Pubblichiamo questa riflessione legata ai dati statistici sull'estensione dei roghi e sulle zone maggiormente a rischio ed alla necessità della prevenzione
" Sono fermamente convinto che il fuoco è morte anche senza perdite di vite umane: morte per habitat importanti, flora, fauna, corridoi ecologi e relativa biodiversità.
DATI STATISTICI E PERPLESSITA’
Premetto che il nemico giurato delle aree boschive è il fuoco, e che la funzione primaria delle perimetrazioni di aree protette, ab origine, è proprio quella di difenderle dal fuoco, in quanto aree di elevata valenza naturale e paesaggistica.
Lavorando spesso in aree protette e leggendo le cronache, da anni mi rendo conto, con preoccupazione, che spesso gli incendi più gravi distruggono proprio aree protette quali Parchi, Riserve, Siti Natura 2000 (SIC, ZPS), ZSC.
Dai dati riscontrabili sul sito del Ministero dell’Ambiente, nel decennio 1997-2007 e negli anni 2008-2015, risulta che la percentuale di superfici boschive bruciate all’interno dei Parchi Nazionali è il 300% maggiore rispetto alla percentuale di superfici boschive bruciate nel territorio nazionale “non protetto”, cioè fuori dai parchi. In particolare nel decennio 1997-2007 sono andati in fumo 100.032 ettari di parco nazionale, e di questi, il 90% nei parchi del sud e isole (98,1% dal 2011 al 2015) e il 10 % rimanente nei parchi del nord e del centro.
Non conosco le cause dei dati suesposti e non ne ho potere, ma è mio, anzi nostro diritto, riflettere alla luce di questi dati statistici (certamente non casuali) ed asserire, quantomeno, che i Parchi sono “protetti male”, specialmente al sud e nelle isole, e che dietro questi continui incendi ci potrebbero essere grandissimi interessi economici di persone senza scrupoli attratte dai grumi di potere generati dagli Enti gestori delle aree e dal grandissimo potere che gestiscono e su cui non mi fermo per brevità, anche perché non ne ho potere e non sono un magistrato.
Proprio per l’esistenza delle aree protette, e con quel che costano le poltrone, gli stipendi, i comitati di gestione, le presidenze e quant’altro… il numero di ettari bruciati tollerabile dovrebbe essere 0, non 100.032 (dato approssimato molto per difetto, riferito solo ai Parchi, cioè senza considerare Riserve e siti Natura 2000)!!!
Ritengo quindi opportuno riflettere sull’opportunità di istituire ulteriori Aree protette compreso il Parco dei Peloritani, oltre alle migliaia già esistenti e spesso sovrapposte fra loro, in mancanza di un radicale riordino a 360 gradi della normativa in materia.
Mi permetto di dire che i dati statistici sono pubblicati sul sito del Ministero, un po’ camuffati ma facilmente desumibili. Aggiungo che nessuna parte politica ha interesse di sensibilizzare l’opinione pubblica per questa materia in quanto i Parchi sono fonte di interesse politico bipartizan. In tal senso confido nella Tua sensibilità e in quella del Tuo editore, nella speranza che l’opinione pubblica, e magari qualche magistrato, possa sapere che certe primetrazioni sono solo “fabbriche di incendi” nemiche del nostro territorio e del futuro dei nostri figli".
Ingegner Sergio Bruno
Se le aree protette vengono “protette” come la zps dei monti peloritani nella quale si salvaguarda l’involuzione ecologica scambiando ottusamente incolti per habitat prioritari si favorisce solamente il dissesto. Le aree protette non sono di per sé negative solo che devono essere gestite da persone competenti non da chi ha studiato qualche nozione a memoria e senza capirla o da chi ha letto qualche rivista e crede di essere un esperto di ambiente
Analisi azzeccatissima. Infatti come volevasi dimostrare in men che non si dica la Regione ha partorito un bando da 25 milioni, mi pare, da dedicare ad attività di ripristino. Cosa predetta e denunciata già da alcuni esponenti del sindacato forestali. Lupus in fabula