Fissati al 25 marzo gli interrogatori dei quattro genovesiani ai domiciliari. Intanto emergono nel dettaglio le accuse mosse dalla Procura al deputato nazionale e l'evasione fiscale ipotizzata per i costruttori collegati e le società di navigazione.
Sono quasi 370 pagine fitte di “guai” per il cerchio magico dell’onorevole Francantonio Genovese. L’ordinanza del giudice per le indagini preliminari costituisce un ulteriore pezzo del puzzle di accuse alla gestione Genovese-Sauta del mondo formazione professionale, che va a puntellare un lavoro di indagine cominciato parecchi mesi addietro, e ancora non concluso. Se da un lato gli investigatori hanno spulciato le carte delle società della famiglia Genovese, ponendo sotto la lente praticamente tutti i passaggi societari e la contabilità degli ultimi anni, comprese le partecipazioni nella Caronte e Tourist dal 2008 ad oggi, dall’altro le intercettazioni tele foniche hanno lasciato pochi dubbi al fatto che le persone coinvolte agissero insieme, esercitando ognuno nel proprio ruolo una azione volta ad “arricchire” un calderone unico. E’ così che la Procura di Messina, in testa il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita – insieme ai pm Camillo Falvo, Antonio Carchietti, Liliana Todaro e Fabrizio Monaco – ha potuto muovere a sei indagati l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una lunga serie di reati, dalla truffa al riciclaggio. Accusa mossa anche al parlamentare Francantonio Genovese. Ipotesi di accusa che sono ovviamente passate al vaglio del giudice per le indagini preliminari, ma devono essere ancora provate. La parola ai quattro arrestati andrà il prossimo 25 marzo, quando cominceranno gli interrogatori del gip De Marco. Durante il faccia a faccia col giudice Salvatore La Macchia, Domenico Fazio, Roberto Giunta ed il commercialista Stefano Galletti potranno offrire la loro versione dei fatti, difendendosi e rispondendo al Gip, oppure avvalendosi della facoltà di non rispondere, tacendo. Sono assistiti dagli avvocati Isabella Barone, Salvatore Versaci, Carmelo Scillia e Nino Favazzo.
Un’altra strada prenderà invece la richiesta di arresto per l’onorevole Francantonio Genovese, sospesa in attesa del voto della Camera dei Deputati sull’autorizzazione a procedere. Le motivazioni della richiesta di arresto nei suoi confronti, quindi, sono state stralciate e in parte secretate, nel provvedimento che compendia le accuse agli altri personaggi coinvolti. Ma l’impianto accusatorio che lo riguarda, il suo ruolo più in generale, emerge chiaramente anche in questa prima fase.
L’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio, truffa, falso in bilancio, reati contabili e contro la pubblica amministrazione riguarda Genovese, Galletti, La Macchia, Fazio, Elena e Giovanna Schirò. I sei avrebbero operato attraverso le società, "…compiendo sempre le attività illecite in conflitto di interesse rispetto alla destinazione del denaro pubblico dagli stessi gestito, orientandole sia al profitto personale sia a finalità di propaganda politico –elettorale, ed attingendo illecitamente i fondi erogati dalla Regione siciliana per la formazione professionale, grazie anche al sostegno politico ed alle pressioni esercitate dagli esponenti di riferimento, in primo luogo da Genovese per garantire l’accreditamento degli enti, il finanziamento dei progetti, l’erogazione delle anticipazioni e dei saldi. Con l’aggravante per Genovese di essere capo promotore dell’organizzazione”.
La svolta nelle indagini prende corpo nell’ottobre scorso – qualche mese dopo – quindi – gli arresti di Sauta e la moglie Chiara – quando la Procura di Patti, nell’ambito della inchiesta Fake sulla famiglia Gullo, “incappa” nella Nt soft di Patti, società di Genovese, e trasmette gli atti ai colleghi di Messina. Il giudice le definisce intercettazioni “casuali” nei confronti di Genovese, che ovviamente godendo dell’immunità non può essere posto sotto controllo telefonico ed ambientale. Si tratta di conversazioni tra Genovese, Dario Zaccone – presidente del collegio dei Revisori dei Conti del Comune di Messina – e La Macchia che secondo gli inquirenti, pur non integrando reati penali, dimostrano l’interesse del numero uno del Partito Democratico nel settore della formazione. Soci della Nt sono i figli di Maria Schirò, Salvatore e Giovanni Davì, che nel maggio 2012 cedono parte delle quote alla Training service amministrata da Antonio Astone. Nel 2012 alla società tramite l’Avviso 6 la regione finanzia corsi per quasi 300 mila euro. L’attività, secondo gli investigatori, era di fatto gestita da Massimiliano La Macchia, fratello di Salvatore e dipendente Lumen, e da Pietro Gaglio, rappresentante legale della Klenn Consulting di Palermo. Nel maggio 2012 La Macchia ne discuteva con Domenico Fazio, a proposito della qualifica di alcuni dipendenti de L’Ancora, la società di ristorazione della Caronte&Tourist, destinati ai corsi di formazione professionale “precisando che i corsi erano stati ripartiti tra gli enti Apindustria ed Nt”.
Nelle 54 ipotesi di reato sono comunque diverse le vicende societarie ripercorse, e collegano direttamente i fondi della formazione professionale con la partecipazione alle società immobiliari e di navigazione compartecipate dai Genovese. Così a Francesco Cambria, legale rappresentante della Tourist Ferry Boat spa, incorporata nella Ge.Par. srl, viene contestata una evasione fiscale per 7 mila euro di iva su 35 mila euro di imponibile nelle dichiarazioni del 2010. Stessa contestazione per il costruttore Orazio De Gregorio, Il deputato regionale Francesco Rinaldi e Paola Piraino a proposito della Paride: 30 mila euro di Iva evasa su 150 mila euro di imponibile nel 2011, 4 mila 620 euro di Iva su 22 mila euro di imponibile per il 2012.
Alessandra Serio
MA NON CI BASTANO MAI I SOLDI. CAPISCO CHE PER MORIRE CE’ TEMPO ,MA NON HAI MANCO IL TEMPO DI SPENDERLI TANTI SOLDI.FAI DEI REGALI AGLI IMMIGRATI E VEDI SE COSI GESU’ CRISTO TI PERDONA.
Ma l’avv. Versaci non è l’assessore massone, designato da Felice Calabrò, che ha presentato ricorso al tar?
Quanto è piccolo il mondo…
Che porcile….
MA DI BUZZANCA QUANDO SI COMINCERA A PARLARE?