E' fallito il progetto iniziale di costituire un Libero Consorzio in cui assumere il ruolo guida. Per il sindaco Eligio Giardina la causa è da ricercarsi nella normativa regionale che è stata pensata in modo tale da non permettere la formazione dei consorzi
Le intenzioni, in origine, erano ben diverse. Taormina aveva rifiutato sin da subito l’idea di far parte della Città Metropolitana di Messina e aveva avviato un percorso per costituire un Libero Consorzio nel ruolo di comune capofila. Per farlo aveva guardato al versante catanese, prima a Giarre, poi ad Acireale, coinvolgendo altri comuni della riviera jonica che avrebbero seguito la Perla dello Jonio su questa strada. Diversi incontri tra i sindaci interessati si erano tenuti proprio a Palazzo dei Giurati per discutere del futuro. Nulla di fatto invece, cadono tutte le ambizioni di diventare il perno del Libero Consorzio (che avrebbe dovuto chiamarsi Jonia-Taormina-Etna), l’unica possibilità che rimane è quella di aderire alla Città Metropolitana di Messina.
Una possibilità che continua a non piacere alla comunità taorminese e a tanti componenti del consiglio comunale che, sull’argomento, non hanno neanche potuto scegliere. La paura è sempre la stessa, che Taormina diventi la periferia di Messina e che non venga coinvolta nelle strategie del nuovo assetto geografico. Di questo si è discusso ancora durante l’ultimo consiglio comunale dove i coinquilini di Palazzo dei Giurati, divisi sulle intenzioni, erano invece d’accordo sulla mancanza di una proposta seria da parte del sindaco Eligio Giardina: “l’iniziativa del Libero Consorzio è morta ancor prima di nascere senza un tentativo serio di abbattere gli ostacoli posti dalla normativa regionale”. Aldilà delle intenzioni o dei desideri personali, bisognava infatti fare i conti con quanto previsto dalla Legge Regionale 8/2014. Due gli ostacoli principali: il numero di abitanti non poteva essere inferiore ai 180 mila e bisognava rispettare la continuità territoriale. La scelta poi avrebbe dovuto essere confermata da un referendum popolare.
“Troppe condizioni che hanno finito per invalidare il tutto”, ha detto in consiglio comunale il sindaco di Taormina. “Se il consiglio avesse potuto esprimersi non sarebbe cambiato nulla. In tempi non sospetti io ho riunito qui 45 sindaci, ma la schizofrenia della normativa regionale ha cambiato le carte in tavola. Voi pensate poi”, ha aggiunto Eligio Giardina”, che il comune di Taormina si poteva sobbarcare l’onere di un referendum popolare ben sapendo che non sarebbe stato raggiunto il quorum? Voi dite che è colpa mia? Io ho tentato”.
Giusy Briguglio
Lo stesso problema si presenterà per i comuni del comprensorio nebroideo, Patti, Capo d’Orlando e S.Agata di Militello aspirano ad essere capofila di un libero consorzio che non si farà mai per campanilismo, ognuno dei tre comuni succitati vanta dalla propria parte qualcosa che il vicino non ha e per questo pretende di essere capofila, tutto il comprensorio non si avvicina manco lontanamente ad avere 180.000 abitanti e di conseguenza cosa accadra? che tutta la Val Demone poi Provincia Regionale di Messina cambierà nome in città Metropolitana di Messina, ergo NON CAMBIERA’ NULLA. Meglio tornare ad eleggere il consiglio ed il presidente provinciale invece di intestardirsi con una cosa che non vedrà mai la luce…
Lo stesso problema si presenterà per i comuni del comprensorio nebroideo, Patti, Capo d’Orlando e S.Agata di Militello aspirano ad essere capofila di un libero consorzio che non si farà mai per campanilismo, ognuno dei tre comuni succitati vanta dalla propria parte qualcosa che il vicino non ha e per questo pretende di essere capofila, tutto il comprensorio non si avvicina manco lontanamente ad avere 180.000 abitanti e di conseguenza cosa accadra? che tutta la Val Demone poi Provincia Regionale di Messina cambierà nome in città Metropolitana di Messina, ergo NON CAMBIERA’ NULLA. Meglio tornare ad eleggere il consiglio ed il presidente provinciale invece di intestardirsi con una cosa che non vedrà mai la luce…