L'esponente del Pd dice la sua in merito allo scontro tra il sindaco ed il Consiglio comunale sul tema del risanamento
Nel mentre da parte del sindaco De Luca è stata avanzata l’unica proposta seria in materia di risanamento e riqualificazione urbana che vedo fare a Messina da oltre un decennio, su giornali, tv e Consiglio comunale è partito il solito teatrino che una parte della città è usa a rappresentare ogni volta che si cerca di fare qualcosa che vada oltre le solite chiacchiere; partono quindi i distinguo, i “voglio vederci chiaro”, i “cosa c’è sotto”, i sono d’accordo ma..”
Su una cosa certamente il consiglio comunale ha ragione, quando contesta i tempi un po’ troppo stringenti posti dal sindaco De Luca; prendere quindi un poco di tempo in più per chiarirsi le idee e decidere è pure condivisibile ed accettabile. Quello che non è assolutamente accettabile è il rinvio “sine die”, perché questo atteggiamento è molto spesso stato, direi quasi sempre, un comodo alibi per non decidere nulla; e questo non è moralmente consentito quando ci sono migliaia di cittadini messinesi che vivono in condizioni indegne di una città che pretende di essere civile. Dunque faccio appello al mio compagno di partito, il presidente del Consiglio comunale Cardile, perché, una volta puntualizzato il ruolo del Consiglio e bacchettato il sindaco De Luca, dica alla città entro che data intende far sì che il consiglio comunale approvi o respinga la proposta. Lo deve al sindaco e lo deve ai cittadini. Il 31 agosto era troppo presto, lo stesso il 7 settembre? Bene fissi una data entro cui il C. comunale dovrà esprimersi e tutti i consiglieri si impegnino a rispettarla. Sarebbe un bel segnale che qualcosa è cambiato rispetto al nulla cosmico del precedente consiglio.
Nel merito della questione, Felice Calabrò si è chiesto ieri se veramente una Agenzia per il Risanamento fosse necessaria e non fosse sufficiente trasferire al Comune anche le competenze dello Iacp. Certo consigliere Calabrò, si poteva pure fare così, ma poi con quali risorse il Comune avrebbe operato, con quali tecnici e quali strutture, con quali procedure? A parte che sostanzialmente di questo si tratta, ovvero l’Agenzia per statuto unifica le competenze di comune ed Iacp, io credo che la costituzione di una Agenzia speciale, che agisca come una impresa “che informi la propria attività a criteri di efficacia , efficienza ed economicità” e persegua finalità di natura economica oltre che sociale, che abbia “autonomia tecnica, organizzativa, gestionale, patrimoniale, finanziaria e contabile”, sia la risposta giusta per superare i criminali e vergognosi ritardi accumulati in questi anni. Certo il rischio che il tutto si trasformi in un carrozzone per assegnare incarichi e fare qualche clientela è sempre possibile, ma con questo ragionamento non appaltiamo più opere pubbliche per il rischio di infiltrazioni mafiose o chiudiamo le banche perché possono subire rapine.
Quella dell’Agenzia per il risanamento è una proposta che finalmente ci mette in linea con quanto succede nel resto del mondo civile, dove gli interventi di riqualificazione urbana sono affidati per intero, dalla progettazione all’appalto dei lavori, a speciali istituzioni plenipotenziarie, Agenzie o Authority che dir si voglia, in grado di gestire al proprio interno tutte le complesse fasi richieste da un intervento di riqualificazione urbana. Tali organismi hanno, inoltre, il ruolo importantissimo di garantire il coordinamento fra i diversi enti pubblici responsabili dei diversi aspetti e, soprattutto, di creare le opportune necessarie sinergie fra ente pubblico ed imprenditoria privata, chiamata spesso a farsi carico di obiettivi di utilità sociale a fronte della possibilità di realizzare legittimi profitti. Così è stato ed è per le Urban Regeneration companies in Gran Bretagna, o le Société d’Economie Mixte in Francia, o le Community Development Corporations negli Stati Uniti, solo per citarne alcune.
Se devo giudicare, dunque, dall’esperienza europea e nazionale, mi sentirei di fare due osservazioni alla proposta del sindaco De Luca, ovvero che occorre chiarire bene due aspetti fondamentali.
Il primo aspetto riguarda il come vengono governati i rapporti fra il Comune e la Regione siciliana, considerato che, a parte l’erogazione dei fondi, toccherà alla regione dare pareri, autorizzazioni , ecc.. Per esperienza mi sento di sostenere che le Agenzie che hanno meglio funzionato sono quelle che hanno integrato al loro interno i principali soggetti decisori pubblici, velocizzando sensibilmente tutte le procedure ed evitando conflitti di competenza. L’assenza al dibattito in Consiglio comunale dell’assessore regionale al ramo in questo senso non depone bene ed è un segnale che va tenuto nella dovuta considerazione.
Il secondo aspetto riguarda il ruolo delle imprese e del capitale privato, senza il quale vedo molto improbabile qualsiasi ipotesi di risanamento fatta esclusivamente con fondi pubblici, nazionali o europei che dir si voglia. Lo statuto dell’Agenzia fa riferimento alla necessità di attivare modalità di project financing. Le esperienze in tal senso dicono che la finanza di progetto funziona quando chi finanzia è nelle condizioni di partecipare alle decisioni riguardanti caratteristiche del progetto, tempi e modalità di esecuzione. E anche questo mi sembra un aspetto da tenere nella dovuta considerazione.
Osservazioni, dubbi, perplessità un tema così complesso ed importante ne solleva tanti e lo posso ben capire, ma occorre andare avanti e decidere nel senso indicato dal sindaco al quale, al di là delle provocazioni e delle uscite fuori dalle righe, va dato atto di aver finalmente posto in maniera decisa il tema che rappresenta la vergogna numero uno di questa città. Il risanamento delle aree baraccate a Messina e la riqualificazione della periferia degradata hanno bisogno di essere aggrediti con la dovuta determinazione e di un agire fermo e consapevole anche del fatto che si possa sbagliare o che le soluzioni adottate possono sempre essere migliorate. Non c’è più tempo per i bizantinismi politici.
Giuseppe Fera