Il rapporto Istat sulle Città Metropolitane. A Messina bene, invece, sicurezza e raccolta differenziata
Nelle città metropolitane del Nord e del Centro, la maggioranza degli indicatori evidenzia condizioni di vantaggio rispetto ai valori nazionali di confronto, mentre nel Mezzogiorno prevalgono gli svantaggi, ad eccezione di Cagliari.
E’ quanto emerge dal rapporto Istat 2024, riferito agli anni 2021, 2022 e 2023, sul benessere equo e sostenibile.
SALUTE
Spicca la situazione fortemente negativa di Napoli, che presenta la speranza di vita alla nascita più bassa in assoluto: 81,2 anni, a fronte di un valore italiano pari a 83,1 anni, e la mortalità evitabile (27,1 per 10 mila) e per tumori tra 20 e 64 anni di età (10,4 per 10 mila) più alte fra tutte le CM (i tassi in Italia sono pari, rispettivamente, a 19,2 e 7,8 per 10 mila abitanti). Anche la CM di Messina mostra una posizione molto sfavorevole per gli stessi indicatori descritti per Napoli, a cui si aggiunge il tasso di mortalità infantile più elevato d’Italia, pari nel 2021 a 5,6 per 1.000 nati vivi (valore per l’Italia pari a 2,6 per 1.000 nati vivi). Analogo discorso vale per le rimanenti CM della Sicilia, Catania e Palermo, sebbene per quest’ultima il tasso di mortalità infantile (2,1) sia al di sotto del livello medio italiano.
Nel 2021, complessivamente, il tasso di mortalità evitabile aumenta rispetto al 2019, passando da 16,5 a 19,2 per 10 mila abitanti. Nella situazione più negativa, oltre a Napoli, che passa da 4,9 a 7,9 punti di differenza rispetto al tasso italiano, troviamo anche Messina, Palermo, Catania, Reggio di Calabria e Roma, che nell’ultimo anno vedono aumentare la distanza dalla media nazionale.
ISTRUZIONE
Tra le città metropolitane del Mezzogiorno, quelle con i massimi svantaggi sono: Messina sulla quota di popolazione con almeno il diploma (53,2 per cento; 65,5 per cento la media nazionale), sulla quota di laureati e altri titoli terziari (19,2 per cento; 30,0 per cento in media) e sulla partecipazione continua degli adulti (5,5 per cento contro 11,6 in media); Reggio Calabria sulla quota di bambini che hanno usufruito dei servizi comunali per l’infanzia (3,9 per cento; 16,8 per cento la media Italia) e sulla quota di Neet (31,0 per cento; 16,1 in media); Napoli sul tasso di passaggio all’università (38,6 per cento contro il 51,7 per cento Italia); Palermo sulle competenze in italiano e matematica (62,9 per cento e 51,9 per cento; 44,2 per cento e 38,5 per cento i valori medi nazionali).
Gli indicatori dell’istruzione e della formazione che discriminano maggiormente tra le città metropolitane, sono nell’ordine: la partecipazione al sistema scolastico dei bambini di 4-5 anni, Roma ha il valore minimo (87,3 per cento) e Napoli il massimo (99,3 per cento); la partecipazione alla formazione continua, Cagliari con il valore massimo (24,5 per cento) e Messina con il minimo (5,5 per cento); i laureati e altri titoli terziari (Bologna 45,2 per cento, Messina 19,2 per cento) e la quota di bambini che hanno usufruito dei servizi comunali per l’infanzia (Bologna 38,2 per cento e Reggio Calabria 3,9 per cento).
Sulla quota di 25-39enni in possesso di titolo terziario, notevoli gli aumenti di Roma, Napoli e Reggio Calabria ai quali fanno da maggiore contrasto Firenze e Messina.
La crescita della quota di persone di 25-64 anni con almeno il diploma registrata a livello nazionale vede il forte contributo, nell’ordine, di Reggio di Calabria, Cagliari, Venezia, Roma e Milano, al quale si contrappone la stazionarietà nuovamente di Messina.
Nel 2023, l’Istat ha istituito una Commissione scientifica inter-istituzionale per definire e misurare la povertà educativa con 23 indicatori.
Le città metropolitane di Calabria (Reggio Calabria) e Sicilia (Palermo, Messina e Catania) si caratterizzano per profili, in termini assoluti, e livelli di benessere nettamente inferiori rispetto alla media-Italia per tutti gli indicatori del dominio.
LAVORO
Gli squilibri territoriali che storicamente caratterizzano il mercato del lavoro italiano risultano confermati dall’analisi degli indicatori del dominio, in cui si ritrova la forte polarizzazione geografica nord-sud.
A Messina il tasso di occupazione (20 – 64 anni) è del 48,8 %, su una media nazionale del 66,3 %. A Catania il 48,9 %, a Palermo il 46,5, a Napoli il 45,4, a Reggio Calabria il 45.
Il tasso di infortuni nel 2022 segna un miglioramento sia a livello nazionale (-1,5 p.p.) sia per tutte le ripartizioni geografiche. Il miglioramento riguarda in modo particolare Reggio Calabria, Catania e Cagliari al Mezzogiorno mentre si registra la variazione in controtendenza di Messina (+2,3 p.p.), Bari (+0,9 p.p.) e Milano (+0,6 p.p.).
REDDITO DISPONIBILE EQUIVALENTE
Le CM della Sicilia sono caratterizzate da livelli mediani decisamente più bassi e più simili a quelli delle altre CM del Mezzogiorno: si passa dai 14.000 euro di Messina, ai 12.500 euro di Palermo e ai 12.200 euro di Catania, valore minimo in Italia. Le CM di Palermo e Messina sono simili in termini di dispersione dei redditi, mentre la CM di Catania mostra la distanza più piccola tra nono e primo decile e una distribuzione dei redditi complessivamente posizionata più in basso.
SICUREZZA
Gli indicatori sui reati predatori – furti in abitazione, borseggi, rapine – mostrano una forte variabilità territoriale. Nelle città metropolitane del Nord e del Centro, i tassi di denuncia sono generalmente più alti rispetto a quelli del Mezzogiorno. Per i borseggi, tutte le aree vaste metropolitane del Nord e del Centro superano la media nazionale (219,1 denunce per 100 mila abitanti), con Milano che registra oltre mille denunce, seguita da Venezia e Roma (oltre 600). Al contrario, nel Sud e nelle Isole, i tassi sono nettamente più bassi: Messina, Reggio Calabria e Cagliari hanno meno di 35 denunce. Per i furti in abitazione fa eccezione Genova che con 148,2 denunce per 100 mila abitanti si allinea ai livelli più bassi del Mezzogiorno. Le città con i tassi più elevati sono Bologna, Firenze e Venezia (oltre 330), mentre Messina (62,2) e Cagliari (73,2) presentano i valori più bassi. Per le rapine emerge in negativo Napoli, 24 dove nel 2022 si registrano 116,2 denunce ogni 100 mila abitanti, seconda solo a Milano con 128,0. I tassi più bassi sono a Messina (8,6) e Reggio di Calabria (13,5).
AMBIENTE
La qualità dell’aria nei capoluoghi di CM, in termini di concentrazioni di PM10 e PM2,5, non segue un gradiente nord-sud definito. La dispersione di acqua potabile, invece è molto più diffusa nelle CM del Sud e delle Isole. Il consumo di suolo, misurato in termini di impermeabilizzazione da copertura artificiale, è elevato: ad eccezione di Palermo, Reggio Calabria e Messina che si mantengono su valori di poco sotto la media nazionale, tutte le CM presentano una maggiore intensità del fenomeno, con punte elevate e superiori al 30 per cento per Napoli e Milano.
DISPERSIONE IDRICA
Nelle CM del Mezzogiorno, la gestione dell’acqua presenta valori uniformemente critici, con percentuali di dispersione dalle reti idriche comunali che vanno dal 44,3 per cento di Bari e Messina al 55,2 per cento di Palermo e al 54,3 per cento di Catania. La dispersione da rete idrica comunale nel 2022 è sostanzialmente al livello del 2019. Miglioramenti significativi si registrano nelle città metropolitane di Roma e Firenze che hanno diminuito la dispersione idrica al punto da azzerare l’iniziale svantaggio e invertire la posizione rispetto alla media Italia. Bologna, Torino e Genova hanno migliorato ulteriormente la loro situazione, così come Bari e Messina, che partivano da una situazione peggiore. In controtendenza, l’indicatore è peggiorato ulteriormente rispetto ai livelli iniziali, già critici, a Palermo (+6,5 punti percentuali), Reggio di Calabria e Napoli (+2,8 punti in entrambi i casi).
VERDE URBANO
Ad eccezione di Reggio di Calabria, i metri quadrati di verde urbano per abitante nei capoluoghi del Mezzogiorno sono di molto inferiori alla media italiana (a Messina si tocca il minimo di solo 6 metri quadrati per abitante). La produzione di rifiuti invece è inferiore alla media italiana e si mantiene sotto i 5 quintali a testa, mentre le quote di raccolta differenziata sono molto variabili tra le CM del Mezzogiorno, con valori particolarmente bassi a Palermo (34,9 per cento, Reggio di Calabria (42,6 per cento) e Catania (47,0 per cento).
RACCOLTA DIFFERENZIATA
Tra le città metropolitane l’aumento della raccolta differenziata ha riguardato in particolare le città del Mezzogiorno 19 Il limite definito dall’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) per la protezione della salute umana è pari a 20 µg/m³ per le PM10 e 10 µg/m³ per le PM2,5. 29 e soprattutto Messina che è passata dal 32,8 per cento al 58,2 per cento, con un evidente recupero del divario rispetto all’Italia.
INNOVAZIONE, RICERCA e CREATIVITA’
Le città metropolitane di Milano e Bologna mostrano i profili migliori mentre i profili complessivamente più svantaggiati, nell’ambito del dominio, si osservano a Reggio di Calabria e Messina.
Nelle CM di Reggio di Calabria, Messina e Palermo meno del 40 per cento dei Comuni offrono servizi online, meno della metà in confronto ai valori rilevati per le città metropolitane di Milano (93,8 per cento), Firenze (92,7 per cento) e Bologna 33 (90,3 per cento). Tra le CM del Mezzogiorno l’indicatore raggiunge il massimo a Bari (il 78,8 per cento). Anche Cagliari risulta su posizioni avanzate, con quasi 3 Comuni su 4 che offrono la possibilità di gestire interamente online l’iter per l’accesso ad almeno un servizio per le famiglie.
Nelle città metropolitane del Mezzogiorno, la percentuale di addetti nelle imprese culturali è inferiore alla media nazionale e generalmente più bassa in confronto ai valori osservati al Centro-Nord, dove raggiunge il massimo a Roma e Milano, attestandosi al 3,1 per cento (in entrambi i casi), quasi il doppio della mediaItalia. Un’eccezione in controtendenza è a Palermo dove – diversamente dalle città metropolitane di Messina e Cagliari – l’indicatore raggiunge il 2,1 per cento (0,5 punti percentuali in più del valore Italia).
QUALITA’ dei SERVIZI
La minore emigrazione ospedaliera in altra regione nel 2022 si registra a Bologna e Torino (rispettivamente 3,1 e 3,7 per cento) ed è circa la metà dei valori di Messina, Bari, Venezia e Napoli. Reggio di Calabria (23,7) si colloca a notevole distanza dalle altre città metropolitane, con un valore quasi triplo della media nazionale (8,3). A Reggio di Calabria anche la disponibilità di medici specialisti è tra le più basse (27,4 per 10 mila abitanti nel 2023).
Per l’irregolarità del servizio elettrico, le città metropolitane del Mezzogiorno risultano generalmente svantaggiate, ad eccezione di Cagliari. Palermo e Napoli sono le più penalizzate con rispettivamente 4,0 e 3,9 interruzioni del servizio elettrico per utente nel 2022, quasi il doppio della mediaItalia. Messina con 2,9 interruzioni è la città metropolitana del Mezzogiorno (dopo Cagliari) con meno irregolarità, superando Torino (2,1), che è la più svantaggiata del Nord, mentre Bologna registra il minimo (0,9).
L’offerta di trasporto pubblico locale presenta una grande variabilità: nel 2022 tutte le città metropolitane del Mezzogiorno, esclusa Cagliari, hanno una media di posti-Km per abitante più bassa rispetto al complesso dei capoluoghi italiani. L’indicatore raggiunge ii livelli massimi a Milano (16.541) e a Venezia (10.642) con, rispettivamente, il triplo e oltre il doppio del valore nazionale (4.696), mentre Bologna (3.940) è la sola città metropolitana del Centro-Nord con un’offerta di Tpl inferiore alla media-Italia, ma comunque almeno doppia di quella di Napoli, Reggio di Calabria, Palermo e Messina, che si assesta sul livello minimo (1.545).
LA PERCEZIONE DI SICUREZZA
Tra i primi cinque comuni percepiti da chi vi risiede come maggiormente a rischio di criminalità troviamo tre città del Mezzogiorno – Napoli, l’unica in cui l’indicatore supera il 50 per cento (57,7 per cento), Bari con il 42,4 per cento e Catania con il 41,6 per cento – una città del Centro (Roma con il 38,6 per cento) e una città del Nord (Milano con il 38,0 per cento). Le percentuali più basse sono state rilevate in due comuni delle isole maggiori (Messina con il 18,5 per cento e Cagliari con il 20,2 per cento), in due comuni del Nord (Genova con il 22,2 per cento e Venezia con il 26,6 per cento) e a Reggio di Calabria con il 26,7 per cento. Tra Napoli e Messina il divario è di ben 39,2 punti percentuali. Inoltre, da questa graduatoria emerge che, oltre a Bari e Catania, i comuni con più residenti (Roma, Milano e Napoli) risultano essere tra quelli in cui il rischio di criminalità è maggiormente percepito come molto o abbastanza presente.
Il secondo indicatore di percezione di sicurezza calcolato per le città metropolitane e i comuni capoluogo riguarda le persone di 14 anni e più che si sentono sicure o abbastanza sicure nel camminare da sole nella zona in cui vivono quando è buio. I capoluoghi con i valori più elevati sono Messina (69,3 per cento), Reggio di Calabria (66,0 per cento) e Genova (63,9 per cento). Al contrario, a Bari, Napoli e Palermo la percentuale di quanti si sentono molto o abbastanza sicuri raggiunge i livelli più bassi con quote che si attestano rispettivamente, al 50,6 per cento, 52,6 per cento e 53,9 per cento.
32 miliardi in armi all’ Ucraina, tagli alla sanità, miliardi per un improbabile ponte, tagli alla scuola, soldi all’ Albania per i centri di raccolta extra comunitari. Questo è il paese in cui viviamo. Messina neanche conta in questo scenario, grazie sempre alla classe politica locale a dir poco inesistente
Il destino del Paese è più di ogni altra cosa legato a quello della scuola.
Nessuno vuole capirlo e a nessuno frega nulla, perché non capiamo un beato….niente.
I concorsi per le docenze sono congestionati da individui all’ultima spiaggia lavorativa, senza alcuna vocazione.
Le scelte politiche sono indirizzate da una classe di individui che non conoscono il mondo della scuola, non lo capiscono e non ne vedono l’utilità, forse semplicemente perché non dovrebbero stare dove si trovano.
L’unica cosa ad attirare la loro attenzione è il parere spesso pregiudiziale e stereotipato di un elettorato che oramai vive in una continua campagna elettorale da combattere a colpi di luoghi comuni e banalità.
Mai un passo indietro da parte di nessuno, mai una ammissione di colpa o un ripensamento doloroso ma costruttivo.
Il circolo vizioso così si chiude rendendo impossibile un cambio di direzione.
Quella classifica non cambierà mai perché la determiniamo noi, ogni anno e nessuno in questa Italia ha il coraggio per cambiare idea o la maturità per provarci.
Bel commento Arcistufo.