Due rinvii a giudizio, un proscioglimento e una condanna patteggiata per la morte del pensionato di 68 anni che si spense al Papardo nel 2012 dopo un fatale errore nella trasfusione. Era stato ricoverato per un ordinario intervento chirurgico.
Un patteggiamento, un proscioglimento e il rinvio a giudizio per due medici. E' questo il bilancio dell'udienza preliminare celebrata stamani davanti al Gup Maria Teresa Arena, che ha vagliato il caso di un sessantanovenne morto al Papardo nel settembre 2012. Sotto la lente della Procura finì l'operato di una infermiera, la catanese Maria Emanuela Civiletti, 52 anni, imputatata per un pesunto scambio di sacche durante la trasfusione cui fu sottoposto il pensionato. Il suo difensore, l'avvocato Giancarlo Foti, ha chiesto per lei di patteggiare la pena di un anno ed 8 mesi.
Esce invece dalla vicenda Eugenio Ceratti, direttore sanitario pro tempore dell'azienda sanitaria: la Procura gli contestava di non aver correttamente vigiliato, nella sua qualità di responsabile del Comitato per il buon uso del sangue, sull'applicazione delle direttive prescritte per le trasfusioni. Il Giudice Arena lo ha prosciolto per non luogo a procedere, come richiesto dal suo difensore Gianluca Gullotta.
Hanno scelto il rito ordinario e si difenderanno davanti ai giudici del Tribunale, nel corso del dibattimento, altri due medici chiamati in causa per la morte di Camillo Miceli, il direttore dell'UOC di Ortopedia e il medico di turno quel giorno. I difensori Nunzio Rosso e Giovanni Calamoneri sono certi di dimostrare l'estraneità ai fatti dei due camici bianchi, il professore Massimo Calamoneri e Giulio Gitto.
Miceli era stato ricoverato al Papardo in vista di un intervento chirurgico a fine agosto ma durante il ricovero si rese necessaria una trasfusione. Nel prelevare le sacche contenenti il plasma l’infermiera commise l’errore fatale, secondo il pm Federica Rende, che inizialmente indagò soltanto lei. Al pensionato fu eseguita una trasfusione con sangue incompatibile col suo e l’uomo morì nonostante il tentativo dei medici di salvarlo.
I familiari, in particolare i tre figli, presentarono una denuncia chiedendo che venissero portate a galla eventuali responsabilità dei sanitari. Nel corso dell'inchiesta il magistrato titolare del caso avvisò tutti i sanitari che si occuparono del pensionato.
Intanto l'azienda "Papardo – Piemonte" fece scattare un’indagine interna a carico del medico di turno nel reparto di Ortopedia e di due infermiere che furono sospesi dal lavoro.
Riceviamo e pubblichiamo la precisazione dell'avvocato Rosso: "Non ho mai reso alcuna dichiarazione, ancor meno circa eventuali certezze sul futuro dibattimento.
Ormai si fa il mestire di infermiere o dottore solo per prendere lo stipendio fine mese. Non si ha nessuna considerazione della vita dei malati, anzi sono pesi per chi li deve assistere. Questa gente , sia essa diplamata infermiere o laureata dottore, dovrebbero avere la dignità umana di dimettersi e andare a lavorare i campi.
Ormai si fa il mestire di infermiere o dottore solo per prendere lo stipendio fine mese. Non si ha nessuna considerazione della vita dei malati, anzi sono pesi per chi li deve assistere. Questa gente , sia essa diplamata infermiere o laureata dottore, dovrebbero avere la dignità umana di dimettersi e andare a lavorare i campi.
Non essite patteggiamento per la morte di una persona. Esiste solo il licenziamento e il carcere.
Non essite patteggiamento per la morte di una persona. Esiste solo il licenziamento e il carcere.
Questa infermiera ha dimostrato, con la morte del paziente, di xxxxxxxxxxxxxxxx. Sembra troppo duro ciò che sostengo, ma è così che si può dare insegnamento di responsabilità nel prorpio lavoro, altrimenti continuamo a xxxxxxxxxxxxxx.
Questa infermiera ha dimostrato, con la morte del paziente, di xxxxxxxxxxxxxxxx. Sembra troppo duro ciò che sostengo, ma è così che si può dare insegnamento di responsabilità nel prorpio lavoro, altrimenti continuamo a xxxxxxxxxxxxxx.