La Procura ha avanzato 18 richieste di rinvio a giudizio nell'inchiesta sul cosiddetto sacco di Fiumedinisi. Il provvedimento riguarda l'on. Cateno De Luca, ex sindaco del centro ionico ed altre 17 persone fra amministratori, funzionari e componenti della commissione edilizia comunale. Sono accusati di aver favorito il deputato regionale in alcune operazioni in cui sarebbero stati utilizzati finanziamenti per la messa in sicurezza del territorio
La Procura va avanti nonostante le polemiche, le accuse i comizi. Il procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro ed il sostituto Liliana Todaro hanno chiesto 18 rinvii a giudizio nell’inchiesta sul sacco di Fiumedinisi che il 29 giugno scorso aveva portato all’arresto del deputato regionale ed ex sindaco del comune montano, Cateno De Luca. Al leader del movimento “Sicilia Vera” vengono contestati i reati di abuso d’ufficio, tentata concussione e falso. Il provvedimento riguarda anche il fratello del deputato regionale, Tindaro, il funzionario del Comune, Pietro D’Anna e il presidente della Commissione edilizia, Benedetto Parisi, anche loro arrestati dagli uomini della sezione di PG della Polizia Municipale. Nella richiesta figurano anche i nomi degli altri 14 indagati compresi l’ex componente della giunta comunale di Fiumedinisi Pietro Bertino, il vice sindaco Grazia Rasconà, l’ex l’assessore Paolo Crocé. Ci sono poi componenti della commissione edilizia comunale Renzo Briguglio, Angelo Caminiti, Roberto Favosi, Fabio Nicita, Francesco Carmelo Oliva e il sindaco di Alì Carmelo Satta, coinvolto nella vicenda giudiziaria quale presidente del Cda della Fenapi, la struttura d’assistenza creata dall’on. De Luca. L’inchiesta riguarda vicende risalenti al periodo compreso tra il 2004 e il 2010. A seguito di un esposto la Procura iniziò ad indagare su un programma di opere di riqualificazione urbanistica e incentivazione dell’occupazione. Ma quasi tutti gli interventi eseguiti miravano a favorire De Luca e i suoi familiari. Al centro delle indagini della Polizia Municipali i lavori per la costruzione di un albergo con annesso centro benessere della società “Dioniso srl”, l’edificazione di 16 villette da parte della coop “Mabel”, e la realizzazione di muri di contenimento del torrente Fiumedinisi. Secondo l’accusa gli indagati avrebbero agevolato l’ex sindaco De Luca, mediante l’approvazione della variante al Prg, per la realizzazione dell’albergo di contrada Vecchio con i finanziamenti per la messa in sicurezza del torrente e del “Contratto di Quartiere II”. Venerdì scorso il gip Daria Orlando aveva revocato il divieto di dimora a Fiumedinisi che era stato imposto all’on De Luca, al fratello Tindaro, al funzionario dell’Ufficio tecnico Pietro D’Anna ed al presidente della Commissione edilizia Benedetto Parisi.
Certo se questo è il nuovo volto della politica che sgomita per farsi strada; stiamo belli freschi!!!!!! Cmq rivii a giudizio e denunce varie fanno curriculum…. Se un politico o aspirante tale non le ha è meglio ke cambi “MESTIERE”….
Tentata concussione? Mah …
Ci sta la ricostruzione giornalistica, ma bisogna anche ricordare che la Corte di Cassazione – notoriamente non messinese – ha totalmente demolito la misura cautelare dell’arresto subita da De Luca, segno questo che la concussione (reato per cui è prevista la custodia cautelare) non esiste affatto.
E’ possibile che questa vicenda oltre che penale sia anche molto “politica”?