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A che serve riconoscere ed esprimere i propri sentimenti negativi? Se siamo arrabbiati o tristi o ansiosi, la cosa che d’istinto ci viene da fare è modificare il nostro sentimento in uno più positivo, il più velocemente possibile, senza nemmeno fermarci a comprendere cosa quel sentimento vuole comunicarci riguardo quello che stiamo vivendo. Di solito lo facciamo pensando ad altro o abbandonando la situazione che ce lo provoca, con l’idea che stiamo tanto meglio quanto meno questo sentimento occupa i nostri pensieri. Questo trucchetto funziona nel caso di eventi di poco conto che non si ripetono di frequente: se uno scooter ci taglia la strada a tutta velocità anche se noi abbiamo la precedenza, proviamo paura e rabbia più o meno intense ma, visto che nessuno si è fatto male e che non rivedremo mai più quello sconsiderato in vita nostra, dimentichiamo l’evento dopo qualche istante. E’ utile che sia così. Se però proviamo un leggero fastidio ogni mattina, perché nostro marito lascia sempre il lavandino sporco di dentifricio e questo fastidio è la prima emozione che proviamo appena sveglie, giorno dopo giorno, vita natural durante, è più utile lasciar correre o affrontare la cosa? E’ vero che è una cosa di poco conto, ma è anche vero che pure l’immenso deserto del Sahara è fatto di minuscoli granelli di sabbia. Per inciso, molte cause di divorzio hanno tra le loro argomentazioni il modo “insopportabile” in cui uno dei coniugi spreme il tubetto del dentifricio. Con questo non voglio dire che dobbiamo sollevare un polverone per ogni inezia che incontriamo, tutt’altro: invece di reagire d’istinto, ignorando l’emozione o esternandola di getto, prendiamoci qualche istante, stiamo nella nostra emozione per un po’, tentiamo di capire cosa l’ha originata e perché, che utilità ha nella nostra vita, sospendiamo il giudizio (rileggiamoci l’articolo relativo all’utilità del “non giudizio” nella meditazione consapevole). Prestiamo attenzione ai pensieri, alle immagini, alle altre emozioni che nascono dentro di noi: ci parlano solo del dentifricio o tirano in ballo altre questioni insolute della nostra vita di coppia? In entrambi i casi, emergeranno delle informazioni, che ci diranno del nostro malcontento. Che facciamo? Esterniamo quello che ci passa per la testa? Non è ancora il momento. Sarebbe ancora una reazione istintiva e non una risposta assertiva. Esaminiamo ancora questo malcontento, ci dice cosa non va della situazione, usiamo questo come punto di partenza per comprendere cosa vogliamo cambiare e poi chiediamocelo: “Cosa voglio? Come voglio che la situazione diventi perché io mi senta a mio agio? Cosa voglio che l’altro faccia? C’è qualcosa che posso fare per aiutarlo a venirmi incontro?”.
Una volta ottenute tutte queste informazioni, abbiamo tutti gli elementi necessari per poter formulare una critica costruttiva e cioè: 1) una descrizione oggettiva, non valutativa del comportamento; 2) la comprensione del sentimento che vogliamo esprimere; 3) un quadro delle conseguenze spiacevoli che il comportamento ha su di noi; 4) una richiesta specifica di un comportamento che l’altro può adottare e non una preghiera, tanto generica quanto inutile, di maggior attenzione; 5) un’ eventuale offerta di disponibilità, che lascia la porta aperta ad un’atmosfera distesa ed aiuta a trovare un accordo per risolvere il problema, mantenendo una buona relazione.
Durante la prossima settimana esercitiamoci a fare delle critiche costruttive che contengano tutti gli elementi appena elencati. Eccovene qualche esempio:
Col marito che ci lascia il lavandino sporco diremo:”Caro, ho notato che spesso lasci il lavandino sporco di dentifricio (1). Non è piacevole per me dover utilizzare il lavandino sporco (2) perché ogni volta, prima di utilizzarlo, devo perdere tempo a staccare i residui di dentifricio ormai induriti (3). Sarei felice se dessi una rapida sciacquata, subito dopo esserti lavato i denti (4)”.
Con la collega che ci consegna il materiale sempre in ritardo ci esprimeremo così: “Cara X, ho notato che spesso mi consegni il materiale in ritardo rispetto al tempo previsto (1), ciò mi causa disagio (2) perché mi ritrovo a dover fare troppo lavoro tutto in una volta (3). Potrei lavorare meglio se consegnassi con maggiore puntualità (4). Posso esserti utile in qualche modo perché tu possa essere più puntuale? (5)”.
“Psicologica” è curata da Francesca Giordano, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi di Torino, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Roma (SPC), Vicepresidente A.p.s. Psyché, “mamma di giorno” presso il nido famiglia Ohana di via Ugo Bassi, 145, Messina. Per informazioni telefonare al: 345.2238168.
Avvertenza: questa rubrica ha come fine quello di favorire la riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni e le risposte fornite dall’esperta hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale. Le mail saranno protette dal più stretto riserbo e quelle pubblicate, previo esplicito consenso del lettore, saranno modificate in modo da tutelarne la privacy.