La delegazione guidata dalla senatrice Dirindin ha ribadito il no alla proroga e, in vista della scadenza prevista al 31 marzo, ha chiesto agli operatori di fare presto e assicurarsi che a fine mese per tutti gli ospiti siano individuati i percorsi alternativi. E sul piano varato dall'assessore Vancheri, incontrata a Messina, han detto: "Quattro Rems sono troppe".
Su settantotto pazienti siciliani dell’ospedale psichiatrico giudiziario, di ben 21 di loro non si sa ancora cosa ne sarà, dopo il 31 marzo. E’ questo il dato riportato dalla delegazione della Commissione Sanità del Senato che, in vista della chiusura della struttura di Barcellona Pozzo di Gotto, è stata oggi in riva allo Stretto. La Commissione guidata dalla senatrice Nerina Dirindin (Pd) ha incontrato gli operatori dell’Opg, poi a Messina in Prefettura ha fatto il punto della situazione con l’assessore regionale alla Sanità, Linda Vancheri e col presidente del Tribunale di Sorveglianza Nicola Mazzamuto.
La Commissione ha ribadito il no alla proroga e ha confermato che già nei primi del mese di aprile si insedierà un commissario incaricato di gestire il periodo successivo di transizione: “Nessuno degli ospiti sarà buttato fuori il 31 marzo, ovviamente, e la priorità è che non vengano letteralmente trasferiti da una struttura ad un’altra. Devono essere invece individuati i diversi percorsi alternativi possibili, dalle così dette Rems alla riabilitazione a domicilio attraverso il Dipartimento di Salute Mentale, ai quali gli ospiti devono essere avviati già in questi giorni, senza aspettare la fine del mese. In questo senso, una volta detto grazie agli operatori della struttura, poiché conosciamo lo sforzo enorme che hanno già compiuto, dopo aver assicurato a loro che conosciamo le problematiche che si presentano e che staremo loro vicini, gli abbiam chiesto un sforzo ulteriore, per fare sì che alla data di chiusura per tutti gli ospiti si abbia già chiaro cosa li aspetti”.
E qui viene la nota dolente: su 148 ospiti – tra i quali anche calabresi e pugliesi, 78 sono siciliani: 38 di loro sono stati dichiarati dimissibili, hanno quindi finito il loro percorso riabilitativo psichiatrico o comunque non hanno bisogno di restare in strutture di ricovero. Le condizioni effettive di altri 21 di loro devono essere ancora valutate, anche perché sono entrati recentemente all’Opg. “E' questo lo sforzo che abbiam chiesto agli operatori – ha precisato la senatrice Dirindin – non è possibile che a pochi giorni dalla chiusura non sia ancora stato stabilito che percorso prenderanno”.
Per altri 19 di loro, invece, si apriranno le porte delle Rems, i così detti “mini opg”, strutture residenziali che accoglieranno quelli che non possono essere dimessi, dove l’assistenza è simile a quella oggi offerta nell’Opg di Barcellona. Strutture da più parti contestate, anche e soprattutto dagli operatori della salute mentale, dalle molte associazioni che si occupano di disagio e devianza.
Perplessità condivise, sebbene anche per altre esigenze, dalla Commissione Sanità del Senato: “I carceri, l’opg, non sono in grado di assicurare riabilitazione. E’ per questo che abbiamo voluto verificare lo stato del percorso di superamento dell’Opg, e siamo qui anche per assicurarci che gli ospiti che ne usciranno non vengano semplicemente trasferiti da un contenitore all’altro”.
La regione Siciliana ha presentato un programma di 18,11 milioni di euro per l’adeguamento di 3 presidi ospedalieri con 80 posti letto distribuiti in 4 strutture tra le province di Catania, Caltanissetta e Messina. Accanto alle REMS sono previste la realizzazione di gruppi di appartamenti , predimissioni e percorsi di riabilitazione per i soggetti ricoverati. Oltre un milione e mezzo di euro sono poi finalizzati ad un successivo programma di interventi per il supporto dei servizi territoriali strutturali già esistenti sul territorio, a cominciare dai Dipartimenti di salute mentale agli altri centri riabilitativi.
“Quattro Rems sono troppe” – ha detto la Dirindin: “Al momento ne sono previste soltanto due”. La Commissione a Messina ha parlato a lungo con l’assessore Vancheri, che ha ribadito ai senatori che la firma dell’accordo di programma per le Rems e per il recepimento delle normative nazionali – la Sicilia sconta il ritardo – avverrà a brevissimo.