“Monuments Men”, tragica attualità

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Tosi Siragusa

“Monuments Men”, tragica attualità

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domenica 03 Aprile 2016 - 07:47

Sulla rotta della decima musa: da mister Palmira ai molti altri eroi difensori di statue, templi e dipinti. Impressioni a cura di Tosi Siragusa

Da mister Palmira ai molti altri eroi difensori di statue, templi e dipinti. Nel suo quinto film da regista, George Clooney (anche co-sceneggiatore), porta sul grande schermo i tempi difficili della Seconda guerra mondiale, scegliendo ancora una volta di narrare la Grande storia attraverso una (storia) relativamente piccola – che non può comunque reputarsi tema minoritario – e cioè la missione vera, posta in essere da una squadra di civili – in gran parte storici dell’arte e curatori di musei – di salvare opere e oggetti artistici dalla sottrazione ad opera dei nazisti.

Attraverso un cast notevolissimo, ove spiccano, oltre allo stesso Clooney, Matt Damon e Cate Blanchett, l’opera di genere storico–thriller-azione mette in luce il compito di un gruppo di improbabili “eroi per caso” (nel lungometraggio ricondotti a sette ma in realtà molto più numerosi), un manipolo di esperti d’arte, studiosi, architetti, musicisti, certo non avvezzi alle armi, ma che, riuniti in speciale unità militare, avevano avuto da Roosevelt incarico di contrastare il furto dei più grandi tesori della storia, per restituirli ai legittimi proprietari, preservando l’identità culturale dei popoli di rispettiva appartenenza. Anche gli altri co-protagonisti, e cioè Paul Giamatti, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin, portano avanti i rispettivi ruoli nella ricostruzione di questo spaccato di vita, già romanzato da Robert M. Edsel in “The Monuments Men”, del quale la sceneggiatura del film costituisce adattamento, per porre alla coscienza degli spettatori la seguente domanda: in tempi di guerra si può osare equiparare la salvezza dell’arte a quella delle vite umane? L’opera cinematografica suggerisce senza esitazioni una incontrovertibile risposta affermativa, resa in maniera enfatizzata, laddove in modo manicheo si sottolinea l’impegno civile di rappresentare il Bene, opponendosi al Male (scelta di matrice molto americana) per sensibilizzare sulle situazioni reali nelle quali, come accade ai nostri giorni in Iraq ed in Siria, si mira non solo alla distruzione di esseri umani e dei loro insediamenti, ma anche della memoria collettiva di millenni di storia. Cate Blanchett è, come sempre, perfetta, anche se abbellita rispetto alla storica dell’arte realmente vissuta, nella rappresentazione di una occhialuta e seriosa esperta (pur se con pulsioni liberatorie) che rischiò la propria vita per fornire informazioni alla Resistenza, dando la possibilità di sventare il tentativo di distruggere opere di inestimabile valore, fra cui la Madonna di Bruges di Michelangelo ed il Polittico di Gand di Jan Van Eyck. La grande Storia è spesso protagonista, laddove ci restituisce lo spropositato sogno di un Führer, che, dapprima vagheggia la costruzione di un fantasmagorico museo a suo nome nella nativa cittadina di Linz e, a seguito degli esiti infausti del secondo conflitto bellico, conta invece di distruggere pezzi interi di civiltà, per vendicarsi della sconfitta del Terzo Reich. Vi è una discreta sottolineatura, ma solo qua e là, di tratti distintivi degli “eroi”, dei loro vissuti, ed i toni risultano spesso alleggeriti da un umorismo di genere americano) che stempera i momenti di tensione, che già si sa – e non solo perché si conosce l’esito delle vicende reali – si scioglieranno con il salvifico arrivo “dei nostri”, vincitori sul più grande cattivo della storia… o quasi.

E questo stereotipo, forse, è la connotazione che penalizza (in parte) la resa della pellicola “de qua”, della quale Clooney, che ne è anche produttore, è apparso nelle interviste, grandemente soddisfatto, anche se, ad avviso di chi scrive, il film non passerà certo alla Storia (come la storia che vuole raccontare) anche perché le musiche rimangono secondarie e la fotografia è solo d’aiuto, ma senza grandi voli, alla resa generale di uno spaccato su quei tempi difficili in cui la grande America troneggia quale Nazione Salvatrice dell’Umanità (in un raffronto, storicamente forzato, anche con i russi, dipinti quasi con toni macchiettistici).

Tosi Siragusa

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