico di trasporto aereo individua l’aeroporto Tito Minniti come l’aeroporto dello Stretto di Reggio Calabria e Messina; o come il ministero della Coesione e Svilippo che, nell’ambito dei fondi strutturali 2014-2020 per le 13 grandi aree metropolitane, inserisce la città dello Stretto (Messina-Reggio Calabria) con una popolazione di oltre un milione di abitanti.
Per cui ritengo che l’approccio metodologico più produttivo non sia solo quello di parlare di integrazione tra due città, ma fra due città metropolitane comprendenti i rispettivi territori provinciali. Solo che da una parte la città metropolitana è stata già istituita e dall’altra si attende il laborioso e tormentato parto del Governo e dell’Assemblea regionale.
A che se, come si sta facendo già attualmente, si possono cominciare a realizzare intese di settore che vanno a costituire i mattoni per edificare tutto l’edificio.
E mi limito a citarne alcuni, concreti, operativi, fattibili, non tra cinque o dieci anni ma a breve termine, e per i quali non è necessaria la realizzazione di salvifiche “grandi opere”, su cui sono certo si avrà la condivisione di vari attori istituzionali che recentemente hanno sottoscritto un patto per la conservazione e la valorizzazione dell’area dello Stretto:
1) l’autorità portuale dello Stretto, oggi fattibile, dato che il nuovo ministro delle Infrastrutture e Trasporti pare stia modificando i parametri di valutazione di definizione del nuovo piano, guardando soprattutto all’autonomia finanziaria delle varie Authority. Ma fattibile a condizione che l’Ap del sistema Messina-Milazzo possa comprendere, mediante il meccanismo dell’estensione territoriale, che necessita solo di un accordo tra le due Regioni, i sistemi portuali di Reggio e Villa San Giovanni. Una nuova Authority che oltre ad avere una connotazione territoriale più ampia abbia anche un ruolo specifico che potrebbe essere individuato in quello di agenzia per la mobilità e i trasporti nell’area dello Stretto.
2) Nel momento in cui l’aeroporto dello Stretto sta vivendo un momento decisivo per il suo futuro, in attesa di quella concessione ventennale da parte dell’Enav, che consentirebbe un piano industriale credibili e l’avvio della privatizzazione, sarebbe opportuno che tutti gli enti locali e territoriali, che propugnano l’area integrata dello Stretto, possano attuare interventi, non solo in termini di partecipazione all’assetto societario ma anche mediante contratti di servizi o budget che potrebbero riguardare anche i collegamenti da e per l’aeroporto non solo per Messina ma anche per la zona ionica e le isole Eolie;
3) Una sinergia piena tra le città di Messina e Reggio nell’elaborazione dei progetti dei fondi Pon-Metro a cui guardare non in una logica urbana, soprattutto nel settore dei trasporti, ma in quella di area metropolitana vasta, con proposte che possano mirare anche a una governance comune del settore;
4) O, per ultimo, e non certo per importanza, la partecipazione piena e non nominalistica da parte degli enti locali messinesi e reggini alla rete Esi, che costituisce un network di realtà territoriali di importanti Paesi europei che tendono a ottenere il riconoscimento di aree strategiche quali quelli dei più rinomati stretti d’Europa, con l’ottenimento di misure e finanziamenti specifici nell’ambito dei fondi strutturali 2014-2020, e che può produrre l’individuazione di quella cabina di regia che fino a oggi è mancata, pur mantenendo le varie autonomie istituzionali e identitarie.
Michele Bisignano