Tensione e crisi di maggioranza: il Consiglio comunale boccia la delibera contro il Css

Tensione e crisi di maggioranza: il Consiglio comunale boccia la delibera contro il Css

Antonella Trifiro - Serena Sframeli

Tensione e crisi di maggioranza: il Consiglio comunale boccia la delibera contro il Css

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giovedì 26 Marzo 2015 - 21:14

Durante una seduta consiliare molto seguita anche via web, non è stata approvata la proposta di delibera per dire no al Css e alla riconversione Edipower che potrebbe portare altri inquinanti nella Valle del mela. Tensioni in aula

La riconversione della Centrale Edipower e il CSS di cui si discute da mesi è stata oggi tema centrale all'ordine del giorno del Consiglio Comunale di San Filippo del Mela.

Una sessione che ha visto la massiccia partecipazione dei cittadini data l'importanza e l'attualità del punto in oggetto. Presenti in aula anche alcuni membri dei comitati ambientalisti del comprensorio.

Silvia Di Giovanni, Felice Bartolone, Caterina Sgrò e Pippo De Mariano sono i quattro consiglieri di maggioranza che una decina di giorni fa hanno presentato la richiesta di convocazione del consiglio comunale per esprimersi sulla questione della riconversione Edipower.

Qualche giorno dopo, presso l'assessorato alle attività produttive a Palermo, c'è stata la riunione in cui A2A avrebbe dovuto presentare il piano di riconversione tanto discusso. Il progetto veniva così presentato nel contesto di un tavolo tecnico richiesto dal comune, che ha espresso una pregiudiziale sull'opportunità e la validità tecnico-giuridica della procedura, chiedendo di discuterla prima dell'avvio della presentazione del progetto, senza A2A quindi; la richiesta non è stata accolta, così come la presenza dell'assessore alle attività produttive, Lidia Vancheri. Constatata l'impossibilità di ulteriori chiarimenti, la delegazione comunale ha deciso di abbandonare i lavori e di non assistere ad alcuna presentazione.

Scatta qui la diatriba con il consigliere Bartolone che non ha gradito il comportamento della delegazione comunale.

Il dibattito sulla proposta di delibera viene aperto proprio da Felice Bartolone, che ricorda dapprima l'articolo 78 in merito all'obbligo di astensione nel caso in cui uno dei membri del consiglio possa essere in conflitto di interessi, in base a quanto recita il testo unico degli enti locali. Da qui il consigliere ha operato una cronistoria della vicenda.

"Sulla questione– afferma Bartolone- della riconversione, l'Edipower si pronuncia nel 2013. Da lì non abbiamo ricevuto alcun atto formale, fino a quando nell'Agosto 2014 l'azienda presenta all'organo tecnico politico del comune un'idea progettuale, e viene manifestata per la prima volta per iscritto l'idea di convertire il secondo gruppo a CSS”. Da qui partono le prime manifestazioni di dissenso da parte degli amministratori locali dei comuni limitrofi, dai comitati e dalle associazioni ambientaliste.

“L'amministrazione– continua Bartolone- aveva deciso di attendere degli studi e io mi sono accodato alla scelta condivisa da tutta la maggioranza. Questo fino al 2 febbraio, giorno in cui, insieme al capogruppo Silvia Di Giovanni, siamo stati a colloquio con il sindaco e abbiamo manifestato l'intenzione di dover discutere questa tematica in consiglio comunale: le proteste erano aumentate e i lavoratori sono esasperati. In quel contesto il sindaco è stato molto disponibile per ascoltare la nostra posizione, suggerendo anche di organizzare un consiglio comunale aperto nella frazione di Archi. Siamo andati via confortati dalla disponibilità che avevamo trovato. Ma l'incontro non si è mai concretizzato e dopo venti giorni non avevamo ricevuto alcun riscontro da parte del sindaco. Così, in maniera tranquilla, il 23 febbraio abbiamo inviato al sindaco e al presidente del Consiglio una mail sull'argomento che oggi stiamo discutendo”.

La situazione cambia quando l'11 marzo l'azienda presenta al gruppo di maggioranza l'idea progettuale che da lì a poco avrebbe dovuto presentare a Palermo, e per questo era stata chiesta riservatezza sulle pubblicazioni. E così si manifesta l’idea di Edipower per il sito di San Filippo del Mela: “non si parla- continua Bartolone- più di riconversione del secondo gruppo ma di costruire due linee di termovalorizzatori dedicate al posto del terzo e quarto gruppo. Si passa a 440 mila tonnellate, con un passaggio ogni sette minuti di mezzi pesanti. Sono state aumentate le ore di funzionamento dell'impianto e ci sarà il 15% delle emissioni in più, oltre a cinque nuove sostanze inquinanti che oggi non respiriamo, tra le quali diossine e furani. Secondo l'azienda ci sarà una riduzione di emissione di zolfo, mentre per altre polveri sottili non ci sarà una diminuzione significativa. Ma resta il fatto che la combustione del CSS produce materiale di scarto considerato tossico”.

Così i quattro consiglieri formalizzano la richiesta e presentano la proposta di delibera; ciò che poi è successo a Palermo lo abbiamo già raccontato. Le tensioni nate proprio a Palermo e proseguite poi anche sui social network, si sono chiaramente palesate in aula, dove è emersa anche una importante crisi di maggioranza.

E’ intervenuto poi anche il consigliere di opposizione Saporita, che parla di “diatriba politica”; palesa poi la posizione del gruppo in merito alla proposta di delibera, che non viene condivisa in quanto “è viziata all’origine dall’esclusione di alcuni consiglieri, di cui uno di opposizione. L’obiettivo dei quattro firmatari non è pulito e per questo non siamo favorevoli”.

E’ intervenuto poi il presidente del consiglio Paulesu che ha voluto far emergere alcune contraddizioni nella versione dei fatti raccontata dal consigliere Bartolone, ricordando come, fatto dopo anche dal sindaco Aliprandi, nella realtà "non esiste nessun documento che dica che San Filippo è a favore del Css”.

“La proposta di delibera- afferma Paulesu- è stata vista anzi come una base di partenza per poter poi realizzare delle azioni concrete in base anche al tavolo tecnico”.

Intervento poi anche del sindaco Aliprandi, che si è detto pronto a tutelare l’interesse supremo generale.

Dopo l’intervento dell’esperto comunale in inquinamento ambientale, Eugenio Cottone, è intervenuto il consigliere Di Giovanni che ha precisato che “lo scopo della delibera non aveva né pregiudizi né secondi fini”; il consigliere ha poi presentato le dimissioni da capogruppo della maggioranza, seguita poi da Bartolone che si dimette da vice-capogruppo. I

l presidente del consiglio Paulesu ha ribadito l’impegno di tornare in consiglio in modo serio su quest’argomento, nella tutela del cittadino; si passa quindi alla votazione: quattro favorevoli e undici contrari. Conclude il sindaco che intanto prende atto di questa crisi di maggioranza: “la maggioranza non c’è più, faccio quindi appello a tutte le forze perché il paese va governato. Prenderemo ora i giusti provvedimenti”.

Arrivano subito le repliche dal mondo ambientalista, con l’associazione Adasc.

“Stasera– si legge nella nota Adasc- passerà alla storia perché 11 consiglieri comunali hanno bocciato la proposta di delibera che chiudeva le porte all'utilizzo del CSS o di qualsiasi combustibile derivato da rifiuti. Oggi hanno dimostrato che sono favorevoli ad aumentare l'impatto ambientale e sanitario di un intero comprensorio. Il sindaco ha disatteso l'impegno assunto con le associazioni, la società ha presentato lo studio e l'ha tenuto nascosto. Si parla di circa 200 tir al giorno e circa 400000 tonnellate di combustibile: La morte x l'intero territorio”.

Siamo stanchi– continua la nota- di annunci e proclami, è mesi che si parla d impedire il traffico pesante nel centro abitato di archi, ma non è stato fatto nulla, come sulla mancata applicazione delle direttive Seveso. Ringraziamo i consiglieri comunali che hanno presentato la delibera e votata e ribadiamo che il nostro impegno è esclusivamente a favore della tutela della salute e dell'ambiente. Non cerchiamo notorietà quindi rinviamo al mittente tali accuse. Nelle prossime ore informeremo le istituzioni preposte perché è inconcepibile che soggetti incompatibili si pronuncino ufficialmente sulla questione, si siedono nei tavoli istituzionali e fanno parte dell'osservatorio tecnico politico”.

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