"Serpeggiava una sorta di timidezza pigra e consuetudinaria- commenta l'ex city manager- Confido che entro fine anno si completi lo sgombero ma ci libereremo della stratificata cultura della baracca?"
“Il segreto della vittoria, in campo, ma anche nella vita, sta nel saper rispettare il mio compagno di squadra, ma anche il mio avversario. Nessuno vince da solo, né in campo né nella vita!” (Francesco). Ho avversato l’on. De Luca. Continuerò, dal mio angolo, a farlo. Non lo ritenevo e non lo ritengo il Sindaco a cui affidare le sorti gestionali e amministrative della città di Messina.
Prendendo a prestito una battuta di Ficarra e Picone (ne Andiamo a quel paese) e mutuandola in parafrasi direi … melodrammatico a giorni alterni … non voglio farci l’abitudine per affermare … oggi è pari … gli tocca!
Tuttavia, a prescindere da ciò che farà, un merito (un primo sommo merito) gli va ascritto.
Avere sposato su piano ideale e pragmatico il progetto dell’avv. Marcello Scurria intestandosi, prima come parlamentare regionale poi come Primo Cittadino, la sfida del “risanamento”. Ciò lo consegna – per definizione e dedizione – alla storia. Chapeau!
Ci riuscirà? Non lo so. Lo spero vivamente.
Ho certa confidenza con visioni della polis da tradurre in programma da sottoporre agli elettori per attestare che dalla agenda politica cittadina il risanamento se non sparito era – di certo – stato edulcorato.
A me non sfugge la marcata differenza tra risanamento, riqualificazione e rigenerazione urbana. Tutti temi importanti, connessi ma diversi.
Non posso negare, comunque, che tranne poche voci anche presso (l’onestà intellettuale di) urbanisti, ordini, tecnici e professionisti più o meno prestati all’impegno civico era davvero in salita affrontare frontalmente quello del risanamento. Serpeggiava una sorta di timidezza pigra, disincantata e consuetudinaria decisamente più grave di una sorta di zona franca per mietere tra ammiccamenti e/o promesse e/o “impegni” voti.
Si parla di “fortune” elettorali. Mi sembra una esagerazione.
Peraltro, personalmente, considero la questione più prossima alla idea dello sviluppo (nell’interpretare la “dimensione” della città) che alla sensibilità dinnanzi al disagio abitativo.
In una sola occasione, lo rammenterà bene l’on. Angela Bottari, ho presenziato alla consegna di un alloggio realizzato in ambito di risanamento a persona (inserita in graduatoria) che era nata in baracca (quella si … del terremoto). Era stato un momento di gioia. Un retropensiero inquinò il mio stato d’animo. Troppi figli, generi, nuore e nipoti, erano accorsi a festeggiare. Tutti (o quasi tutti) impiegati, stipendiati, occupati. Ci libereremo dalla stratificata cultura della baracca? Confido che entro la fine dell’anno verranno tutte giù. Ci libereremo dalla stratificata cultura della baracca?
Emilio Fragale