Dopo i fatti emersi nel corso della seduta dedicata al Salva Messina l'esponente del Pd chiede che venga istituita un'apposita commissione per fare chiarezza
“Si istituisca una Commissione speciale d’inchiesta sulla gestione dei servizi sociali ai sensi dell’art. 60 del nuovo Regolamento del Consiglio Comunale”. E’ quanto chiede il consigliere comunale del Pd Libero Gioveni dopo aver letto il dossier sulla parentopoli e sulla gestione dei servizi sociali nel corso della seduta consiliare dedicata al Salva Messina.
“Posto che se lo riterranno opportuno ci saranno altri organi a valutare l’operato di chi ha gestito il complesso ed economicamente “allettante” mondo dei servizi sociali – afferma Gioveni – ritengo che, sotto il profilo amministrativo ed ispettivo, un’indagine interna e delle opportune verifiche il Consiglio Comunale abbia il dovere di perseguirle, al fine di (come recita una parte del comma 1 dell’art. 60 del citato Regolamento) “…effettuare accertamenti su fatti, atti, provvedimenti e comportamenti tenuti dai responsabili degli uffici e dei servizi…”.
Il consigliere rileva la gravità di quanto emerso dal dossier e sulle denunce dettagliate
“Quando si parla addirittura di funzionari e dirigenti del Dipartimento che hanno
assegnato gare d’appalto a parenti responsabili delle cooperative, oppure, anche a seguito delle indagini condotte dalla polizia municipale, si è potuto riscontrare che siano stati inclusi nei bandi servizi inutili pagati con fondi pubblici per utenti “non aventi diritto” non possiamo di certo rimanere indifferenti”.
Gioveni ricorda di avere denunciato nel corso del precedente mandato anomalie e storture nella gestione dei servizi, in particolare “sull’affidamento del bando per la gestione solo sulla carta di 4 asili nido, ma che di fatto sono ancora attualmente 3, oppure lo stanziamento di 1 milione e 58.000 euro dei fondi TASI 2014 per i CAG, de
i quali non vi è stata traccia ufficiale sul loro utilizzo”
Nei mesi scorsi ha anche presentato interrogazioni all’amministrazione De Luca per far rispettare il D.Lgs. 196/2012 e il Piano Nazionale Anticorruzione che stabiliscono delle rotazioni dei funzionari comunali che operano in aree considerate "a rischio corruzione".