Dalla vicenda Masterplan una lezione: o si fanno le Città Metropolitane o si ammette il fallimento

Dalla vicenda Masterplan una lezione: o si fanno le Città Metropolitane o si ammette il fallimento

Rosaria Brancato

Dalla vicenda Masterplan una lezione: o si fanno le Città Metropolitane o si ammette il fallimento

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lunedì 07 Dicembre 2015 - 23:54

Domani l'autoconvocazione dei sindaci sul Masterplan. Il vero nodo è la Città Metropolitana. Se in Sicilia ci fosse stata una legge seria e reale a quest'ora non sarebbe accaduto il putiferio. Dalla vicenda viene una lezione da imparare ed i primi a comprenderlo devono essere i deputati all'Ars. O si fa la riforma o si ammette il fallimento.

La prima conseguenza di una riforma farsa e ancora solo sulla carta è il caos generato sulla vicenda Masterplan. Se le Città Metropolitane fossero state in Sicilia un fatto reale, con tanto di governance, non si sarebbe scatenato il putiferio che invece si è registrato a Messina per il Piano del sud. Se invece di 2 anni e mezzo di chiacchiere e litigi Ars e giunta Crocetta avessero prodotto una normativa seria ed efficace a quest’ora non ci sarebbero 1)sindaci sul piede di guerra 2)confusione su chi, come e perché debba presentarsi a Roma 3)caos sui 12 progetti della lista della spesa da presentare entro il 31 dicembre.

I primi ad avere il dovere di cambiare la situazione sono i deputati che ancora, l’8 dicembre 2015 non hanno partorito in 2 anni e mezzo e con 4 assessori che si sono avvicendati una riforma che Delrio sul piano nazionale ha fatto in poche settimane.

Accusare i sindaci di avere innescato una guerra tra poveri o una lotta per la poltrona o di aver messo in croce il commissario Romano è quantomeno irrispettoso da parte di chi non è stato in grado di fare quello che i siciliani gli hanno chiesto: legiferare e amministrare l’isola tanto cara a Crocetta che si fa il bagno a Tusa e a Vecchioni che ce le dice di tutti i colori.

Giovedì in Commissione Affari istituzionali il presidente Cascio, di Sicilia Futura, ha assicurato che la norma sulle Città Metropolitane impugnata dal governo Renzi sarà all’esame dei deputati per decidere se recepire i punti indicati (tra i quali quello della governance) e in che modo. Tra chiacchiere e polemiche le elezioni di fine novembre per i sindaci metropolitani sono state annullate. O si vara questa riforma in fretta oppure la querelle Masterplan sarà solo il primo di tanti episodi.

Lo scenario di questi giorni ha anche anticipato quello che ci sarà qualora la riforma siciliana resti uguale nel punto in cui prevede l’elezione di secondo livello del sindaco metropolitano e non, come la Delrio, l’automatica conferma del sindaco del comune capoluogo.

Tornando al Masterplan il 10 Accorinti sarà dal sottosegretario De Vincenti e domani mattina c’è l’autoconvocazione di quei sindaci che hanno contestato i metodi della riunione del 4, dalla quale è emerso come il governo Renzi abbia chiesto alle Città Metropolitane non una pianificazione strategica di ampio respiro ma soltanto 12 progetti cantierabili nel 2016, da scegliersi 3 per le ognuna delle aree tematiche individuate (infrastrutture, turismo, ambiente e sviluppo economico).
“Le schede- ha spiegato il commissario Romano- sono state accompagnate da una lettera che ne prescrive la compilazione entro il 31 dicembre, senza escludere una successiva fase programmatoria a valere sui fondi nuovi”. Il commissario Romano ha anche spiegato che la scelta del Comune capoluogo per la compilazione delle schede ha riguardato tutte le Città Metropolitane del sud e non solo quelle siciliane. Ed è proprio questo particolare che avvalora il problema del vulnus siciliano, dal momento che in tutte le altre Città Metropolitane il sindaco metropolitano è il primo cittadino del Comune capoluogo mentre dalle nostre parti ancora non si ha idea di cosa accadrà. “Il senso della iniziativa del 4- ha chiarito Romano- è stato di non limitare al Comune la responsabilità della compilazione e quindi la scelta dei dodici interventi da "spingere" entro il 2016. Spiace constatare che alcuni interventi hanno interpretato la stessa come un paradossale tentativo di "centralizzazione" delle scelte”.

Chi invita a guardare il 31 dicembre come l’inizio di un nuovo corso è il sindaco di Milazzo Giovanni Formica, che si sofferma sulle fasi successive, quelle della pianificazione di ampio respiro: “Lo spirito giusto non è quello della rivolta e men che meno quello della contestazione di una leadership che nessuno, a dire il vero, ha rivendicato. Non credo che una seduta di autocommiserazione o di protesta possa aiutare la città metropolitana a decollare. C'è, invece, l'esigenza di approfondire la questione del Masterplan per provare a comprendere meglio come possiamo dare una mano al nostro territorio. Bene, quindi, la decisione del Commissario Romano di invitare ad una discussione i primi cittadini perché ci ha permesso di capire al di là di ciò che avevamo immaginato. Dobbiamo, però, fare un passo avanti. La vicenda del piano strategico rischia di passare senza lasciare il segno, mentre i Municipi si sentono maturi e pronti ad assumersi la responsabilità di una programmazione che deve radicalmente modificare il tessuto economico e sociale di Messina. Se così è il 31 dicembre non può essere l'ultimo giorno di un percorso complesso che ancora non è iniziato. Deve, invece, essere il primo. La lista della spesa di cui molto si è detto, è una scelta del Governo centrale con la quale dobbiamo farei conti. Vediamo di coglierne il senso e mettiamoci al lavoro subito e seriamente”.

Vedremo cosa emergerà dall’autoconvocazione di domani mattina a Palazzo dei Leoni ma un punto deve essere chiaro: a mettersi al lavoro subito e seriamente deve essere l’Ars sul fronte riforma. Perdere altro tempo per varare la norma equivale a lasciare nel caos, nel conflitto, nell’inadeguatezza le Città Metropolitane. Il caso Masterplan è una lezione da imparare.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. avete già fallito e da tempo

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  2. avete già fallito e da tempo

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  3. tempostrettissimo 9 Dicembre 2015 08:12

    Messina:città metropolitana? NO, POCO PIU’ DI UN PAESE!
    MESSINA è POCO PIù DI un paese e tutti i politici sono pari al livello del “paese Messina”.
    Nessuno di quelli che hanno governato mai ha ragionato con una visione da città vera. I risultati si son visti SEMPRE e si vedranno nel tempo. Abbiamo realizzato la quintessenza dell’IMMOBILISMO (CIVILE, CULTURALE, MORALE).
    Pensate che possa mai cambiare qualcosa? Con quali uomini? con quali leaders? Quelli attuali sistemano i loro affari e i loro equilibri e poi hanno finito! – per Messina non cambierà mai!
    Ci dovrebbero invadere gli stranieri del nord!!!

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  4. tempostrettissimo 9 Dicembre 2015 08:12

    Messina:città metropolitana? NO, POCO PIU’ DI UN PAESE!
    MESSINA è POCO PIù DI un paese e tutti i politici sono pari al livello del “paese Messina”.
    Nessuno di quelli che hanno governato mai ha ragionato con una visione da città vera. I risultati si son visti SEMPRE e si vedranno nel tempo. Abbiamo realizzato la quintessenza dell’IMMOBILISMO (CIVILE, CULTURALE, MORALE).
    Pensate che possa mai cambiare qualcosa? Con quali uomini? con quali leaders? Quelli attuali sistemano i loro affari e i loro equilibri e poi hanno finito! – per Messina non cambierà mai!
    Ci dovrebbero invadere gli stranieri del nord!!!

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