“La Sicilia crocevia del Mediterraneo tra guerre aperte e frontiere chiuse”, il seminario di Rifondazione Comunista a Messina “Più diritti per tutti e no alle logiche dell’emergenza e dello sfruttamento dei migranti”
Contro il fondamentalismo del mercato e contro una politica securitaria che alimenta falsità sui profughi e sui migranti in funzione di un business senza scrupoli e dello sfruttamento. Mentre nuove guerre sono alle porte, in una logica emergenziale che sopprime diritti e libertà, la Sicilia è da anni luogo privilegiato dal quale fare partire droni e altri strumenti di guerra, in un territorio militarizzato e sempre più desertificato sul piano del welfare, senza distinzioni arbitrarie nel precariato tra italiani e immigrati. Tutti vittime di una politica che ha abdicato al proprio ruolo, tra pericoli di disastri ambientali e bellici e una propaganda che favorisce i conflitti tra i poveri e gli emarginati, senza dimenticare i tanti esempi siciliani nel segno di una falsa accoglienza di chi arriva disperato da Paesi in guerra. Da questo quadro drammatico bisogna ripartire per invertire la rotta, ricostruire spazi pubblici di confronto e informare correttamente l’opinione pubblica. Sono queste le conclusioni del seminario regionale su “La Sicilia crocevia del Mediterraneo tra guerre aperte e frontiere chiuse”, promosso sabato 30 gennaio, al Salone delle Bandiere del Comune di Messina, dal partito della Rifondazione Comunista.
Introdotto da Mimmo Cosentino, segretario regionale del Prc, e coordinato da Alfredo Crupi, segretario della Federazione Prc di Messina, il confronto ha visto come relatori il docente universitario Fulvio Vassallo Paleologo (Università di Palermo), presidente dell’Associazione “Diritti e Frontiere”; Giovanni Calcara, segretario della Commissione nazionale Giustizia Pace Creato della Famiglia domenicana; Antonio Mazzeo, giornalista; Tania Poguisch, attivista e sociologa; Dario Pruiti, presidente dell'Arci Catania; Giovanna Vaccaro (Osservatorio sulla migrazione Borderline). Le conclusioni sono state affidate a Stefano Galieni, responsabile nazionale sull’immigrazione del Partito della Rifondazione Comunista.
Se il segretario regionale Cosentino ha anticipato i temi essenziali che hanno ispirato il seminario, Fulvio Vassallo Paleologo ha evidenziato che “il messaggio che passa a livello di opinione pubblica è che la sicurezza debba passare dalla militarizzazione dei territori, con provvedimenti di respingimento che costringono alla clandestinità i migranti. Occorre fare un enorme lavoro culturale contro questi messaggi di paura e queste politiche securitarie che alimentano la paura, preparandoci alla futura guerra in Libia. Dopo Parigi, l’Europa ha sbarrato le sue porte, mentre gli hotspot in Sicilia sono luoghi che producono clandestinità. Pensiamo a Messina, ad esempio – ha aggiunto il docente universitario – che ha una caserma a Bisconte e una tendopoli al PalaNebiolo: luoghi che hanno prodotto clandestinità e che ora diventeranno luoghi di detenzione. Lo dobbiamo dire con forza a sindaco e prefetto: la tendopoli è da chiudere e l’accoglienza non può diventare detenzione e trattenimento, nella logica delle caserme. In realtà, Messina è un luogo di passaggio nello smistamento, nella criminalizzazione ed emarginazione dei migranti. In questo clima di guerra, le commissioni respingono sempre di più i migranti, ovvero non li riconoscono come rifugiati, e ciò favorisce una maggiore presenza dei cosiddetti irregolari sul territorio. Si alimenta così – ha osservato Vassallo Paleologo – lo scontro in strada tra cittadini e migranti e la facile equazione diventa migrante uguale terrorista, in un clima di sfiducia reciproca”.
Subito dopo, il domenicano Giovanni Calcara (Parrocchia San Domenico Dazio di Messina) ha rilevato che “se un prete educa i cittadini ai diritti diventa scomodo. Come ha sottolineato Papa Francesco, la dottrina sociale della Chiesa è il Vangelo. Purtroppo però il mondo va in un’altra direzione e il razzismo si nutre anche delle mancate risposte ai cittadini sfrattati e alle storture della legge. Al contrario, San Tommaso d’Aquino già scriveva di destinazione universale dei beni, autodeterminazione dei popoli e redistribuzione delle risorse, nel rispetto di tutte le culture”.
A sua volta, Giovanna Vaccaro ha raccontato delle esperienze sul campo dell’Osservatorio sulla migrazione Borderline: “Molti rifugiati vengono arbitrariamente considerati migranti economici e quindi respinti perché non messi in condizione di poter fare valere i propri diritti. In seguito al decreto di respingimento, vagano per strada senza tutele, spesso senza sapere che possono fare ricorso entro trenta giorni. Tra i tanti casi, ho seguito in prima persona la vicenda incredibile di un minore respinto a Lampedusa e che viveva per strada a Milano”.
Da parte sua, Alfredo Crupi ha introdotto il giornalista e attivista Antonio Mazzeo, ricordando l’attuale assenza del movimento pacifista: “Ci troviamo di fronte – ha esordito Mazzeo – a una guerra globale e permanente. Tuttavia, la sinistra non ha colto l’attuale situazione internazionale: nemmeno nei periodi peggiori della guerra fredda ci si era trovati in questo baratro. In particolare – ha continuato Mazzeo – i droni rappresentano oggi una cesura nella storia dell’umanità. La scelta di farli partire dalla Sicilia, però, non è nell’agenda politica nazionale. Il drone delega a un sistema informatico la scelta di uccidere. La novità è l’intelligenza artificiale, nell’ambito di circuiti chiusi come il Muos, in vista di una tragedia planetaria che potrebbe avere nel 2048 il suo culmine”.
Il presidente dell’Arci di Catania, Dario Pruiti, ha invece raccontato le “esperienze di scambio e integrazione lontane dalle logiche dell’emergenza e del business. Un’altra accoglienza è possibile e il nostro è un percorso politico antitetico agli Sprar e a un mercato che genera sfruttamento”. Un tema che sta a cura anche all’attivista e sociologa messinese Tania Poguisch, che ha dichiarato: “Messina non ha saputo fare accoglienza. Con la deputata regionale Valentina Zafarana, ho partecipato alle ispezioni in una palestra e nelle varie strutture. Il risultato? Constatare il fallimento di qualsiasi politica dell’accoglienza. L’amministrazione comunale ha delegato alla prefettura la gestione e non ha saputo farsi portatrice di un’altra visione culturale. Io ho girato i vari centri in Sicilia: si tende a rendere infantile il migrante e a portarlo alla disperazione, come dimostrano i tre suicidi a Mineo”.
Infine, le conclusioni di Stefano Galieni, responsabile nazionale sull’immigrazione del Partito della Rifondazione Comunista: “Oggi il catastrofismo è legittimo, per le sorti del pianeta, tra sessanta milioni di profughi, disastri ambientali e umanitari. Ma non ci rassegniamo. La miseria di profughi e migranti serve a garantire il benessere occidentale. Bisognerebbe invece garantire il diritto a spostarsi, aumentare la spesa sociale e stroncare quella militare, senza fare del profugo il capro espiatorio. Noi abbiamo grandi responsabilità: se vogliamo contrastare questo scenario catastrofico e il fondamentalismo del mercato, occorre reimparare a fare sognare le persone e ritrovare le forme per organizzarci, ricostruendo spazi pubblici di democrazia”, ha concluso Stefano Galieni.