La commissione Bilancio e la crisi di Palazzo Zanca: serve unità d'intenti per evitare il dissesto finanziario

La commissione Bilancio e la crisi di Palazzo Zanca: serve unità d’intenti per evitare il dissesto finanziario

La commissione Bilancio e la crisi di Palazzo Zanca: serve unità d’intenti per evitare il dissesto finanziario

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lunedì 19 Dicembre 2011 - 15:38

Il pressing della Corte dei Conti e gli allarmi lanciati nelle settimane scorse preoccupano i consiglieri comunali. Ma c’è chi pensa che il dissesto sia il male minore

Splendidi giochi d’acqua, un mix di colori dal bellissimo effetto scenico, applausi e sorrisi del sindaco e di alcuni suoi assessori. Tutto bello, tutto gradito ad una città che non ha molto di cui godere. Ma in tanti, ieri sera a piazza Cairoli, hanno avuto l’impressione di ritrovarsi di fronte all’orchestrina del Titanic. Perché mentre la musica va avanti, l’iceberg si avvicina. E non si sa se e quando avverrà l’impatto. Nessuno vuole fare il menagramo, a tutti piace pensare che uscire dalla crisi è possibile. Ma perché ciò avvenga è necessario fare delle scelte e che qualcuno se ne prenda la responsabilità. In questo contesto, il consiglio comunale sembra animato dalla buona intenzione di scuotersi dal torpore che in troppe occasioni lo ha contraddistinto in questi ultimi anni e di assumersi le proprie, di responsabilità. Stamattina a Palazzo Zanca si è svolta una lunga seduta della commissione Bilancio, presieduta in gran parte dal vicepresidente Antonio Fazio dopo che Giuseppe Melazzo aveva abbandonato l’aula per un diverbio col capogruppo del Pdl Pippo Capurro. Due ore e un quarto di dibattito, con molte presente (undici componenti della commissione più qualche capogruppo). Rarità per chi frequenta quotidianamente il palazzo. Segno che forse ci si è resi finalmente conto che non è più tempo di giocare.

Un input più che importante, in tal senso, è arrivato da Palermo, con la lettera della Corte dei Conti attraverso cui il consiglio comunale è invitato, entro novanta giorni (la lettera è arrivata a fine novembre) ad adottare le misure correttive del caso per far fronte alla acclarata crisi economico-finanziaria dell’ente. Da qui l’appello iniziale di Roberto Nicolosi del Pdl che ha dato il là al lungo dibattito: si faccia fronte comune (o per dirla con Sebastiano Tamà, si crei un «comitato di salute pubblica») per evitare il peggio, ossia il dissesto finanziario. Un appello raccolto da quasi tutte le forze politiche ma rispetto al quale ognuno – questo il concetto chiave emerso oggi – dovrà muoversi secondo il proprio ruolo. In altre parole, il pallino più importante sarà in mano alla maggioranza, a cui spetterà l’arduo compito di farsi sentire con un’Amministrazione troppo spesso “lontana” dal consiglio comunale, distante, praticamente assente se non quando c’era da ottenere un sì a determinati atti. Alla maggioranza questo compito, all’opposizione quello di sostenere le misure che verranno ritenute idonee. In tutto questo un ruolo importante lo dovranno giocare i tecnici, da qui la decisione di mantenere la seduta in apertura permanente con la partecipazione costante di rappresentanti dell’Amministrazione e degli uffici dell’area economico-finanziaria. Tutti con un obiettivo: evitare il dissesto finanziario.

Tutti o quasi. Perché c’è chi pensa che la dichiarazione di dissesto sia il male minore. Lo ha detto pubblicamente proprio il presidente della commissione Bilancio Melazzo, il quale ha più volte spiegato che «col dissesto avremmo le stesse conseguenze dell’inevitabile sforamento del patto di stabilità, solo che col dissesto avremmo anche qualche piccolo vantaggio». Scuole di pensiero, che al momento sembrano minoritarie in aula. Non è affatto minoritaria, invece, la posizione secondo cui, in questo contesto, è più che inopportuno che il sindaco continui a non decidere riguardo al proprio doppio incarico. Più o meno tutti sono concordi sul fatto che la città ha bisogno di chiarezza e perché ci sia chiarezza istituzionale è condizione imprescindibile la certezza di avere un sindaco. Una certezza che, oggi, non può esserci.

3 commenti

  1. il titanic affonda ma almeno li si cercava di salvare la pelle, qui invece pur di non mollare la poltrona si va a fondo con tutta la barca …………..

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  2. rossetti mariano 20 Dicembre 2011 10:18

    Da subito, il Comune deve tagliare tutte le spese inutili o futili, a cominciare dagli ex articolisti, che vanno licenziati immediatamente, in quanto improduttivi ed assolutamente avulsi dal contesto impiegatizio pubblico.

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  3. Rispolverate la Ballata di Colapesce! Soltanto lui può salvare Messina!

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