L'analisi del pro-rettore parte dai dati diffusi dalla Cgil e si sposta alla situazione locale. "A Messina una politica miope e autoreferenziale non è in grado di dare risposte"
Secondo uno studio sulla qualità dello sviluppo realizzato da Tecnè e dalla Fondazione Di Vittorio, l'Istituto nazionale della Cgil per la ricerca storica, prevale nella popolazione italiana un diffuso sentimento di pessimismo che non trova eguali nel raffronto con il più recente passato. Il 70% degli italiani pensa che la situazione economica del paese non migliorerà nei prossimi dodici mesi. A livello individuale, poi, solo l'11% si attende un miglioramento della propria condizione e solo il 24% pensa che l'occupazione crescerà (era il 31% nel 2015). Il paese registra un forte aumento delle disuguaglianze economiche e sociali e una sfiducia complessiva nel futuro prossimo, dove “gli ascensori sociali hanno smesso di funzionare e la povertà ha sempre più i sintomi di una malattia cronica, dalla quale è quasi impossibile uscirne". Una tendenza generale, quindi, alla depressione da cui consegue anche il ripiegamento nel privato e un indebolimento della propensione alla partecipazione sociale.
Il quadro economico e sociale che emerge nel contesto nazionale trova ampio riscontro a livello locale dove le statistiche sul mercato del lavoro e sulla emigrazione dei giovani offrono uno spaccato della realtà ancora più preoccupante. Una crisi che dura ormai dal 2010 e che ha contribuito a generare profondi fenomeni di ristrutturazione del già fragile sistema produttivo, con una perdita di esperienze lavorative e competenze che risultano difficili da ricreare nel breve periodo.
Una fotografia, quella a livello locale, che dovrebbe indurre la classe dirigente e i rappresentanti della comunità a pensare come sia necessario, e oramai inevitabile, un cambio di rotta, la ricerca di nuove soluzioni rispetto a quelle che la città ha conosciuto nel passato; un progetto complessivo di sviluppo, quindi, e politiche economiche più coraggiose e innovative a partire dalla gestione dei rifiuti, dalle attività commerciali e produttive, dai servizi alla persona. A fronte di tale necessità, invece, sembra prevalere una politica miope, di corto respiro, autoreferenziale; la politica del piccolo cabotaggio e della personale convenienza; atteggiamenti che allontanano i cittadini dalle istituzioni e che contribuiscono ad alimentare il sentimento di sfiducia sulla capacità del sistema politico di dare risposte concrete ai veri bisogni della gente.
Michele Limosani
Cioè praticamente non ha detto niente. Perchè gli italiani pensano che la situazione non migliorerà? La risposta è semplice. Ma un liberista non sa darla, perchè difende il sistema turbo capitalistico che provoca le crisi economiche e che fa peggiorare la situazione economica della classe media, figuriamoci dei più deboli. Quando uno Stato non è più in grado di emettere moneta, di dedidere le proprie politiche economiche, non è più uno stato ma è schiavo delle decisioni prese altrove. Decisioni prese dalla U.E., dai mercati speculativi e da enti sovranazionali come il F.M.I. Questa è una precisa scelta politica, che ha portato al disastro la Grecia e sta portando al disastro noi. Grazie ai professoroni di Economia, che hanno rimosso Keynes.
Cioè praticamente non ha detto niente. Perchè gli italiani pensano che la situazione non migliorerà? La risposta è semplice. Ma un liberista non sa darla, perchè difende il sistema turbo capitalistico che provoca le crisi economiche e che fa peggiorare la situazione economica della classe media, figuriamoci dei più deboli. Quando uno Stato non è più in grado di emettere moneta, di dedidere le proprie politiche economiche, non è più uno stato ma è schiavo delle decisioni prese altrove. Decisioni prese dalla U.E., dai mercati speculativi e da enti sovranazionali come il F.M.I. Questa è una precisa scelta politica, che ha portato al disastro la Grecia e sta portando al disastro noi. Grazie ai professoroni di Economia, che hanno rimosso Keynes.