Il presidente del V Quartiere Alessandro Russo scrive al Prefetto Trotta per tornare a denunciare una situazione ai limiti del paradosso. A Fondo Basile le 12 famiglie assegnatarie di alloggi popolari è costretta a vivere ancora in baracca per colpa di leggi e burocrazia.
Una vicenda che si trascina da anni, una vicenda kafkiana di cui tutti sono a conoscenza, ma che a quanto pare in pochi hanno volontà di risolvere. Siamo a Fondo Basile, una delle zone della città simbolo di un risanamento che non ha funzionato. A Fondo Basile dodici famiglie da ormai due anni hanno avuto assegnati altrettanti nuovi alloggi realizzati dallo Iacp. Regolarmente inserite in graduatoria, dopo anni di attesa, sono riuscite ad avere finalmente una casa. Pensavano di poter lasciare le cassette in cui hanno vissuto per tutta la vita, ma così non è stato. All’inizio a causa di un’occupazione abusiva durata alcuni mesi, poi per dei lavori di sistemazione necessari dopo quell’occupazione, adesso soprattutto per colpa della burocrazia e delle leggi in vigore che sembrano penalizzare i cittadini piuttosto che aiutarli. Il perché è semplice. La legge obbliga lo Iacp a demolire ed eliminare, o comunque a rendere inutilizzabili, le baracche che si vanno liberando nel processo di edificazione dei nuovi alloggi popolari di risanamento. Quindi nel momento stesso della progettazione dovrebbero essere inseriti gli interventi di demolizione. Ma c’è di più. Una determina sindacale del 2011 impone ai nuclei assegnatari di custodire fino al momento della demolizione le rispettive casette o baracche, al fine di evitare occupazioni abusive da parte di altri nuclei familiari. Una prescrizione logica e comprensibile, ma solo se rapportata a quel lasso di tempo necessario che servirebbe a consegnare l’alloggio e a spostarvi la residenza. Insomma, non dovrebbe trascorrere più di un mese. Per gli abitanti di Fondo Basile invece sono trascorsi due anni.
Lo denuncia il presidente della V Circoscrizione Alessandro Russo che ha scritto al Prefetto Trotta per chiedere aiuto e sbloccare così la situazione che si trascina a Fondo Basile. Nel corso di questo ultimo anno, spiega Russo, le baracche ancora abitate si sono ammalorate e, come ampiamente verificato durante un recente sopralluogo tecnico di IACP e V Circoscrizione (1.03.2013), non sono più in condizioni di vivibilità: numerose le infiltrazioni d’acqua dai soffitti, insalubri gli ambienti, indegni gli spazi a disposizione per famiglie con persone anziane e disabili costrette ancora a permanere in questi anguste stamberghe. A queste considerazioni, si aggiunga che le famiglie interessate, prevedendo lo spostamento verso le nuove abitazioni non hanno più proceduto ad una accurata manutenzione delle baracche, poiché saggiamente non ritenevano di dover più continuare a viverci. “Da quella assegnazione sulla carta, invece, sono passati quasi due anni, e le famiglie interessate vivono ancora in baracca, nonostante siano pronti i nuovi loro alloggi a pochi metri di distanza. Dei nuovi alloggi sono custodi, e non possono trasferirsi a viverci poiché se dovessero lasciare le loro baracche, che come si è detto sono ormai invivibili per stessa ammissione dello IACP, sarebbero ritenuti responsabili per eventuali intromissioni abusive. Queste famiglie vivono nell’attesa che lo IACP avvii lo sbaraccamento delle baracche: attività, questa, che ad oggi incomprensibilmente non è stata neppure programmata. Queste famiglie vivono in un incredibile limbo dantesco, surreale, grottesco e frutto di una incapacità amministrativa a individuare al più presto soluzioni ragionevoli”.
Lo scorso martedì, su input del quinto quartiere, si è tenuta una Conferenza dei Servizi presso il Dipartimento Risanamento Urbano del Comune di Messina, a cui ha preso parte anche lo IACP, con il suo responsabile tecnico, ing. Achille D’Arrigo. Dall’incontro è emerso che lo Iacp non ha risorse a disposizione per procedere allo sbaraccamento. All’Istituto Case Popolari i soldi ci sono, ma non sono stati previsti per interventi di questo tipo. Dunque se quelle baracche non verranno distrutte le dodici famiglie non potranno mai a vivere nella loro nuova casa nonostante tocchi a loro a tutti gli effetti. Da qui è partita la richiesta del Presidente Russo. “Riteniamo della massima ingiustizia obbligare ancora per chissà quanto tempo, dopo attese e graduatorie ultratrentennali, dodici nuclei familiari a vivere in condizioni insalubri ed indegne, dentro baracche fatiscenti, quando sono pronti gli alloggi popolari realizzati per loro e soltanto per obbligarli ad una “custodia” delle baracche che si va prolungando irragionevolmente negli anni. Da poche settimane a quasi due anni. E con la previsione, vista la asserita incapacità di risorse da parte dello IACP, di rimanervi ancora a lungo. Alloggi pronti, ma cittadini costretti a vivere in una baracca da custodire perché lo IACP non riesce ad individuare quelle minime risorse per assicurare l’abbattimento o la resa inutilizzabile delle casupole. (Francesca Stornante)