La sentenza sui fatti de L'Aquila, che ha portato alla condanna dei Componenti della Commissione Grandi Rischi continua a far discutere tutta Italia. L'ingegner Leonardo Santoro, già dirigente del servizio sismico, ha trasmesso a Tempostretto una riflessione anche in chiave locale, alla luce dei rischi sia sismici che idrogeologici del nostro territorio, nonchè degli eventi del 2009 e del 2011. In primo piano la gestione politica del rischio.
La sentenza dell’Aquila che condanna la Commissione grandi rischi della protezione civile, impone una profonda riflessione in tutti coloro che, dalle Istituzioni, continuano a sottovalutare il rischio sismico.
La sentenza dell’Aquila segna una linea di cesura tra il modo adottato fino ad oggi dalle Istituzioni di protezione civile per valutare i diversi rischi esistenti (sismico, idrogeologico, industriale, etc.) rispetto ed una più efficace prevenzione dei rischi che coinvolga e renda partecipi le popolazioni che vivono nei territori ad elevata pericolosità.
La valutazione del rischio non deve mai più essere dettata da logiche di potere in cui spesso, negli ultimi dieci anni è rimasta invischiata la parte peggiore della protezione civile nazionale
La parte migliore e silenziosa di tale istituzione, il mondo del volontariato di protezione civile, devono invece sentirsi spronati ed incoraggiati da una tale sentenza. Chi ha operato solo per il bene comune, per una efficace prevenzione dei rischi, coloro che hanno rischiato la propria vita per salvare vite umane oggi devono essere premiati.
Senza entrare nel merito della sentenza di cui si attende la lettura delle motivazioni, un dato lampante appare da subito.
Per i fatti dell’Aquila e’ stata condannata la supponenza, l’approssimazione, l’ignavia, la sudditanza ad un potere politico che, in spregio alla vita della gente, ha liquidato, per bocca di rappresentanti dello Stato, con poche parole, l’angoscia, la paura, l’ansia, il timore dell’intero popolo aquilano che da mesi conviveva con un terremoto, cupo, costante, devastante negli animi, già prima del 6 aprile 2009, notte della tragedia.
La notizia in sé è lapidaria. Omicidio colposo a chi, appartenente a vario titolo alle Istituzioni (consulenti privati, professionisti, docenti universitari, dirigenti e funzionari di pubbliche amministrazioni) ha causato, con le proprie supposizioni, un mancato allertamento della popolazione dell’Aquila prima della scossa fatale del 6 aprile 2009.
Il vero monito alle istituzioni di protezione civile quindi è: far prendere coscienza dei rischi esistenti le popolazioni esposte. Fornire risposte certe su comportamenti da tenere ed azioni da compiere per scongiurare gli effetti di venti sismici che, comunque rimangono imprevedibili nel lasso di tempo breve ma pur sempre efficacemente prevenibili negli effetti.
La sentenza fa di più però. Demolisce un sistema di protezione civile che, sostanzialmente, dal sisma del Molise in poi, ha inteso, da una parte, sfruttare la presenza di una maggiore pericolosità sismica per ottenere risorse finanziarie e dall’altra, a sisma avvenuto, gestire impunemente risorse finanziarie per le ricostruzioni.
Andiamo per ordine.
Il sistema che oggi la sentenza sgretola colpisce chi, dopo il sisma del Molise del 2002, ha dirottato ingenti risorse finanziarie apparentemente finalizzate alla prevenzione del rischio sismico, verso interessi mirati ad una gestione politica del rischio sismico.
Ecco così apparire in Italia mappe che riducono la pericolosità sismica in Regioni non allineate ai governi dell’epoca (Emilia Romagna, Abruzzo). Incrementano, apparentemente con modalità inspiegabili ma raffinatamente giustificate da eminenti scienziati di regime, la pericolosità sismica in Regioni invece allineate con i governi allora in carica (Lombardia, Veneto).
Per avere chiara la questione che qui si rileva basta osservare le carte di pericolosità sismica oggi vigenti, pubblicate su gazzetta ufficiale confrontandole con quelle, meno criptiche ma più coerenti, e vigenti in precedenza messe a punto dalle regioni.
Le stesse mappe, oggi in vigore, che, rimanendo in tema di risorse per la prevenzione, riducono la pericolosità sismica dell’area del Belice in Sicilia, non più meritevole di attenzione per la prevenzione di futuri terremoti.
Andiamo al secondo punto. La sentenza colpisce il sistema di protezione civile che ha gestito e continua a farlo, le risorse finanziarie connesse alle ricostruzioni dei territori colpiti.
Le New Town in Abruzzo, rifiutate dagli Emiliani e subite dagli Aquilani, le risorse finanziarie per studi, consulenze, progetti faraonici che sono servite soltanto a stornare somme dalle vere necessità delle popolazioni colpite.
Attenzione, il sistema che si stà descrivendo e che oggi subisce, con la sentenza dell’Aquila, una battuta di arresto, è lo stesso che gestisce tutte le ricostruzioni, anche quelle conseguenti agli eventi idrogeologici oltre che sismici.
Su quel solco purtroppo si sono mosse anche le istituzioni regionali, tanto per non andare lontano, quando, dopo il 2007 e gli eventi idrogeologici che colpirono il litorale jonico della provincia di Messina, non si attivarono per una “efficace prevenzione del rischio”, la stessa accusa che oggi condanna all’Aquila la commissione grandi rischi.
Finchè non vi erano risorse finanziarie da gestire, il grido di allarme delle popolazioni colpite dagli eventi del 2007 è rimasto inascoltato.
A quando un’analoga sentenza per l’annunciato disastro di Scaletta e Giampilieri del 2009, mai efficacemente prevenuto dalle stesse Istituzioni che poi hanno gestito la ricostruzione ?
Ing. Leonardo Santoro
Già Dirigente Servizio Sismico Regionale
No caro Leonardo una “efficace prevenzione del rischio” si fa esclusivamente con il controllo sulle costruzioni di qualunque genere in zona sismica, con il controllo dei territori abbandonati dai contadini, con il rimboschimento dei territori bruciati e poco controllati dai forestali, ecc. NON CON LE SENTENZE che il mondo intero (accademico e non) sta contestando definendole “Assurde e Pericolose”; e qui ripeto quello che ho già detto in altra sede “i signori scienziati potrebbero essere colpevoli in un solo caso: se avessero avuto certezza dell’evento catastrofico e non avessero avvertito la popolazione. Ma poiché, in letteratura, un susseguirsi di scosse normalmente denuncia un dissipamento di energia, l’ipotesi di una certezza o probabilità è pura fantasia”
Ing. Edoardo Contrafatto
Finalmente una voce di verità nel mare di ipocrisia pompato dalle diverse reti televisive e alimentato da un ministro dell’ambiente pericoloso quasi quanto colei che l’ha preceduto: nella coraggiosa sentenza dell’Aquila non c’è alcun attacco alla scienza ma una sferzata a una zona grigia tra il mondo politico, degli affari e certe competenze, orbitante intorno al mondo (dei vertici) della protezione civile all’epoca Bertolaso. E’ in questa zona grigia che sono spariti miliardi di soldi dei contribuenti. E’ l’inadeguateza e la supponenza delle strutture così costituite che portano responsabilità morali fortissime nella vicenda dell’Aquila, prima, durante e dopo il terremoto. Questo sotto il profilo morale e politico.
Quanto alle responsabilità giudiziarie questa sentenza ha stabilito le sue verità, che a me paiono molto plausibili. Certamente c’è il diritto di appello e nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva passata in giudicato.
Sono stati abbandonati al loro destino anche gli abitanti dei paesi più o meno grandi ricadenti nell’area del Pollino.
Perchè non li trasferiscono in aree non soggette a sisma, magari verso Torino.
Ricadeva nella competenza di coloro che, come universalmente noto,sono i maggiori esperti italiani poter prevedere il sisma che ha distrutto l’Aquila? Se esiste qualcuno che ritiene possibile fare questa previsione perchè non si manifesta al mondo con i suoi trattati in maniera da potere evitare altri disastri simili e contribuisce alla salvezza di tante vite umane?
Possono parteciparvi laureati ed analfabeti, ma principalmente tutti i frustrati che circolano in questo derelitto paese.
Compito della Commissione grandi rischi NON è la previsione di terremoti o inondazioni, ma stabilire, in base ai dati storici e statistici, le misure di prevenzione PRIMA degli eventi.
Ad esempio, se un fiume non viene regolarmente pulito dai rifiuti e gli argini non vengono manutenuti è ovvio che al primo acquazzone esonderà.
Affermare, come fa Capra, che la sentenza è dovuto alla incapacità di prevedere il terremoto è FALSO.
Al contrario, i componenti la Commissione Grandi Rischia, hanna capito, SIN DA SUBITO, che la scossa forte si stava avvicinando, ma hanno omesso di avvertire la popolazione in quanto CONVINTI O OBBLIGATI da Bertolaso (lo stesso che calunnio i morti di Messina di abitare case abusive), che, per sporchi giochi di collegi elettorali, voleva tacitare le preoccupazioni della gente.
Quindi, per me, il reato di omicidio colposo, contestato loro, è fin troppo lieve, visto che SCIENTEMENTE hanno omesso di avvisare la popolazione, con ciò compiendo un crimine che per me equivale al reato di STRAGE.
Non ci si deve meravigliare, in ogni caso, di questa decisione.
Lo stesso governo Berlusconi ha affermato, fino alla noia, che la crisi non esisteva ed era, tuttalpiù, un fatto psicologico.
Anzi, Berlusconi in persona invitava gli Italiani a spendere, a divertirsi.
Il risultato lo stiamo vedendo adesso: il popolo italiano (o, meglio, quella parte che paga le tasse o che, come me, non può evaderle) è alla fame e ci dovremo abituare a vivere con poco o niente e con le strade al buio, preda della criminalità.
Per concludere, mi compiaccio con l’Ing. Santoro per avere detto una verità che va al die fuori dal becero ed appecoronato qualunquismo di certa stampa di destra, vedi Libero, che irride la sentenza in quanto svergogna il governo più calamitoso della storia repubblicana.
Infine, ho letto un giudizio che faccio mio.
Se la commissione grandi rischi, in realtà, avrebbe dovuto prevedere il terremoto tanto vale sostituirla con il mago Otelma, magari coadiuvati dal mago Atanus, visto il grado di attendibiltà di entrambi.
Se non altro, gli Italiani risparmierebbero centinaia di milioni di euro.