"Violenza sulle donne è un silenzio che uccide due volte". I diritti per chi denuncia

“Violenza sulle donne è un silenzio che uccide due volte”. I diritti per chi denuncia

“Violenza sulle donne è un silenzio che uccide due volte”. I diritti per chi denuncia

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martedì 09 Giugno 2015 - 09:51

“Ascoltiamo le storie di violenza ma non pensiamo mai possa essere qualcosa di vicino a noi – ha esordito la dott.ssa Barbaro – i femminicidi sono stati 124 nel 2012, 128 nel 2013, 177 nel 2014. Ma le violenze non sono solo fisiche, anche psicologiche. Una violenza che spesso è domestica ma che resta sommersa”

Il 31.9% delle donne tra i 16 e i 70 anni sono vittime di violenza fisica, sessuale o psicologiche nel corso della vita. Una percentuale che trasformata in numeri diventa 14milioni di donne che, nel 90% dei casi, non denuncia. Sono solo alcuni dei numeri che la dott.ssa Luisa Barbaro, ginecologa e responsabile dei Consultori Familiari Area Metropolitana e Jonica dell’Asp 5, ha esposto nel corso della sua relazione all’iniziativa promossa da Cisl Messina, Fnp Cisl Messina, Anteas e Consigliera provinciale di Parità “Le donne in salute al di là del silenzio” che si è tenuta ieri pomeriggio presso il Circolo Salvatore Quasimodo di Santa Margherita. Il saluto del responsabile zonale Francesco Gennaro, del segretario generale della Fnp Cisl Messina Bruno Zecchetto hanno dato il via ai lavori. La consigliera provinciale di parità Mariella Crisafulli ha ricordato come la violenza contro le donne sia “una piaga sociale che rappresenta l’ultimo stadio della violenza che si esplicita prima in altri fenomeni”. A introdurre l’intervento della dott.ssa Barbaro è stata Melania Gennaro, collaboratrice dell’Anteas Cisl. “Purtroppo – ha detto – la violenza è spesso accanto a ciascuno di noi ma siamo troppo presi dalla vita quotidiana e non siamo in grado di rendercene conto”.

“Ascoltiamo le storie di violenza ma non pensiamo mai possa essere qualcosa di vicino a noi – ha esordito la dott.ssa Barbaro – i femminicidi sono stati 124 nel 2012, 128 nel 2013, 177 nel 2014. Ma le violenze non sono solo fisiche, anche psicologiche. Una violenza che spesso è domestica ma che resta sommersa”. La dott.ssa Barbaro ha illustrato anche il decalogo contro la violenza sulla donna, un reato “mai giustificabile” anche se avvengono in famiglia, aspetto che rappresenta un’aggravante e non un’attenuante. L’invito è quello a non vergognarsi a confidarsi con amiche, parenti o personale sanitario o sociale.

A concludere i lavori è stato il segretario generale della Cisl di Messina, Tonino Genovese, che ha evidenziato come il decreto attuativo del Jobs Act sui temi di conciliazione lavoro-famiglia introduca il congedo per le donne vittime di violenza di genere che intraprendono percorsi di protezione. “Le lavoratrici dipendenti del pubblico e del privato che subiscono violenza – ha detto Genovese – hanno diritto ad astenersi dal lavoro per un periodo di tre mesi, anche non continuativo, interamente retribuito. È inoltre prevista la possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time, nonché l’opportunità di essere nuovamente trasformato, a seconda delle esigenze della lavoratrice nuovamente in un rapporto di lavoro a tempo pieno”.

Genovese ha anche evidenziato come “dopo una lunga attesa durata circa due anni” – cioè da quando è stata approvata la legge sul cosiddetto “femminicidio” – “è stato presentato recentemente dal Dipartimento per le Pari Opportunità il Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere che entrerà in vigore tramite uno specifico decreto del Presidente del Consiglio e avrà durata biennale”.

Sono tre i tre pilastri che la Cisl ha sempre ritenuto prioritari nell’impegno contro la violenza di genere. “Prevenzione, protezione e punizione – ha spiegato – ovvero di una serie di azioni, alcune delle quali ancora appaiono come buone intenzioni anziché interventi traducibili e realizzabili nell’immediato. Vi sono poi – ha aggiunto Genovese – aspetti di ordine culturale come la comunicazione, la formazione e l’educazione di coloro che hanno ancora un’immagine distorta della figura femminile. Tutto questo con risorse finanziarie che sembrano insufficienti se si tiene conto dei diversi obiettivi che il Piano stesso si prefigge”.

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