Scegliere quello grezzo di canna piuttosto che raffinato non fa alcuna differenza, entrambi hanno uguale composizione chimica ed impatto metabolico
Lo zucchero può essere estratto dalla barbabietola o dalla canna da zucchero. A prescindere dalla materia prima da cui si ricava, dopo svariati e complessi processi di raffinazione, si ottiene saccarosio quasi puro.
Ultimamente, si assiste ad un aumento del consumo dello zucchero di canna nella convinzione che sia un’alternativa più salutare allo zucchero bianco o raffinato. La cattiva informazione o l’errata interpretazione delle notizie diffuse, stanno modificando le abitudini alimentari, inducendo comportamenti dannosi per salute e girovita.
Dobbiamo distinguere tra zucchero bianco o raffinato, zucchero di canna grezzo e quello di canna integrale.
Lo zucchero di canna grezzo, subisce lo stesso processo di raffinazione di quello bianco e per fargli acquistare quel tipico colore dorato, si lascia un residuo di melassa. Quest’ultima gli conferisce un aroma particolare, pur rimanendo privo di elementi nutritivi così come lo zucchero raffinato.
In alcuni casi, si tratta di semplice zucchero bianco addizionato con colorante E150; tale utilizzo deve essere segnalato in etichetta per legge. Basta diventare consumatori un po’ più attenti ed abituarci a leggere gli ingredienti di ciò che ci apprestiamo ad acquistare.
Lo zucchero di canna integrale fa la differenza: si ottiene grazie a processi di lavorazione completamente diversi da quelli di raffinazione che mantengono invariate le sostanze contenute nella canna da zucchero, quali minerali e vitamine. Non vengono impiegate sostanze chimiche che possono residuare all’interno del prodotto finito, anche se, risultando meno dolce, si tende a consumarne di più.
Lo zucchero è uno degli alimenti più comuni nella nostra alimentazione e costituisce una fonte di energia prontamente disponibile per il nostro organismo, non deve essere totalmente eliminato ma assunto nelle quantità indicate.
Il problema principale, è valutare la quantità di zucchero che si assume giornalmente: molti cibi e bevande, prodotti industrialmente, ne contengono quantità insospettabili che da sole fanno superare la dose massima raccomandata.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) raccomanda di ridurre lo zucchero a meno del 10% delle calorie quotidiane per combattere aumento del peso corporeo, obesità e carie e suggerisce, ove possibile, di abbassare ulteriormente la soglia al 5%. Questo si traduce in circa 25 grammi di zucchero al giorno, ovvero 6 cucchiaini da tè pro capite, compresi quelli contenuti nel cibo. Una bustina del bar contiene circa 5 grammi, un succo può arrivare a 10 ed una bibita gassata a 40: ci siamo abituati ad un gusto sempre più “dolce” rispetto al passato e ci vorrà tempo ed impegno per invertire la rotta.
Ormai, è dimostrato che il saccarosio produce, nel tempo, uno stato infiammatorio cronico delle cellule, provocando tra l’altro sovrappeso, diabete, ipertensione e molte malattie degenerative.