Antigone. Legge individuale e ragion di Stato

Antigone. Legge individuale e ragion di Stato

Tosi Siragusa

Antigone. Legge individuale e ragion di Stato

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domenica 06 Maggio 2018 - 08:37

Dalla rivisitazione del dramma sofocleo da parte del “grande scettico”, la lotta fra libertà dell’individuo e pubblico potere

Nel testo drammatico di Jean Anouilh, composto nel 1941 durante l’occupazione nazista, pubblicato nel 1943, ispirato alla tragedia sofoclea, è delineata la figura dell’eroica ragazzina, testarda oltremodo, a simboleggiare la ribellione al collaborazionismo dei francesi della Repubblica di Vichy con il regime hitleriano, quale presa di coscienza dell’opposizione civile contro l’invasore. Antigone e Creonte esprimono, come si sa, l’impossibilità di conciliare due espressioni opposte del diritto, quello privato e quello pubblico, con la prima che, nella ferrea volontà, riconosciuta dalla stessa come eticamente gusta, di dare sepoltura al ribelle e traditore fratello Polinice (che in lotta con l’altro fratello Eteocle, quello retto, era risultato come lui soccombente) si scontra con il divieto edittale del sovrano suo zio, che ritiene invece che il cadavere debba per punizione rimanere insepolto. Ricordiamo nel dramma sofocleo il suo esser frutto, insieme agli altri fratelli, dell’unione incestuosa fra Edipo e la madre Giocasta e il suo esser stata fedele compagna del padre debole e cieco nella miseria del lungo esilio nell’”Edipo a Colono”. Se questa è la declinazione nella composizione teatrale classica, Creonte, in questa variazione sul mito, che reinterpreta la tragedia greca, diviene protagonista maschile del dramma, con il suo agire moralmente in linea e formalmente esemplare di chi deve sobbarcarsi il pesante compito di guidare gli uomini. E questa riscrittura di Antigone – come quella di Brecht – vede un’eroica, piccola, dolente, ma ribelle a prezzo della morte quale tragico epilogo, martire, in versione squisitamente politica però, quale ulteriore protagonista femminile. Antigone, l’infuriata, è qui anche sognatrice e parzialmente complessata, e nonostante il prudente consiglio della sorella maggiore Ismene – la bella che opera in modo ritenuto “giusto” – mette in atto il suo proposito, e Creonte risparmia Ismene, riconoscendola innocente e decide l’esecuzione di Antigone. Questa Antigone è assolutamente poco convenzionale e priva di quelle connotazioni di dottrinale esperienza che costituivano la forza etica dell’eroina sofoclea e muore con il dubbio e le contraddizioni, non confortata da alcuna speranza metafisica, vivendo il senso di ineluttabile mancanza di oggetto della sua rivolta.

Presso la sala Laudamo, per la rassegna “Show Off” è andata in scena questa Antigone, diretta da Angelo Fazio, interpretata da Adriana Eloise Cozzocrea nel ruolo della protagonista, Gerri Cucinotta in quello di Creonte, Anna Maria Pugliese nei panni di Ismene, Fabio Manganaro in quelli di Emone, Margherita Smedile in quelli della nutrice, e infine il narratore – nel ruolo fondamentale di presentazione dei personaggi – è stato Alessio Pettinato e la rude guardia è stata resa al femminile da un’attrice. Le musiche solo per brevi tratti hanno scandito con ritmi jazzistici la recitazione; le scenografie sono state veramente essenziali – due sedute/panche in legno con elementi in pelle – e una sedia a fungere da trono – traballante come il potere – ; i costumi resi in una commistione fra l’antico ed il moderno francamente poco comprensibile: l’ambientazione del resto è stata quella di una Tebe in tempi moderni. In questa versione l’opera dà spazio alle ragioni per cui proteggiamo i nostri principi e aspirazioni in una società che vorrebbe sopprimerli, aprendo un varco per sopravvivere agli stritolanti meccanismi di annientamento dell’individuale dimensione. La naturale e perenne conflittualità fra individualità e società e la fragilità umana che impedisce di spezzare le catene, sono temi protagonisti del testo, che è portatore di gesta eroiche, percepite come minaccia agli equilibri del sistema. Il conflitto fra le leggi del sentire personale e le ragioni di Stato costituiscono dilemma universale, e la voce di Antigone si avverte quale esortazione alla libertà e testimonianza di un’aspirazione pura e disinteressata, oltre il potere prevaricatore sui diritti individuali fondamentali. Il regista ha ben reso tale dilemma, scegliendo di urlare il conflitto interiore in questo momento storico connotato da profonda crisi di valori.

Tosi Siragusa

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