Ai media poi il compito di diffondere queste informazioni senza riserve - tranne quelle derivanti dalla correttezza di forma e contenuto -, mettendo in rilievo debolezze, contraddizioni o verità nascoste. Quando ciò non avviene la democrazia elettiva non può compiere alcun passo avanti. E’ quanto accade in Italia. Soprattutto nel Sud.
Da anni contestavo al PD – a Enrico Letta e Francesco Boccia in particolare, e spesso personalmente – l’assenza di una politica a favore del Mezzogiorno. Cavallo di battaglia di un antico modo di concepire la Sinistra (maiuscolo).
Ovviamente, senza alcun risultato.
La frustrazione è diventata rabbia quando ho scoperto che, non solo la questione meridionale era bellamente ignorata, ma che alcune iniziative importantissime – da anni oggetto di studio e di articolate proposte di tutti i Governi – erano state ostacolate per promuovere interessi localistici di alcuni autorevoli esponenti di quel partito. Chiaramente contrari alle legittime aspirazioni delle estreme regioni meridionali.
Mi riferisco al declassamento della tratta più meridionale dell’ex Corridoio 1, quel collegamento ferroviario A/V e A/C da Napoli a Palermo che tanto utile sarebbe stata per Calabresi e Siciliani.
Credo non valga la pena spendere una parola in più per dire quanto sia importante: persino la CGIL – da tempo ideologicamente restia a chiedere la realizzazione di grandi opere – ha dovuto riconoscere che, senza quell'asse portante infrastrutturale, il turismo e le fabbriche dell’estremo Sud (Termini Imerese insegna), i porti di siciliani e calabresi (Gioia Tauro in testa) rimangono senza futuro. E vanno a farsi benedire le illusioni di Augusta di Comiso e quant’altro sbandierato da improvvisati generosi movimenti locali, creati senza una visione globale dei fondamenti economici che, oggi, stanno dietro qualsiasi iniziativa che superi le dimensioni di un negozio di quartiere.
Sulla base di questo elementare ragionamento, ho detto che l’offerta politica del PD non mi pareva minimamente attraente per la “Bassa Italia” – per usare un termine molto usato dai miei amici settentrionali – anzi, l’avrebbe gravemente danneggiata. Per cui, o questa linea politica cambiava o sarei stato il primo ad augurarmi che i voti di Siciliani e Calabresi non andassero a chi andava contro gli interessi legittimi della mia terra.
Questo banale ragionamento sembra essersi rivelato bagliato.
Perché, nello spettro di democrazia che è quella italiana, chi critica il PD diviene automaticamente un supporter di Berlusconi. E, quindi, un “nemico”. E, come tale, va avversato con ogni mezzo, indipendentemente da ciò che dice. E vicevera.
Non ci vuole molto a dimostrare che tutto ciò è semplicemente stupido, in quanto sfugge a qualsiasi logica democratica. Ma la realtà è questa.
L'Italia è la patria di detti del tipo: “I nemici dei miei nemici sono miei amici” e “Chi non è con me è contro di me” (chiedo perdono agli Evangelisti Luca e Matteo), per cui, delle due l’una: o si parla male di tutti o si deve stare zitti. Per evitare di fare un favore agli “altri”.
Mi pare chiaro che, così facendo, non si va da nessuna parte, peggio, si contribuisce a lasciare tutto invariato per la semplice ragione che diventa impossibile stimolare una forza politica specifica a prendere in considerazione un cambiamento di rotta. Ancora, per dirla con linguaggio adeguato ai tempi, a rielaborare la sua offerta politica sotto la minaccia – essenziale in una democrazia liberale – di non votarla.
Se poi passiamo al ruolo dei media, la triste situazione cambia di poco. Nel mondo dell’editoria vi sono due grandi schieramenti, riconoscibili dalla regola che si danno prima di pubblicare una notizia. Alcuni sposano un criterio del tipo: “Questa notizia è utile o no al gruppo di cui faccio parte?”. Per altri, invece, il motto è: ”Questa notizia è vera o no?”.
I lettori, poi, in base alla loro cultura, saranno liberi di scegliere il tipo di stampa che preferiscono. P.S. Per attenuare le contumelie dei commentatori schierati, sottolineo che, mentre criticavo la politica del PD verso il Sud, contestavo con altrettanta durezza al centrodestra la totale assenza di riformismo liberale e liberista. (Giovanni Mollica)
Fermo restando che il disastro del SUD siciliano è tutto demerito della DEMOCRAZIA CRISTIANA e dei partiti eredi della balena bianca, FORZA ITALIA prima POPOLO DELLA LIBERTA’ dopo, UDC, MPA, sono anch’io daccordo,che il PARTITO DEMOCRATICO della Sicilia meriti il cartellino rosso dal PD ROMAGNOLO,regione in cui sono ospite del mio nipotino padano. Qui il partito di Bersani, nella sola provincia di Ravenna, organizza un numero incredibile di feste e di incontri politici, due mesi di militanza attiva della gente tra la gente. E’ evidente che c’è un’imponente sistema di interessi utilizzato dal PD per la raccolta del consenso, ma qui le scelte amministrative sono per l’interesse generale,quindi quello individuale è una parte di quello pubblico. Vi informo che stanno ricostruendo senza aspettare le risorse dello Stato, sono ricchi perchè producono, nui non sapemu fari mancu l’ovu bugghiutu.
Circa il terremoto in Emilia dobbiamo però anche dire che c’è stata una mobilitazione che non si è certo vista per terremoti e altre calamità del Centro-sud,dove peraltro ci sono stati più vittime e più sfollati.E il motivo è chiaro:noi siamo quelli che vivono di assistenzialismo,gli abusivisti…Eppure i capannoni crollati in Emilia non erano certo fatti a regola d’arte!