Liliana Venuto era spirata in sala operatoria nel dicembre 2009. Le sue condizioni erano disperate. Ma dopo 8 anni di processo è stato stabilito che l'anestesista ed il chirurgo avevano operato correttamente.
A otto anni dai fatti si conclude con due assoluzioni totali il processo a carico dei medici del Policlinico imputati per la morte dell'ottantenne Liliana Venuto, spirata al Policlinico nel dicembre 2009 durante una anestesia.
Il giudice monocratico Rosaria Calabrò ha assolto perché il fatto non sussiste, non ci fu cioè alcun omicidio colposo, l'anestesista Maria De Pasquale e per il chirurgo Antonio Orazio Ciccolo. L'inchiesta nei confronti dei due camici bianchi era stata inizialmente arichiviata, ma la famiglia della donna si era opposta e successivamente era cominciato il processo, chiuso ieri sera con la sentenza assolutoria. I medici erano difesi dagli avvocati Bonni Candido ed Alberto Gullino.
La Venuto era stata ricoverata e sottoposta ad intervento chirurgico per la rimozione di un nodulo mammario. Ma durante l'intubazione si verificarono dei problemi ed è stato necessario effettuare una tracheotomia per ossigenarla. Quando le sue condizioni si sono aggravate, l’anziana venne trasferita nel reparto di Rianimazione dove poi morì.
Secondo l’accusa la dottoressa De Pasquale, dopo aver fallito 3 tentativi di intubazione e constatata la presenza di un edema della glottide, dapprima ometteva di praticare alla paziente una puntura cricotirodea e ritardava l'intervento di tracheotomia segnalandone con ritardo la necessità,
Mentre il dottor Ciccolo, medico chirurgo in sala operatoria, non provvedeva, apprese le gravi condizioni della Signora Venuto, ad eseguire immediatamente l'intervento. Inoltre sarebbe stato eseguito un intervento chirurgico di quadrantectomia non proporzionato con le condizioni cliniche dell’anziana.
Il processo ha invece stabilito che i medici hanno tentato il tutto per tutto, malgrado le condizioni fortemente compromesse della donna, ed hanno operato correttamente.
Alessandra Serio