La classe politica italiana dimostra ogni giorno di più tutta la sua irresponsabilità. Approva all’unanimità, praticamente senza dibattito, provvedimenti che incideranno sulla vita di generazioni di Italiani mentre discetta con arrogante puntiglio e per settimane, se sia meglio “ridurre”, “riordinare” o “accorpare” le Province. Tutto va bene pur di non “eliminarle”. Continuare a votarli è da pazzi.
Viene da chiedersi come abbiamo fatto a votarli. Ad essere stati così stupidi da non capire che erano totalmente privi della cultura necessaria per assolvere decentemente il loro ruolo.
Invece, ne abbiamo eletti a migliaia. Che poi hanno messo decine di migliaia di incompetenti parassiti nei posti dove si controllano i flussi di denaro pubblico. Li abbiamo eletti pur avendo il sospetto – quando non la certezza – che a questi “onorevoli” importava poco migliorare le condizioni dei cittadini.
Perché, ammettiamolo, perlopiù li abbiamo votati in quanto uno era “un amico”, all’altro non si poteva dire di no oppure (spesso) perché mi ha promesso di …. Altre volte, invece, abbiamo votato i partiti. Per malinteso senso di appartenenza, in quanto io non sono mai stato di destra/sinistra oppure nella vita bisogna essere coerenti.
Per arrivare al capolavoro finale: fino a quando ci sarà Silvio Berlusconi …. Insomma, per un motivo o per l’altro ce la siamo cercata.
Questo fino a ieri, ma oggi è cambiato qualcosa?I nostri strapagati rappresentanti hanno preso coscienza dei loro doveri? Foss’anche per opportunismo. Per il timore di sondaggi secondo i quali il 62% degli elettori ha perso fiducia nel partito votato nel 2008. O per la crescita delle manifestazioni di disprezzo della gente nei confronti dei politici.
Purtroppo, ben poco pare veramente cambiato nel comportamento della Casta: ”loro” sono convinti che continueremo a votarli.
Con o senza le preferenze, col “porcellum”, col “mattarellum” o con l’ultimo parto, battezzato “provincellum”. Col doppio turno o con il maggioritario secco, con le primarie o senza.
E ci sono buone probabilità che abbiano ragione.
Mediocri interpreti di convenienze temporanee, incapaci di comprendere i veri interessi nazionali.
E’ un giudizio troppo severo e pessimistico? Esaminiamo insieme quanto accade sotto i nostri occhi: il 18 Luglio è stato approvato il Trattato di stabilità (Fiscal compact). I nostri rappresentanti hanno impegnato il Paese a ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil dall’attuale 123% al 60% entro il 2032.
In poche ore di discussione hanno promesso all’Unione europea che ognuno dei nostri futuri bilanci registrerà un avanzo complessivo di almeno 45 miliardi per i prossimi 20 anni. Il che è praticamente impossibile.
E, ammesso e non concesso che i prossimi Governi tentino di farlo, andremo incontro a sacrifici inimmaginabili.
Quello che sbalordisce e causa il giudizio negativo sulla nostra classe politica è che mostra un totale disinteresse sul modo nel quale si potrà giungere a un tale risultato. Come pensano di chiudere i prossimi 20 esercizi con entrate che superano le uscite di 45 miliardi, quando, negli ultimi anni, è accaduto il contrario per importi oscillanti tra 30 e 100 miliardi? Non pensano che l’argomento meriti qualche approfondimento? O un minimo di dibattito? O un confronto in Parlamento? E che sarebbe opportuno parlarne chiaramente con i cittadini?
A fronte di mancati approfondimenti, dibattiti e confronti, abbondano invece ostruzionismi, rinvii e ritardi – in nome della Democrazia, si intende -, assolutamente indispensabili per conservare il più a lungo possibile il sistema parassitario che ha rovinato il nostro Paese. Come diceva Robert Musil, Nobel per le Letteratura: giocano con cose che, per loro, sono estremamente importanti in quanto, da quelle, dipende la loro sopravvivenza; mentre sono assolutamente inutili per i cittadini.
Se questo non piace, gli elettori hanno un unico strumento: rompere la continuità politica cioè, come diceva sempre Musil, già nel 1916, VOTARE COME SI DEVE
Diciamocelo chiaramente, amaramente e a denti stretti:
il messinese è incapace di “cambiare”, di “VOTARE COME SI DEVE”, ancora troppo radicato all’amico, all’amico dell’amico, alle promesse (da marinaio) del politicante di turno, alle “cordate”, alle “parentele”, ai “comparaggi”…
Mi auguro – ovviamente – di essere smentito.