La "Casa di Neruda" è troppo fragile, appello del proprietario che chiede la tutela attraverso il riconoscimento di bene di interesse pubblico
SALINA – E’ una delle case più famose d’Italia. La casa rosa che fece innamorare Massimo Troisi diventando la location del film Il Postino e ormai per tutti “la casa di Neruda” potrebbe finalmente passare al patrimonio pubblico. La battaglia per salvarla l’ha cominciata proprio il suo proprietario, Pippo Cafarrella. Superati i 70 anni, Pippo fatica a stare dietro ai lavori e alla cura che la grande casa richiede, bisognosa di interventi strutturali seri visti i materiali di cui è fatta, per evitarne il definitivo degrado. Eppure ogni estate è meta di moltissimi turisti e contribuisce a richiamare sull’isola tanti visitatori.
Per questo l’artista e poeta eoliano ha chiesto che all’edificio venga posto il vincolo, dopo aver lanciato già la scorsa estate un accorato appello alle istituzioni. Appello a cui aveva risposto con una apertura la sovrintendente di Messina Mirella Vinci, spiegando che un vincolo su parte dell’edificio c’è già, ma che previa richiesta il Dipartimento avrebbe valutato il da farsi per arrivare a una tutela completa.
La casa, aveva spiegato la Vinci, è iscritta al Lim, la Carta dei Luoghi dell’Identità e della Memoria della Regione Siciliana istituita dall’assessorato ai Beni culturali, di cui fanno parte appunto in particolare le location di racconti e film, per esempio.
Cafarella adesso si è affidato agli avvocati Francesco Rizzo, Annarita Gugliotta e Giuseppe che hanno avviato l’iter per ottenere che l’edificio venga dichiarato bene di interesse storico e culturale, così da poter passare alle “cure” della Regione.