Maria Camelia si è spenta nel dicembre 2012 dopo un intervento di toracentesi eseguito secondo la magistratura in modo errato. Un anno la condanna per il primario di Cardio Chirurgia, Francesco Patanè.
"Tegolata" giudiziaria per il primario di Cardio Chirurgia del Papardo Francesco Patanè, condannato ad un anno per la morte di una paziente, avvenuta in corsia alla fine del 2012.
Il verdetto è del giudice monocratico Massimiliano Micali, che ieri ha condannato il camice bianco per omicidio colposo e riconosciuto una provvisionale da 30 mila euro ai due figli della donna, ammessi inoltre al risarcimento in sede civile. L'accusa aveva chiesto 2 anni di condanna per Patanè, difeso dall'avvocato Salvatore Papa.
La vicenda comincia il 19 novembre di cinque anni quando Maria Camelia, 79 anni, viene ricoverata all'ospedale di Sperone per la sostituzione di una valvola aortica, intervento eseguito qualche giorno dopo. In prima battuta l'operazione sembra essere andata per il meglio e dopo qualche giorno di terapia intensiva la donna torna in reparto. Sembra riprendersi ma torna in terapia intensiva, anche se i figli vengono costantemente rassicurati sul procedere regolare delle sue condizioni cliniche.
Il 3 dicembre, invece, a tarda notte, uno dei due viene avvisato che le condizioni della madre si sono improvvisamente aggravate. La mattina dopo ai familiari di Maria Camelia non resta che darle l'estremo saluto. I figli, di Taormina e Furci Siculo, riportano la salma a casa convinti che la morte della madre fosse stata inevitabile.
Quando, un mese dopo, acquisiscono la cartella clinica, scoprono che la settantanovenne era stata sottoposta ad un intervento di toracentesi del quale non erano stati informati. Si rinvolgono quindi all'avvocato Fabio Mirenzio e siglano un esposto, chiedendo l'acquisizione degli atti.
La perizia affidata dalla Procura – titolare del caso è il PM Federica Rende – svela che proprio una errata manovra nel corso della toracentesi, eseguita da Patanè, ha causato la morte della paziente.