Il coordinatore del programma di riqualificazione urbana di Bisconte spiega perchè le responsabilità dei finanziamenti persi per i 106 alloggi sono dell'ex amministrazione comunale
Il Decreto di Revoca del finanziamento per la riqualificazione di Bisconte, inchioda il comune alle sue responsabilità.
L’ing. De Cola avrebbe fatto meglio a startene zitto a ad evitare di continuare a dichiarare il falso.
A leggere il decreto di revoca non si capisce dove risiedano le responsabilità dei privati, mentre evidenti sono quelle imputate all’Amministrazione Comunale.
Per prima cosa l’ex assessore De Cola avrebbe fatto bene a leggersi il Decreto Regionale di Revoca e a dirci perchè non ha fatto ricorso al TAR, come ha invece fatto in tante altre occasioni, per Lui evidentemente più interessanti.
Invece per coprire le proprie personali responsabilità, i suoi maldestri tentativi a far saltare tutto con strumentali interrogazioni all’ANAC, rispedite al mittente con inequivoche risposte, alla mancata reale volontà di chiudere la trattativa con l’IACP (chiusasi, alla fine e oltre i termini, solo grazie alla grande disponibilità e alla ferma volontà della dott.ssa Giacobbe, direttrice e dell’Ing. Santoro, commissario, realmente interessati al programma di riqualificazione urbana ammesso a finanziamento), ai ritardi accumulati nella predisposizione e approvazione delle delibere di giunta (mesi laddove sarebbero bastati giorni), chiama in causa i privati che allo stato sono gli unici ad averci rimesso di tasca per i costi già sopportati.
In verità i privati hanno rispettato impegni e scadenze, e hanno redatto e inoltrato entro i termini concessi dalla regione il progetto definitivo prima e quello esecutivo dopo , come può essere facilmente verificato dai numeri del protocollo comunale.
Se De Cola, avesse avuto un reale interesse alla realizzazione del Programma di riqualificazione Urbana di Bisconte e a realizzare i previsti 106 alloggi da dare in affitto a canone agevolato alle famiglie messinesi in stato di disagio abitativo, avrebbe fatto ricorso al TAR e soprattutto avrebbe dovuto contestare le richieste illegittime e le reiterate violazioni alle leggi regionali e nazionali da parte dei dirigenti del servizio 7 del Dipartimento Regionale alle Infrastrutture, che hanno motivato e originato la revoca del finanziamento.
Avrebbe dovuto contestare Loro la palese violazione del Decreto Assessoriale dell’11/07/2008 e dell’ art. 5 del Bando Regionale, dell’art. 11, comma 4° del Codice di Comportamento dei Dirigenti della Regione Siciliana, in merito all’obbligo di utilizzare nella redazione dei testi scritti e in tutte le altre comunicazioni un linguaggio chiaro e comprensibile, dell’art. 3, commi 1,2 e 5 del D.P.R. n. 62 del 16/04/2013 sulla imparzialità dell’azione amministrativa, senza abusi di posizione o di potere e sull’obbligo di assicurare la piena parità di trattamento a parità di condizioni, astenendosi, altresì, da azioni arbitrarie che abbiano effetti negativi sui destinatari dell’azione amministrativa, dell’art. 1 comma 2 della Legge n. 241 del 7/8/1990, sul divieto di aggravamento del procedimento ed infine la violazione degli artt. 7 e 8 della stessa legge sull’obbligo di comunicazione dell’avvio del procedimento di revoca.
Abbiamo dovuto pensarci noi, denunciando tutto ciò a quanti, per il proprio ruolo istituzionale, amministrativo e/o politico, hanno il dovere di garantire pienezza di diritto nei procedimenti amministrativi; ma questo è un altro capitolo.
IL Coordinatore del Programma di Riqualificazione Urbana di Bisconte
Angelo Libetti
Rilevati i danni prodotti, sottolineate le magagne,svelati gli autori degli stessi,perchè non si provvede a STANGARLI ECONOMICAMENTE?