Con il passaggio all'Asp il Pronto soccorso del Piemonte è destinato a diventare un Pta o a causare la chiusura di un presidio della provincia. I deputati Formica, Picciolo e Germanà ribadiscono la validità del ddl sulla fusione Piemonte-Neurolesi e replicano al presidente dell'Ars: "Ardizzone arriva tardi. E' l'ultimo ad accorgersi che stavano chiudendo il nosocomio"
“L’unico modo per salvare il Pronto soccorso del Piemonte è la fusione con i Neurolesi. In caso contrario il destino è segnato. Da cittadino e da politico dico, in caso di trasferimento all’Asp come propone Ardizzone io non baratto il Pronto soccorso con la chiusura di quello di Taormina piuttosto che di Sant’Agata di Militello”. E’ il presidente del gruppo regionale Pdr Beppe Picciolo, firmatario con Santi Formica, del ddl sul matrimonio tra le due aziende sanitarie a ribadire ancora una volta che la premessa di quell’accordo e di tutta la strategia portata avanti è la salvaguardia del Pronto soccorso “e il mantenimento dei 78 posti per acuti nel piano di riordino della rete ospedaliera. Questi 78 posti li abbiamo blindati e sono per noi un grimaldello. O c’è il Pronto soccorso nella nuova azienda o non c’è la nuova azienda. Nessuno può pensare che si baratti, con un transito del Piemonte all’Asp, la chiusura di uno degli ospedali della provincia pur di far rispettare la normativa e far quadrare i conti. Il passaggio all’Asp del Piemonte comporterebbe automaticamente tagli in un’altra realtà sanitaria. E non possiamo accettarlo visto che la soluzione del disegno di legge consente di mantenere l’emergenza-urgenza”.
A replicare alle dichiarazioni del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, che nei giorni scorsi ha proposto una soluzione alternativa, con il trasferimento del Piemonte all’Asp (vedi articolo allegato) sono stati, in conferenza stampa congiunta i “papà” del ddl Piemonte-Neurolesi, quelli che sin da dicembre, dalla nota trasferta romana dal ministro Beatrice Lorenzin hanno lavorato all’accorpamento tra le due realtà per realizzare il polo di riabilitazione del Meridione, e cioè oltre a Picciolo, i deputati regionali Santi Formica (Forza Italia) e Nino Germanà (Ncd). Una cordata trasversale che strada facendo ha incontrato anche il supporto di Franco Rinaldi, Pd , dei parlamentari Enzo Garofalo e Bruno Mancuso e del sindaco Accorinti, oggi assente in conferenza stampa, ma tra i sostenitori del matrimonio tra Irccs e storico nosocomio, visto come occasione di miglioramento del servizio sanitario e di sviluppo occupazionale.
“Sia chiaro- ha tuonato Formica- L’idea di un passaggio all’Asp l’abbiamo avanzata noi per primi a settembre 2014. Ardizzone arriva tardi. Peraltro quando si è trattato di difendere i posti messinesi nella rete ospedaliera o il destino del Piemonte lui non è mai intervenuto. In ogni caso a settembre ne parlammo con il direttore generale dell’Asp che ha detto quanto ripetuto fino a pochi giorni fa: il passaggio non è attuabile ed al massimo potrebbe consentire di trasformare il Pronto soccorso in un Pta. Del resto, lo stesso Ardizzone non ha saputo dirci cosa ne sarebbe dell’ospedale dopo la scadenza dei termini indicati dal Balduzzi, il 31 dicembre 2016. Invece noi sappiamo cosa sarà del Pronto soccorso dopo la fusione. Sarà mantenuto. Abbiamo approfondito per mesi la questione. Ardizzone è arrivato ultimo in questa vicenda. Se non fosse stato per noi a quest’ora il Piemonte era già chiuso”.
Lo stesso Sirna, direttore generale dell’Asp ha spiegato che un passaggio del Piemonte all’azienda sanitaria dovrebbe essere compatibile con gli altri 7 presidi della provincia e con i dettami del decreto Balduzzi che impone, come noto, l’eliminazione dei doppioni. Il Pronto soccorso in questo caso entrerebbe in gioco insieme a tutti gli altri, costringendo a tagli in uno dei presidi. Come invece chiarito da Picciolo in conferenza stampa proprio l’accordo con l’Irccs consentirebbe il mantenimento del Pronto soccorso nella sua forma attuale e questo per due motivi: i 78 posti blindati nella rete ospedaliera e la deroga al Balduzzi che in virtù della fusione con il Neurolesi (come già avvenuto in altri Comuni ) che attraverso il decreto d’attuazione del ddl la Regione chiederà al ministero della salute e che la Lorenzin ha già fatto sapere di voler accordare.
“L’unico interesse che abbiamo è la città ma non credevamo di dover ritrovarci qui a parlare il 28 luglio di un fatto che ritenevamo già assodato- sottolinea Nino Germanà- Non comprendo questa frenata fuori tempo da parte di Ardizzone. Peraltro la sede del dibattito è l’Ars, lì si poteva integrare un percorso che è iniziato con l’incontro con il ministro Lorenzin e sarebbe uno sbaglio interrompere. Gli errori del passato, come il polo oncologico e la chiusura del Margherita devono servirci da lezione per non ripeterli. Ed è questo il nostro obiettivo con il ddl”.
L’assessore regionale alla sanità Baldo Gucciardi ha già dato piena disponibilità ad incontrare i deputati in merito alla vicenda e come spiegato dal vicepresidente del consiglio comunale Nino Interdonato “il sindaco non è al tavolo con noi per altri impegni ma è il primo a chiedere al neo assessore di procedere con la strada che porterà all’accorpamento tra le due aziende”.
Quanto poi alla frase del protocollo d’intesa siglato tra Aliquò e Vullo “l’Irccs d’intesa con la Regione dovrà modificare la disponibilità dei posti letto in base alla mission” i tre deputati hanno spiegato come il disegno di legge abbia inserito un’intera frase che di fatto blinda da futuri attacchi la mission dell’emergenza urgenza. Resta poi indiscutibile il fatto che sarà il decreto d’attuazione dell’assessore a stabilire i dettagli tecnici evitando interpretazioni erronee.
“Ho sentito in tanti parlare di dato politico o di campagna elettorale- commenta Picciolo- Ma non c’è nulla di politico nel voler portare avanti l’interesse di tutti. Qui siamo deputati di diversi partiti. Né ci si può addebitare la chiusura del Margherita o la mancata realizzazione del polo oncologico visto che ancora non esercitavamo i ruoli che abbiamo oggi. L’Irccs consentirà, così come altrove, il mantenimento del Pronto soccorso. L’alternativa era chiuderlo, era trasformarlo in Pta. Noi non vogliamo un secondo caso come il Margherita e meno che mai che finisca come il ddl sulle Zps, rimasto nei cassetti”.
A margine della conferenza stampa il deputato Santi Formica ha voluto chiarire serenamente la vicenda che riguarda il figlio Dario, che al momento sta gratuitamente offrendo collaborazione, in base alla sua formazione professionale e specializzazione al Neurolesi. “Ricordo a tutti che io come deputato regionale mi sono occupato dell’Irccs da oltre 10 anni, pertanto nessuno può mettere zizzania o strumentalizzare questa vicenda. In ultimo aggiungo che il Neurolesi potrebbe anche domani avere la disponibilità dei padiglioni al Policlinico o al Papardo. Questa fusione è nata per salvare il Piemonte e non per l’Irccs”.
Rosaria Brancato