Città Metropolitane, il governo Renzi impugna la riforma per la norma anti-Orlando e Bianco

Città Metropolitane, il governo Renzi impugna la riforma per la norma anti-Orlando e Bianco

Rosaria Brancato

Città Metropolitane, il governo Renzi impugna la riforma per la norma anti-Orlando e Bianco

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mercoledì 27 Aprile 2016 - 22:20

Il governo Renzi conferma l'impugnativa della riforma delle ex Province. L'Ars infatti ha mantenuto una delle parti contestate e cioè l'elezione di secondo livello del sindaco metropolitano. In tutta Italia c'è la coincidenza tra sindaco del comune capoluogo e sindaco metropolitano, ma nell'isola Crocetta e il Pd si sono intestarditi nella norma contro Orlando e Bianco.

Non ci sono più parole per definire la riforma-farsa, che da 3 anni fa ridere tutta Italia e piangere i siciliani a causa dei capricci di una classe politica distante anni luce dalla vita reale.

Com’era prevedibile il governo Renzi ha nuovamente impugnato la riforma dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane, a causa della norma-contra personam.

In realtà per due volte la Sicilia si è fatta impugnare la norma per lo stesso motivo.

Già a settembre infatti il governo Renzi aveva stoppato la riforma indicando, tra le motivazioni, la mancata coincidenza tra sindaco metropolitano e sindaco del comune capoluogo. In Sicilia infatti, solo per fare un dispetto a Leoluca Orlando e ad Enzo Bianco e per assecondare il volere di Crocetta e del Pd che temono i due sindaci più della peste, la riforma andava in controtendenza con la Delrio e con la logica. In Sicilia il sindaco della Città Metropolitana, a differenza di tutta Italia, dove è automaticamente il sindaco del Comune capoluogo, sarebbe stato scelto attraverso elezioni di secondo livello. Stando alla norma varata dall’Ars ad agosto e confermata in questa parte poche settimane fa, il sindaco Metropolitano sarebbe stato scelto “dai suoi pari”, consegnando mani e piedi ai partiti ed ai giochi di potere l’elezione di secondo livello.

Già lo scorso agosto l’Udc, con in testa il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, aveva avvisato dei rischi d’impugnativa per incostituzionalità. Ma l’Ars tirò dritto.

La norma fu impugnata per una serie di motivi, tra i quali questa singolarità. La Regione avrebbe potuto scegliere se eccepire davanti alla Consulta difendendo fino in fondo l’anomalia oppure accogliere i rilievi. Crocetta ha scelto la seconda strada, accogliendo però i rilievi solo in parte.

Il 3 aprile l’Ars ha quindi impallinato con il voto segreto il recepimento integrale della Delrio (leggi qui), consegnando quindi alla Sicilia una riforma a nuovo rischio impugnativa. E la risposta non si è fatta attendere.

Attraverso una lettera il sottosegretario per gli Affari regionali Gianclaudio Bressa ha rispedito al mittente la riforma mantenendo in piedi l’impugnativa, dal momento che i motivi della precedente non stati recepiti.

In sostanza la Sicilia ha “aggirato” l’impugnativa di settembre recependo solo parte delle eccezioni senza intaccare il “nodo” centrale, ovvero la corrispondenza automatica tra sindaco Metropolitano e sindaco del Comune capoluogo.

“Preso atto delle modifiche apportate alla legge della Regione Sicilia- scrive Bressa-appare tuttavia, che le disposizioni riportate all’articolo 13 della legge regionale numero 15 del 2015, parzialmente modificato dalla legge regionale numero 5 del 2016, non risultano esaustive. Stante il permanere di tale contrasto appare evidente che non possa essere soggetta a rinuncia la impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale presentata dal Governo sulla legge della Regione Sicilia”.

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.

A questo punto o Crocetta e il Pd si arrendono all’idea che non è tollerabile lasciare un’intera isola ostaggio di antipatie e guerre di partito e recepiscono la Delrio integralmente oppure vanno fino in fondo davanti alla Corte Costituzionale. Nel frattempo però migliaia di dipendenti rischiano di restare in strada, le ex Province sono in ginocchio e sull’orlo del default ed i servizi sono al lumicino.

La vergogna di una riforma annunciata 3 anni fa ed ancora oggi un bluff resta il simbolo amaro di una classe politica autoreferenziale, incapace di ascoltare il territorio ed impegnata solo a garantirsi il controllo di zone franche e privilegi acquisiti.

Intestardirsi su una norma solo per fare dispetto a due sindaci avversi è l’ennesima testimonianza che della Sicilia a chi la governa non importa assolutamente nulla. Le Città Metropolitane non sono solo stanze dei bottoni e Palazzi del Potere, ma sono, per i cittadini, l’ultimo treno per lo sviluppo. Prima o poi la riforma passerà e le Città Metropolitane finalmente vedranno la luce anche in Sicilia, e per fortuna sopravvivranno anche alla mediocrità di questa classe dirigente.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. SONO UNO SCHIFOOOOOOO!

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  2. SONO UNO SCHIFOOOOOOO!

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  3. POSSO FARE UNA BATTUTA SE VOI PERMETTETE? MESSINA E’ DIVENTATA LO ZIMBELLO D’ITALIA, LA SICILIA E’ ALTRETTANTO, CONSTATATA L’INVASIONE DEI CLANDESTINI, MA PERCHE’ NON VI STACCATE DALL’ITALIA E REGALATE L’ISOLA AI POPOLI DEL NORD AFRICA. FRASE DETTA DA UN ALTO ESPONENETE MORTO DEL PSI IN ESILIO. I POPOLI DELL’AFRICA DEL NORD SAREBBERO FIERI DI VIVERE NELLA REPUBBLICA ARABA SICULA E MAGARI CAMBIEREBBERO MOLTISSIME CATTIVE ABITUDINI. LA CORTE COSTITUZIONALE ACCOGLIE L’IMPUGNAZIONE DEL GOVERNO CI SARA’ DA RIDERE. E MOLTO

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  4. POSSO FARE UNA BATTUTA SE VOI PERMETTETE? MESSINA E’ DIVENTATA LO ZIMBELLO D’ITALIA, LA SICILIA E’ ALTRETTANTO, CONSTATATA L’INVASIONE DEI CLANDESTINI, MA PERCHE’ NON VI STACCATE DALL’ITALIA E REGALATE L’ISOLA AI POPOLI DEL NORD AFRICA. FRASE DETTA DA UN ALTO ESPONENETE MORTO DEL PSI IN ESILIO. I POPOLI DELL’AFRICA DEL NORD SAREBBERO FIERI DI VIVERE NELLA REPUBBLICA ARABA SICULA E MAGARI CAMBIEREBBERO MOLTISSIME CATTIVE ABITUDINI. LA CORTE COSTITUZIONALE ACCOGLIE L’IMPUGNAZIONE DEL GOVERNO CI SARA’ DA RIDERE. E MOLTO

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