L’ex city manager del Comune interviene in merito allo scontro che si è consumato in Aula tra il sindaco De Luca ed il Consiglio comunale
In un articolo del Corriere della Sera del marzo 2016 a firma di Giuseppe De Rita si leggeva “il decisionismo politico porta certamente al primato del comando; ma questo rimane nullo senza una catena del comando che trasmetta alle strutture amministrative e alle periferie del sistema le opzioni di vertice”. Ancora … “in questo deficit di trasmissione dettagliata … la volontà politica resta un potere nudo, spesso di mero annuncio, senza seguito concreto”.
Nessuna organizzazione pubblica o privata può vivere senza creare spazi e tessuti di relazioni e di reciprocità.
La democrazia, a tutti i livelli e in tutte le sfere, vive (vivacchia!?) di equilibri tra chi è chiamato a governare e chi è chiamato a controllare. Solo Winston Churchill poteva permettersi il lusso di affermare “la democrazia funziona quando a decidere sono in due e uno dei due è malato”.
Il sindaco di Messina on. De Luca, che giornalmente conquista simpatie presso chi è stanco e snervato da tattiche e meline simil-attendiste e/o defatigatorie, rischia – tuttavia – di avvitarsi attorno alla maschera di chi volendo tutto e subito non riesce a controllare i piedi che saltellano uniti (in uno con pugni chiusi) come quelli dei bambini capricciosi.
Ha ragione quando richiede approfondimenti, emendamenti, soluzioni.
Ha ragione quando esige celerità e impegno.
Ha torto quando pensa di potere by-passare attraverso i social i canali delle relazioni sindacali (della contrattazione e della concertazione).
Ha torto quando pensa di potere cavalcare l’ostilità diffusa nei confronti della burocrazia perché al Comune e nelle partecipate non vi sono solo fannulloni e imboscati ma anche dirigenti, funzionari e impiegati seri e preparati.
Ha torto quando si arroga di attribuzioni e competenze in dispregio della distinzione tra prerogative della politica e quelle della macchina della amministrazione.
Ha torto quando pensa di mettere in mora il Consiglio Comunale dettando itinerari e tempi di marcia incompatibili con una sede istituzionale dalle dinamiche complesse.
Il c.d. “bene della città” è – per l’appunto – troppo prezioso per essere confinato a leziosa ramanzina.
La “P”olitica e i “P”artiti a Messina si dimostreranno malati se lasceranno in (più o meno beata) solitudine i consiglieri comunali.