Sicilia Futuraguarda al dissesto del comune di Catania e lancia un appello al sindaco De Luca: “Nessuno ci farà sconti, occorre essere efficaci ed efficienti, non si perda altro tempo e si metta in moto la macchina amministrativa”.
A Catania abbiamo visto come è andata a finire: “La decisione della maggioranza che sostiene il sindaco di centrodestra Salvo Pogliese, eletto a giugno e alle prese con i drammi contabili dal suo primo giorno a Palazzo degli Elefanti, è stata inevitabile e con la dichiarazione di dissesto a posto fine a sei anni di agonia, avviati nel 2012 con il piano di rientro tentato da un'altra giunta di centrodestra, quella guidata da Raffaele Stancanelli che ha anche firmato l'emendamento rivelatosi inutile. Il piano era stato ereditato e rivisto da Enzo Bianco, che ha amministrato la città con una maggioranza di centrosinistra dal 2013 al 2018. Ma non ha mai funzionato. A Catania hanno alzato bandiera bianca ed ora ci sono stipendi fermi per 2.400 dipendenti del Comune e per quelli delle partecipate e niente illuminazioni natalizie. Da ieri notte Catania è ufficialmente la città in dissesto più grande d'Italia e non è bastata una battaglia di mesi con la Corte dei conti, e nemmeno una coppia di emendamenti inseriti pochi mesi fa nel Milleproroghe estivo. Il debito da 1,6 miliardi, e la sua inevitabile ulteriore esplosione con il disavanzo da oltre 500 milioni trovato dai magistrati contabili nell'ultimo rendiconto finito sotto esame, sono stati più forti di qualsiasi tentativo di evitare il default”.
Questo il sunto di quanto avvenuto da qualche ora nella vicina Catania ed il motivo è stato l'impossibilità di procedere ad un vero risanamento perché: “Il presupposto di ogni piano di rientro, con il meccanismo pre-dissesto (introdotto dal governo Monti che ora vede impegnati anche Napoli, Messina e altre decine di Comuni quasi solo nel Centro-Sud), è il recupero dell'equilibrio con tagli di spesa e aumenti di entrate. Ma a Catania, come in tanti Comuni con i conti in crisi, le entrate scritte in bilancio trovano scarso riscontro in cassa per l'evasione diffusa e i buchi nella riscossione. Nel 2015 ha spiegato per esempio la Corte dei conti, Catania ha incassato solo il 11% delle multe, e l'anno dopo non è andata oltre il 6%. Per non parlare della lotta all'evasione, che nel 2015 ha raggiunto lo straordinario risultato di recuperare lo 0,45% dell'arretrato. Con risultati come questi, non esiste piano di rientro che tenga”.
Beppe Picciolo e Sicilia Futura non nascondono la loro preoccupazione al sindaco De Luca: il fallimento del Comune di Catania deve essere un monito: occorre essere efficaci e superare tutti insieme la fase dei proclami e della propaganda (le buone intenzioni sul risanamento devono essere una lezione). Il Consiglio comunale le ha dato gli strumenti che aveva chiesto, adesso il sindaco dia le risposte che tutti si aspettano. Rompa veramente con il passato metta la benzina alle “macchine” che devono tirarci fuori dal pantano. Le “partecipate” siano i vettori per inquadrare il bilancio del Comune sulla retta via. Sicilia Futura ci crede e per questo ha votato quel “SalvaMessina” con senso di responsabilità, ma che adesso ha bisogno di fatti concreti per diventare il traino della “NuovaMessina”.
“Lo faccia, ripetiamo, tagliando con un certo passato, lo faccia pensando che è l'ultima chance… dopo purtroppo sarebbero solo lacrime e sangue come nella vicina Catania”.