Riceviamo e pubblichiamo da una studentessa del La Farina, Gloria Leonardi, il racconto di un Natale che nella sua semplicità può essere diverso da tutti
Sfondiamo una porta aperta se, ancora una volta, soprattutto in questo periodo, parliamo di atti di generosità accompagnati dalle tipiche frasi “il Natale è per tutti” o ancora “i siciliani sono molto più di quello che si racconta”. La verità è che siamo un popolo che muore di fame, che pubblica un giorno si e l’altro pure annunci per cercare un lavoro, ma siamo anche quelli che non rifiutano mai un ospite e che moltiplicano il cibo, che è sempre poco, sulle loro tavole. In Sicilia il Natale supera il significato religioso, diventa tradizione, momento di ritrovo: genitori e figli che ritornano sotto le stesso tetto, che passeggiano guardando lo stesso pezzo di cielo, che, per qualche giorno, tornano a respirare la stessa aria. Da noi il Natale inizia il 24 notte e termina l’1 pomeriggio, quando noi figli facciamo i bagagli e corriamo a Catania a prendere un aereo perché il lavoro ci chiama. Siamo un popolo fermo, ancorato nel degrado e nell’instabilità economica e lavorativa, siamo amministrati da corrotti e non riusciamo a vedere più lontano di domani. A Natale, però, i ritorni ci fanno sperare, aprono i nostri cuori almeno un po’ e ci riteniamo quasi fortunati a vederci due volte l’anno: non sono importanti i soldi, i problemi non esistono più; a Natale ringrazi di avere i tuoi cari attorno, di condividere con loro i piatti tipici di quella Sicilia che non puoi abbandonare e la gratitudine ti stringe un po’ il cuore se conosci figli senza genitori: orfani, abbandonati, strappati alle “famiglie”, che di famiglia non avevano niente.
Raccontare di due giovani, nemmeno trentenni e con una posizione economica incerta, che per un giorno hanno regalato sorrisi, cibo e giochi non può che essere un vanto. Sì, sto proprio sfondando una porta aperta, ma non mi importa. Ornella e Roberto, due dei tantissimi giovani che la Sicilia non ce la fanno proprio a lasciarla, li ho conosciuti e li ho accompagnati nel piccolo paese di Saponara a fare visita ai bambini dell’Istituto S. Chiara per regalare loro, almeno per un giorno, quell’aria di festa che le nostre famiglie non ci hanno mai fatto mancare, nemmeno quando la tavola era pressoché vuota e si faticava a sorridere. Quest’anno, intorno al tavolo con la mia famiglia io brinderò a loro, che per un giorno, per qualche ora, hanno evocato amore e sorrisi là dove la felicità “non è di casa”.
Gloria Leonardi, liceo La Farina