Sulla rotta della decima musa: se la lotta dello spirito per emergere è resa più agevole dall’avanzamento tecnologico. Impressioni a cura di Tosi Siragusa
Samantha è un sistema operativo, dall’affascinante, sensuale e spiritosa voce originale di Scarlett Johansson (premiata quale migliore attrice al festival di Roma 2013) pur se utilizzata solo in audio, protagonista della pellicola unitamente al triste Theodore, in crisi per la fine del suo matrimonio, interpretato da Joaquin Phoenix, che regge con metodo ogni conversazione ed è insieme volto emittente e ricevente di ogni battuta.
Il singolare film, diretto da Spike Jonze, affronta il tema dell’intimità di coppia, dei riflussi dei cambiamenti di uno dei partner sull’altro e sul legame stesso e del rapporto fra amore e libertà personale, soffermandosi sulla solitudine conseguente alla fine di un amore, resa in modo ineffabile… In tale contesto emotivo il rapporto di Theodore con il proprio computer, in un futuro prossimo e in un’ipotetica città, raffigurata sapientemente grazie alla fotografia di Hoyte Van Hoytema ed alle scenografie di K. K. Barret e Gene Serdena, man mano si dispiega ed approfondisce, con lui che le confida i pensieri più intimi, il suo senso di mancanza, la nostalgia per la ex e gli approcci con altre casuali partner (interpretate da Olivia Wilde, nel ruolo della ragazza dell’appuntamento al buio e da Portia Doubleday, della improbabile Isabella). Theodore inoltre affida a quella voce anche il suo lavoro… le bellissime lettere, che scrive su commissione (tale riferimento ci fa sperare che nel mondo che si approssimerà si farà ancora, o meglio di nuovo, uso di tale forma di espressione, oggi purtroppo desueta, in quanto totalmente soppiantata dal vuoto formulario dei social networks). La creatura virtuale e lo fa innamorare (come mai prima). Le scene di sesso, con quegli intensi sospiri e parole… sono memorabili. La sexi voce, con i suoi “buongiorno e buonanotte” e la voglia di penetrare nel mondo di Theodore, lo coccola, lo seduce fin dentro l’anima… Samantha è curiosa, entusiasta ed enigmatica, esprime la vita in ogni sfumatura; Samantha, che soffre per la mancanza di corporeità, che sembra essere il “soggetto”, debole del rapporto… è anche, come ogni essere in carne ed ossa, però, incapace di garantire la continuità dei suoi sentimenti e Theodore scoprirà con gran disappunto, che, mentre sono connessi, il suo sistema intrattiene rapporti anche con altri seicento umani. Il film non punta però il dito contro la tecnologia, anzi… La fine di quell’esperienza renderà infatti il protagonista più consapevole di sé e maggiormente in grado di relazionarsi con il suo prossimo. Il sistema operativo con un’anima ed una idea dei sentimenti riesce comunque ad aiutare un umano che, pur essendo connesso a tutto e a tutti, è molto solo, lo fa tornare alla vita e ad interessarsi al resto dal mondo, lui che, a causa della fine del suo matrimonio, in cui si era identificato, non accettando in realtà la crescita della ex moglie, si era isolato… e gli effetti della fine della relazione erano stati devastanti, le sue ferite apparentemente inguaribili, finché come altri umani, non aveva trovato conforto in quel sistema operativo desideroso di conoscere meglio il mondo degli uomini.
In Italia la voce di Samantha è doppiata da Micaela Ramazzotti, bravissima tanto da reggere il confronto con la Johansson. Riuscita anche l’interpretazione di Amy Adams, nel ruolo di una complicata vicina di casa del protagonista, Amy, che intrattiene con lui un rapporto molto bello, una vera amicizia, scevra da altre implicazioni e quella della ex moglie Catherine, resa egregiamente da Rooney Mara. Il lungometraggio, che vanta musiche di grande effetto (Arcade Fire), ha meritato, nel 2014, un Oscar per la sceneggiatura, dello stesso Spike Jonze, veramente originale e ben riuscita… con quel personaggio maschile tenero nei suoi buffi baffi, quegli occhiali fuori tempo, gli abiti a tinte pastello e quei pantaloni (tipo anni 20’), a vita alta, elementi tutti questi – assolutamente ben resi da Casey Storm che definiscono un tempo, che è futuro prossimo, circa dieci anni da oggi, dove la moda va a pescare da epoche diverse. La lezione magistrale è che non si può imbrigliare un essere umano, e pretendere di bloccare la sua crescita, lo si deve lasciare libero di sceglierci ogni giorno… solo questo è volere il suo bene e non l’amore che si fa possesso. In conclusione questa atipica commedia riesce a mostrare l’uomo quale riflesso nella tecnologia, nelle sue future forme più complesse di sistemi operativi, animati da intelligenza artificiale umanizzata, superando con ciò la classica dicotomia della fantascienza, fra spirito e materia, cioè quella lotta che l’umanità compie per trionfare sul dominio imposto della tecnologia… qui la lotta dello spirito per emergere è aiutata e non ostacolata dall’avanzamento tecnologico. Trattasi in conclusione di un lungo processo attraverso il quale è elaborata la fine di un amore e alla fine si viene a patti con l’esigenza di andare avanti e voltare pagina, pur se attraverso esperienze grottesche. Fantascienza e melodramma si fondono in una sorta di amorevole presa in giro da parte dell’autore, che con le novità del presente ha un rapporto più che confidenziale.
Tosi Siragusa