"L'unica battaglia da fare è per dire no al declassamento del Papardo" sostengono i sindacati
“La storia si ripete, con la differenza che dalla tragedia siamo passati alla farsa. Il ddl sulla fusione tra Irccs e Papardo è stato presentato come una sfida. Noi diciamo no a questo scippo e così come abbiamo portati avanti la battaglia che ha portato alla salvezza del Piemonte, ci batteremo per salvare il Papardo dal declassamento”.
E’ il segretario generale della Uil Ivan Tripodi ad aprire i fuochi sul disegno di legge presentato il 7 febbraio dal deputato regionale di Forza Italia Luigi Genovese, sposato da altri 8 deputati (giacchè il nono firmatario, Tommaso Calderone ha ritirato la firma nei giorni successivi, ormai in rotta con Forza Italia).
I primi a diffondere il comunicato di protesta contro il ddl sono stati i sindacalisti della UilFpl e dell’Anaao Assomed e che oggi in conferenza stampa hanno anche fatto un appello ai politici presenti: i candidati alle Politiche Gabriele Siracusano e Maria Flavia Timbro, (LeU), la deputata regionale di Fd’I Elvira Amata, i consiglieri comunali Claudio Cardile (Pd), Daniela Faranda (Fd’I), Maurizio Rella (CMdb).
“Finora per salvare il Papardo siamo scesi in piazza da soli, raccogliendo le firme e mobilitando i cittadini- ha continuato Tripodi- Adesso chiediamo che venga ritirato un ddl che è spuntato fuori senza alcuna condivisione né con i sindacati né con le parti sociali. In caso contrario non esiteremo a fare le barricate”.
A rincarare la dose ci ha pensato Pietro Pata, Anaao Assomed che ha ricordato le ultime drammatiche tappe della Rete ospedaliera targata ex assessore Gucciardi. Il 2 agosto del 2017 a Palermo i sindacati evidenziarono come a fronte di due Dea di II livello pronti per Palermo e Catania (e di un altro per Enna), Messina veniva penalizzata declassando il Papardo a Dea di I livello con una serie di tagli alle Unità operative complesse: “L’8 agosto l’assessore Gucciardi firmò un decreto che scongiurava alcuni tagli- spiega Pata- ma l’ex presidente dell’Ars Ardizzone chiuse i lavori e la Commissione sanità Ars non affrontò più quell’argomento. Poi ci sono state le Regionali e adesso si ritroviamo con quello che possiamo definire il fine vita programmato del Papardo. La fusione è un’operazione a perdere”.
Pata ha evidenziato come a presentare il ddl sia stato un deputato messinese che peraltro non è neanche componente della Commissione Sanità.
A spiegare perché concretamente le conseguenze della fusione saranno negative per cittadini e operatori è stato Pippo Calapai, UilFpl “Ricordo che la legge 24 che ha portato alla nascita dell’Irccs-Piemonte è stata una battaglia comune a tutti. Questo ddl nasce in solitudine, in modo strano e viene da chiedersi a chi giova. Non giova al Papardo, perché dal 31 dicembre con l’applicazione del Balduzzi si troverà nuovi tagli. Il decreto Balduzzi infatti prevede che i doppioni devono essere tagliati. Se si unisce all’Irccs ci saranno numerosi doppioni, quindi tagli a fine anno”.
Per Uil e Anaao l’unica battaglia da fare è per dire no al declassamento del Papardo e per ripristinare quelle unità complesse che la rete ospedaliera in fase di revisione in seguito all’elezione del nuovo governo regionale, aveva tagliato.
“Se dovesse restare Dea di I livello- spiega Mario Macrì, responsabile area medica UilFpl- il Papardo perderà le specialistiche, diventerà poco appetibile. Dobbiamo assolutamente sistemare il “contenitore” per poi passare al contenuto. Ricordo anche che c’è un tesoretto di 50 posti letto che anni fa Poli congelò in seguito alla chiusura della clinica Santa Rita ma che è ancora utilizzabile se dato al Papardo”.
A dar voce a chi opera al Papardo è stato il dottore Cascio, primario del nosocomio che ha evidenziato le discrasie della Rete ospedaliera varata dal governo Crocetta, a svantaggio della provincia di Messina.
“Con il Papardo declassato i rischi sono gravissimi- ha spiegato- Se viene un infarto a qualcuno nella zona di Ganzirri o di Faro ed è costretto a raggiungere il Policlinico arriva morto. Purtroppo queste sono le conseguenze di una politica gestionale errata portata avanti dall’ex DG Michele Vullo sin dal 2014 quando iniziò col voler chiudere il Piemonte e poi lasciò in eredità il Papardo alla mercè dei tagli”.
I sindacati hanno infine rilevato i troppi silenzi. La querelle sicuramente esploderà dopo il 4 marzo. Nel frattempo l’assessore regionale Ruggero Razza ha invitato Luigi Genovese ad una maggiore condivisione ed analisi della proposta di legge in sede di Commissione Ars, con tutte le parti coinvolte.
Rosaria Brancato
Perchè non facevate le barricate quando non assumevano personale sanitario.Il vero diritto dei sindacati è difendere i lavoratori ,cosa che avete perso. Difendete quei lavoratori che lavorano 13 ore al giorno per qualche euro al giorno . Promulgare le leggi non sono di vostra competenza .Il sindacato rappresenterebbe i lavoratori non il Popolo Sovrano.