Saturnus Pater: Papà Natale è messinese...

Saturnus Pater: Papà Natale è messinese…

Daniele Ferrara

Saturnus Pater: Papà Natale è messinese…

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giovedì 24 Dicembre 2020 - 09:14

Andiamo alla scoperta di Papà Natale e delle origini di una figura, quella di Babbo Natale che in Sicilia non c'è

È la Vigilia di Natale! Grandi e piccoli (più i piccoli che i grandi) aspettano d’udire da un momento all’altro la risata cupa ma allegra dell’omone barbuto vestito di verde o di rosso, cui si dà il nome di “Papà Natale”; lo chiamo così, continuandomi a chiedere come sia possibile che anche in Sicilia venga chiamato “Babbo”.

Babbo Natale in Sicilia non c’è

Certamente sarebbe opportuno in Sicilia smettere d’usare il nome “Babbo Natale”, segno d’una pressante colonizzazione linguistica italiana, giacché nel nostro linguaggio la traduzione di questo appellativo sarebbe senza indugio e senza errore: “Idiota Natale”. Ora che abbiamo riso, parliamo di cose serie. L’utilizzo d’un vocabolo italianizzu per indicare il sacrale “Padre Natale” presso di noi, ci segnala un dato molto importante: fondamentalmente in Sicilia questa figura non c’è. Abbiamo diverse entità dorofore natalizie, in testa a tutte la Vecchia di Natale, che porta doni nella maggior parte dei comuni siculi, ma del Padre non c’è traccia, nemmeno sotto la forma di Santa Nicola.

Ma chi è Santa Claus?

Oltretutto, anche in Italia è un doroforo poco comune; c’è chi mormora che sia sbarcato in Sicilia assieme alle truppe del generale Patton, sarà vero? A questo punto conviene ragionare sull’identità del personaggio. Si è sempre detto, fra coloro che hanno dimestichezza con l’interpretazione del folklore, che Babbo Natale in realtà è Odino. Si dice infatti nei paesi abitati da genti norrene che durante la notte dello Yule (21-22 Dicembre, il solstizio d’inverno) il grande dio Odino guida una caccia invernale con tutto il corteo divino, e che trova molto piacere passando vicino alle case nel trovare stivali pieni di cibo per i cavalli lasciati fuori dalla porta dai bambini giacché, intenerendosi, riempie gli stivali svuotati con doni di cibo e giocattoli. Odino viaggia su di un cavallo a otto zampe, Santa Claus su di una slitta trainata da otto renne (poi nove), con obbiettivi diversi, ma stesso risultato; è evidente che il potente Odino si è travestito per sopravvivere e così è rimasto nel cuore della gente.

Odino e San Nicola

L’identificazione con San Nicola particolarmente in voga nelle Neerlande (Sint Nicolaas > Sinterklaas > Santa Claus) e abbracciata dalle varie chiese cristiane pur di metterci un santo in mezzo è posticcia, e ci fa ritornare al punto di partenza: chi sta coprendo? Non a caso si scopre che Odino era chiamato Nikarr, molto simile a Nik, diminutivo di Nikolaas.

Chi era Padre Natale?

Nondimeno, San Nicola come doroforo cristiano è presente da secoli anche nei paesi mediterranei, ma tale identità è falsa, quindi dov’è uscito? Chi era il Padre Natale per noi? Era un dio che a Messina è molto vicino: è Saturno!Messina, la città fondata dalla caduta della falce di Krono/Saturno, dimostra una volta di più la sua singolarità; potremmo quasi dire che Babbo Natale è messinese, anzi, zancleo!

Il signore dell’età dell’oro

In un tempo molto antico – si racconta – così antico che nessuno se lo ricorda, viveva Saturno, più noto grecamente come Krono. Per i teologi antichi era uno dei Titani, figlio del Cielo e della Terra – Urano e Gea –, che aveva provocata la separazione tra le due masse primordiali combattendo il padre con una grande Falce, e così aveva dato vita a creature mortali perfette come deità; quando Krono era il signore dell’universo regnava l’abbondanza perpetua e il tempo era come se non esistesse, finché suo figlio Zeus, detronizzandolo, diede inizio al tempo per come lo conosciamo noi, la nostra era insomma; Krono fu relegato nelle mitiche Isole Beate (le Canarie, si dice), oppure scappò in Italia rifugiandosi presso il dio Giano che la governava. Più avanti Krono fu considerato il dio che presiede al Tempo (cioè chronos), ma in realtà il dio Chronos introdotto dall’Orfismo in origine è distinto dal Kronos della Teogonia.

Per gli antichi storici invece ci sono stati più d’un Saturno; uno di questi era un possente sovrano, forse di stirpe sovrumana ma comunque mortale, che regnava sopra la Sicilia, la Libia e l’Italia (in quest’ultima in particolare ne rimase un forte culto testimoniato da Roma) dispensando abbondanza e regnando con giustizia, un eroe civilizzatore, ma poi anche lui scalzato dal suo trono, o semplicemente morto a veneranda età (secoli di secoli, chissà!), oppure partito e non più ritornato.

Successivamente, in epoca cristiana, gli eruditi soprattutto siciliani tesero a identificare Saturno con Cam, il gigante figlio di Noè che dopo il Diluvio (collocato nel 3400 a.C.) popolò l’Egitto, la Nubia, la Libia e anche la Sicilia. A Messina fu anche fatto coincidere con Zanclo, l’eroe fondatore di Messina (collocato però nel 1759 a.C.), perciò se ne fece un’enorme statua dall’aspetto barbuto e scuro dei Nubiani di Cam che ancor oggi si porta in processione nei giorni di Ferragosto sul suo colossale cavallo.

Di Saturno si tramanda che sembrasse vecchio, ma soltanto pel candore della sua barba, giacché era vigoroso e possente come un uomo maturo; vi viene a conoscere?

Rex Saturnalicius is coming to town! Oh-oh-oh!

In diversi paesi (Sicilia compresa) esistevano feste celebranti il tempo antico di Krono, tra queste la più importante di cui sia permasta testimonianza sono le Saturnalia italiche (coincidenti con la Novena di Natale), proprie di quei luoghi ove Saturno è dio dell’agricoltura e ha una connotazione più benevola che il Krono greco.

Durante le Saturnalia si festeggia, udite udite, proprio il ritorno di Saturno! Egli è tornato e con sé sta portando gli Spiriti dell’Età dell’Oro e tutta l’abbondanza di quei tempi. È una presenza benefica ma anche ingombrante: è un’ospite che bisogna placare, poiché ogni anno è desideroso di riprendersi ciò che gli è stato tolto e ripristinare il proprio imperio (ci sono molte interpretazioni, questa è una).

Durante la festività in ogni luogo veniva scelto un Rex Saturnaliorum (“Re dei Saturnali”) o Saturnalicius Princeps (“Principe Saturnalizio”) che, anche se in maniera non troppo esplicita, doveva inscenare la presenza di Saturno durante i festeggiamenti. Estratto a sorte tra i partecipanti a una festa, spesso tra i più umili, veniva agghindato con un mascherone burlesco e abiti dalle tinte accese, come d’un color rosso regale, ed era il patrono assoluto della festa; in alcune versioni fungeva da cerimoniere del banchetto mentre in altre era il buffone del convivio, ma in tempi arcaici veniva sacrificato alla fine dei festeggiamenti per rappresentare la scomparsa di Saturno, atto poi divenuto simbolico.

Quando Saturno vede che la gente è ancòra buona e gentile, quando vede che l’amore non è svanito con la sua dipartita e che il cinismo non ha preso il sopravvento nell’era che l’ha seguito, allora Saturno si tranquillizza, e decide che per un altro anno ancòra tornerà nel suo mondo nascosto, lasciando i doni che ha ritenuto di dover fare.

Ancòra nei nostri tempi, spesso alle feste sia pubbliche che private qualcuno si traveste da Babbo Natale, proprio come un tempo da Re Saturnalizio.

Buon Natale a Messina, che sia benedetta!

E così anche quest’anno, depositati i regali, svanirà nel buio della notte di Natale sul suo carro trainato da bovi volanti; unico segno rimasto della sua presenza, i doni sotto l’Albero. Ovviamente, devi crederci perché avvenga!

Spero che questa lettura, niente più che un gioco erudito, vi sia piaciuta. Ebbene sì, Messina è una città che a Saturno è cara, poiché custodisce dall’alba dei tempi la sua falce. Speriamo che voglia farci visita un giorno, non per riprendersela, che decreterebbe la nostra fine, ma per lucidarla, e ridarci un po’ di quell’abbondanza dell’epoca in cui ci governò e un po’ di speranza, che del Natale è il succo.

Tornerà, torna sempre, come torna sempre l’inverno; potrebbe visitarci in qualunque momento, potrebbe farlo anche quest’anno, e donarci una nuova primavera.

P.S. “Ma quest’anno c’è il coviddi, non ci ‘n’è Natali!” – Sì invece, anche con il coviddi, e alla faccia del coviddi. Buon Natale!

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