Il contratto di servizio che dovrà regolare i rapporti tra Palazzo Zanca e l'azienda che gestisce il servizio idrico in città si arricchisce di nuovi contenuti e particolari, in virtù dei 7 emendamenti proposti direttamente dal commissario Croce
32 fontane, 19 lavatoi, 19 case cantoniere, 4 locali ex Amam e l’attuale sede dell’Amam spa. Ci sono anche questi beni nel lungo elenco di« beni strumentali e non direttamente strumentali » affidati in concessione dal Comune all’Amam. Per la “modica” cifra di 15 milioni di euro l’anno.
Il contratto di servizio che dovrà regolare i rapporti tra Palazzo Zanca e la società, di sua proprietà, che gestisce il servizio idrico in città si arricchisce di nuovi contenuti e particolari rispetto allo schema inizialmente approdato in Consiglio comunale , in virtù dei 7 emendamenti allegati all’atto, proposti direttamente dal commissario straordinario Luigi Croce e trasmessi ai consiglieri comunali dal capo di gabinetto Loredana Sciglio.
Le modifiche più significative riguardano gli articoli 7 comma 1, 9 e 14 del contratto di servizio . Mentre nella prima versione dell’atto (vedi correlato), l’articolo 7 rimandava ad una successiva ricognizione dei beni in concessione, da dettagliare in un successivo elenco da allegare al contratto, nella seconda versione «si allega sin d’ora un elenco dei beni consegnati all’Amam spa». Oltre a quelli citati sopra, rientrano nell’elenco: l’acquedotto della Santissima , l’acquedotto dell’Alcantara, l’acquedotto di Fiumefreddo, gli acquedotti ed i pozzi dei villaggi e la rete idrica interna, che comprende i serbatoi dei quartieri e dei villaggi. Tra le 32 fontane affidate all’Amam “spiccano” la Fontana Orione di piazza Duomo, la Fontana di Piazza Sequenza, la Fontana Nettuno, la Fontana della Rotonda di Granatari .
Tutti questi beni dati in concessione all’Azienda Meridionale Acque avranno un costo, come meglio specificato all’articolo 9, che nella versione emendata del contratto di servizio stabilisce che l’A.M.A.M spa dovrà versare annualmente per i primi dieci anni al Comune un importo «per i beni strumentali e non direttamente strumentali affidati in concessione come da elenco allegato, per le nuove attività affidate e non vietate dalla legge e per i lavori innovativi e di rinnovamento della rete idrica comunale, i cui oneri il Comune ha sopportato e si impegna a sopportare per tutta la durata della presente convenzione ».
La somma che l’Amam dovrà versare nelle casse di Palazzo Zanca è di 15 milioni di euro annui oltre Iva se dovuta, «a titolo di rimborso forfettario». Sempre in ossequio all’articolo 9, «la corresponsione dell’importo è correlato all’aumento delle tariffe che determineranno per l’Amam un corrispondente incremento dei ricavi. Il canone –conclude il testo – dovrà essere versato in rate trimestrali posticipate con tolleranza di novanta giorni, tenuto conto dei tempi di fatturazione».
Le bollette dell’acqua sono, dunque, destinate a lievitare, come abbiamo più volte sottolineato nel corso di queste settimane. Chiaro in tal senso l’articolo 14, così modificato dall’emendamento: «la tariffa costituisce il corrispettivo della gestione del Servizio Idrico Integrato ed è determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell’entità dei costi di gestione delle opere e in modo che sia assicurata, comunque, la copertura integrale di tutti i costi. Al fine di fare fronte a tutti i costi che l’Amam dovrà sostenere, le parti convengono che a partire dal giorno 1 gennaio 2013 le tariffe allo stato praticate siano aumentate, previa approvazione degli organi comunali».
Tra i sette emendamenti allegati alla versione originaria del contratto di servizio, ci sono altri due emendamenti, integrativi, che meritano attenzione. All’articolo 3 “Ulteriori attività”, viene aggiunto il comma 6 in base al quale «l’Amam spa potrà eseguire, nell’ambito della sua prevalente attività, servizi di allaccio, sostituzione e riparazione di tubazione e condotte idriche. A tal fine potrà anche concludere accordi con privati o società del settore». Il tutto in nome e a tutela del principio di autonomia sancito dallo Statuto dell’azienda.
C’è, poi, l’articolo 5 comma 9, “Obblighi dell’Amam”, nel quale è stato aggiunto che l’Amam «potrà utilizzare purché non vietato dalla legge, il laboratorio di analisi delle acque per svolgere , dietro corrispettivo, attività di analisi per conto terzi (privati ed Enti pubblici) e fare in modo che tale laboratorio diventi un centro di eccellenza» e, aggiungiamo noi, porti soldi nelle casse aziendali .
Il contratto di servizio tra Amam e Comune – corredato dagli emendamenti e dal parere del Collegio dei revisori dei conti del Comune, a cui rimangono poche ore per emettere il loro verdetto – è pronto a tornare in Aula consiliare per essere discusso e votato dal Consiglio comunale. Dopo il voto dell’Aula, l’atto dovrebbe tornare nelle mani del presidente dell’Amam, Alessandro Anastasi, che ha firmato ed accettato le condizioni della prima versione ma non ha ancora messo il suo sigillo nella versione emendata.
Gli emendamenti hanno, invece, già ottenuto il via libera del dirigente comunale al ramo, Antonino Cama e dei dirigenti dell’area economico-finanziaria di Palazzo Zanca , Ferdinando Coglitore e Giovanni Di Leo, che si sono espressi sulla regolarità contabile. (Danila La Torre)
E’ EVIDENTE LA SPECIOSITA’ DELL’AZIONE. SI DOVREBBE CAPIRE COME MAI IL COMUNE NON HA MAI PROCEDUTO AD UN CONTRATTO DI SERVIZIO NEGLI ANNI PRECEDENTI ATTINGENDO, DI CONVERSO,RISORSE A TITOLO SICURAMENTE PIU’ ONEROSO MEDIANTE ALTRI CANALI CREDITIZI.
INOLTRE,SAREBBE INTERESSANTE CAPIRE COME SI ARRIVA ALLA QUANTIFICAZIONE DEL CONTROVALORE DELLE CONCESSIONI.
IN ULTIMO,IO CREDO CHE UNA GESTIONE IMPRONTATA AD EFFICENZA ED EFFICACIA, COME RICHIEDE IL BUON GOVERNO DELLA COSA PUBBLICA, NON PORTA SICURAMENTE AD ESTERNALIZZARE SERVIZI PER GRVARE DI COSTI ULTERIORI LA COLLETTIVITA’,…A MENO CHE NON SI DEVE FARE CASSA…A SCAPITO DEI SOLITI IDIOTI..CIOE’NOI CITTADINI!
Mi pare chiaro che, con questi provvedimenti che hanno come punto di riferimanto l’AMAM, si è trovato il modo per imporre nuove tasse ai contribuenti messinesi, utilizzando un’arma impropria che è la gestione dell’acqua pubblica, in direzione contraria a quanto deciso dal Popolo Italiano con il referendum !! Così si parano il +++++++++ dalle conseguenze del dissesto che loro stessi hanno generato in anni di dissennata amministrazione, in correità con i politici che si sono succeduti nei ruoli chiave dell’amministrazione comunale; che schifo !! Spero che la gente si renda conto di tutto ciò e cominci DA SUBITO a regire duramente, manifestando per mandare a casa questa +++ di ++++++ !!!!
INOLTRE, SE VERO E’ CHE L’ART.9 RECITA,PER COME RIPORTATO NELL’ARTICOLO DI TEMPOSTRETTO, CHE LA CORRESPONSIONE DELL’IMPORTO FORFETTARIO DI 15 MILIONI DI EURO AL COMUNE E’ CORRELATO ALL’AUMENTO DELLE TARIFFE CHE DETERMINERANNO PER L’AMAM UN INCREMENTO DEI RICAVI, E’ COME SE IL COMUNE DICESSE ALL’AMAM, IO TI CHIEDO DI DARMI 15 MILIONI DI EURO, TU FALLI PAGARI AI CITTADINI AUMENTANDO IL COSTO DEI SERVIZI.
SULLA STESSA SCIA IL COMUNE POTREBBE ANCHE, PER ESEMPIO, DIRE, DA DOMANI, CARA ENEL GESTISCIMI GLI IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE PUBBLICA , DAMMI I SOLDI CHE IO TI CHIEDO E AUMENTA LE BOLLETTE. OPPURE, VISTO CHE LE STRADE SONO MIE, CARA SOCIETA’xxx TE LI DO IN CONCESSIONE , DAMMI I SOLDI, E METTI DEI PEDAGGI PER CHI LE UTILIZZA…E AVANTI COSI’..
SIAMO ARRIVATI, MA DA UN PEZZO, ALL’ASSURDO.
IL CITTADINO DEVE SAPERE CHE:
L’acqua prelevata da Fiumefreddo, che non ricade nel comune di Messina, viene misurata in uscita alla fonte.
Pertanto, se durante il tragitto da Fiumefreddo a Messina, la condotta presenta guasti e diverse falle, l’acqua perduta viene ugualmente calcolata e pagata dal Comune di Messina, che poi fa ricadere in bolletta il costo della stessa.
Pertanto credo che in virtù di una attenta gestione del prezioso liquido, per non gravare ancor più di costi la collettività intera, bisogna urgentemente evitare le perdite durante il trasporto dalla fonte ai serbatoi comunale e allo stesso mode, dai serbatoi alle utenze cittadine.
Ancor di più, interrompendo il flusso dell’acqua all’interno della conduttura cittadina, essendo la tubazione in ferro, l’aria spinta all’interno delle stesse, danneggia la conduttura provocando copiose perdite sempre a carico dell’utenza finale.
Pertanto, se il comune di Messina o l’ente gestore, non ripara gli impianti in modo adeguato, non trova il sistema per recuperare l’acqua che in abbondanza dalle colline cittadine, percorrendo falde sotterranee si riversa in mare, il cittadino non PUO’ e NON DEVE farsi carico di costi aggiuntivi e onerosi, colpa di una gestione malsana di un bene di prima necessità come l’aria stessa.
Parola di Gatto.
E’ di fatto dissesto comunale, ma al solito a pagare sono solo i cittadini mentre i cari politici che ci hanno portato a questo sono sempre nei loro posti privilegiati. Quello che stà accadendo a Messina è una delle più grosse ingiustizie che si sia mai verificata in questa città, forse non basta più riempire le piazze.
Cari Messinesi,
avete voluto, con un plebiscito, la gestione dell’acqua pubblica ad ogni costo?
Ora pagate l’incapacità gestionale. E ricordate: “salvare il Comune equivale a salvare la città e i suoi abitanti”.
Vi stanno facendo il lavaggio del cervello, svuotandoVi i portafogli.
Votate!
Non è l’AMAM in dissesto economico ma il Comune che vuole fare pagare i suoi debiti con l’aumento delle tariffe!!! E non è possibile anche perchè gli impianti strumentali per legge e secondo l’atto costitutivo AMAM possono essere trasferiti all’Azienda “gestore” solo GRATUITAMENTE. Quindi l’atto proposto al Consiglio Comunale è palesemente illegittimo oltre che politicamente pazzesco!!!! Luigi