Piani di riequilibrio a confronto: nuovi debiti e l’Atm è una «bomba»

Piani di riequilibrio a confronto: nuovi debiti e l’Atm è una «bomba»

Danila La Torre

Piani di riequilibrio a confronto: nuovi debiti e l’Atm è una «bomba»

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sabato 24 Novembre 2018 - 16:12

Tabelle alla mano, il sindaco ha snocciolato numeri e ha messo a confronto il piano targato Accorinti con quello approvato venerdì sera. Ecco cosa è emerso

L’email contenente la quinta versione del piano di riequilibro è stata inoltrata al Ministero e alla Corte dei conti alle 23. 59 minuti e 58 secondi di venerdì 23 novembre. Sarebbero bastati due secondi di ritardo e sarebbe saltato il banco. A raccontare l’episodio è stato in conferenza stampa il sindaco Cateno De Luca, che non ha nascosto l’agitazione di quei momenti in cui – a causa di un intoppo tecnico – non si riusciva a far partire tutta la documentazione approvata in Consiglio comunale.

Inviata le delibera sulla rimodulazione del riequilibrio, adesso esteso a 20 anni (periodo 2014-2003), l’allarme dissesto è ancora dietro l’angolo, sia perché resta da sciogliere il nodo degli accordi con i creditori sia perché per il sindaco è necessario imprimere un’accelerazione nell’attività di valorizzazione e dismissione del patrimonio comunale (VEDI ARTICOLO A PARTE).

Oltre ad illustrare gli scenari futuri, nell’incontro odierno con i giornalisti, tabelle alla mano, il sindaco ha però voluto anche analizzare nel dettaglio tutti i debiti inseriti nel piano di riequilibrio, testualmente descritta come «la peggiore rappresentazione possibile, così come ci impongono le norme».

Con riferimento agli accantonamenti nel periodo 2014-2018 , De Luca ha spiegato che questi «ammontano a 58.708,037,63 euro a fronte degli oltre 100 milioni di ero che erano stati programmati, vale a dire il 50% in meno. Nei monitoraggi semestrali della Corte dei Conti era evidente che qualcosa non funzionasse, ma nulla è stato fatto ed il piano di riequilibrio è rimasto a galleggiare».

Con il nuovo piano di riequilibrio si è proceduto, secondo De Luca, ad una «inversione di metodo, anche per dare risposte concrete alla Corte dei conti». Il primo cittadino ha quindi chiarito che tutte le misure contenute nel “salvaMessina” sono necessarie per superare le criticità strutturali del Comune «ed è per questo – ha evidenziato – che ho voluto che venissero discusse in Consiglio comunale contestualmente al piano di riequilibrio».

A questo proposito ha aggiunto una nota politica, l’unica in una conferenza stampa prettamente “tecnica”: «Ora non ho più alibi, ha ragione chi dice questo», alludendo alle dichiarazioni del capogruppo del Movimento Cinque Stelle, Andrea Argento, che sulla liquidazione dell’Atm ha spiegato il voto favorevole di due esponenti pentastellati come una precisa volontà dell’intero gruppo di non dare alibi al sindaco, perché tanto il dissesto lo dichiarerà la Corte dei Conti. E che il default sia ancora dietro l’angolo e la magistratura contabile potrebbe trovare numerosi punti di debolezza anche nella nuova versione del riequilibrio (dalla mancata adozione da parte dell’ente del consuntivo 2017 all’assenza di transazioni con i creditori) De Luca lo sa bene e non lo nasconde, tanto da affermare che porrebbe essere l’amministrazione stessa a predisporre la delibera sul dissesto senza aspettare che sia la Corte dei Conti a farlo.

Tornando alle tabelle, De Luca ha snocciolato altri dati significativi, come ad esempio quello su Messinambiente, che nell’anno 2017 registra perdite per 8 milioni di euro.

Particolarmente interessante poi il confronto con il piano di riequilibrio targato Accorinti. Il sindaco ha sottolineato come nella precedente versione, approvata con delibera del 30 settembre del 2016, i debiti ammontassero a 347.694.372,46 euro, che lievitavano sino a 425.896,573,84 euro aggiungendo la restituzione del fondo di rotazione ex dl 174, disavanzo del riaccertamento straordinario e Fondo rischi, per un totale di 78.202.201,38 euro; mentre nell’ultima versione, approvata con delibera del 23 novembre, i debiti ammontano a 382.551.832. 99 euro, che raggiungono quota 552.209.432,29 euro aggiungendo la restituzione del fondo di rotazione ex dl 174, disavanzo del riaccertamento straordinario e Fondo rischi per un totale di 169.657.599,30 euro.

«C’è stata – ha detto De Luca – una variazione dei debiti liquidi ed esigibili non inseriti nel precedente piano e che sono venuti fuori dal riaccertamneto fino al 30 settembre 2018. Abbiamo inoltre voluto aumentare il fondo rischi (passato da 78,2 milioni di euro a 169,6 milioni di euro) per riuscire a garantire copertura ai debiti potenziali legati ai contenziosi nel caso in cui dovessero diventare certi ed esigibili».

Scorrendo l’elenco fornito dal primo cittadino, a pesare come un macigno ci sono i debiti dell’Atm: se nel precedente piano erano state censite perdite di gestione per solo poco più di 32,4 milioni di euro adesso ne risultano 51 milioni 450 mila euro, a cui devono essere aggiunti i debiti prodotti dal 2014 al 2018 per oltre 29 milioni di euro .

«L’Atm è una vera bomba, perché si tratta per lo più di debiti certi », ha commentato De Luca.

Il quadro debitorio del Comune è preoccupante e la maratona per provare a scongiurare il fallimento non è certo finita venerdì. Andrà avanti almeno fino al 31 dicembre.

Danila La Torre

Un commento

  1. MessineseAttenta 25 Novembre 2018 06:08

    Messina non eviterà il dissesto.
    Bisognerebbe chiudere la città per fallimento.

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