Le polemiche dopo la scarcerazione del boss barcellonese Angelo Porcino e le misure annunciate da Bonafede per limitare le liberazioni dopo l'allarme coronavirus nelle carceri
La scarcerazione del mafioso barcellonese Angelo Porcino ha acuito le polemiche sui boss scarcerati dopo l’allarme coronavirus delle carceri. Ieri è arrivata la risposta del Governo: l’annuncio del decreto legge per contenere gli effetti dei provvedimenti dei Tribunali di Sorveglianza.
In risposta al question time alla Camera, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha annunciato il via libera ad un decreto legge che prevede alcune misure, tra le quali l’introduzione del parere della Procura Nazionale Antimafia al Tribunale di Sorveglianza, prima dell’emissione del decreto. Ma lo scontro politico è aspro, anche all’interno della stessa maggioranza, soprattutto sui tempi: la bozza concede 30 giorni di tempo alle procure per rilasciare il parere, considerati incompatibili con qualunque esigenza di salute pubblica.
Bonafede nelle scorse ore ha indicato il nome di Roberto Tartaglia come nuovo vice capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria. L’ex magistrato napoletano ha una lunga esperienza al fianco delle procure in prima linea contro le mafie. Un’altra mossa per rispondere agli attacchi.
“Sul tema delle scarcerazioni non può assolutamente passare il messaggio che il Governo faccia uscire i boss dalle carceri sulla base dei suoi decreti. Ribadisco che non c’è assolutamente alcuna norma varata dal Governo che impone ai giudici di scarcerare i mafiosi. Apprezzo l’impegno del ministro Bonafede nell’affrontare la questione sia in Consiglio dei Ministri che interloquendo con il presidente della Commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra“, ha detto il deputato questore del MoVimento 5 Stelle Francesco D’Uva.
“Dobbiamo cercare – aggiunge D’Uva – di rafforzare ancora di più le misure antiriciclaggio. L’obiettivo e’ fare in modo che ci sia sempre meno spazio per la criminalità organizzata nell’economia legale. Sugli strumenti di prevenzione l’Italia ha un know-how invidiabile, che viene utilizzato in maniera sempre efficiente dagli inquirenti e che la politica deve imparare a sfruttare di più”.
L’opposizione era stata dura con il Guardasigilli, intervenuta dopo il caso Porcino. “La scarcerazione di Porcino è l’ennesima dimostrazione del caos che regna sovrano presso il Ministero della Giustizia e le sue articolazioni periferiche. Aspettando di leggere l’annunciato decreto del Ministro Bonafede assistiamo, sgomenti, al rientro nella sua casa del capomafia siciliano – aveva detto Giusi Bartolazzo, componente FI della commissione nazionale antimafia – Il grido dolore lanciato dai familiari del giornalista Beppe Alfano, così come quello di tutte le altre vittime di mano mafiosa, non resti muto. Al loro fianco, in questa battaglia di civiltà giuridica, perché nel perseguimento delle finalità rieducative del condannato e nella tutela della loro salute fisica non siano trascurate le esigenze di sicurezza della collettività”.
“E’ paradossale che il governo continui a emanare confusi provvedimenti per condizionare la vita dei cittadini italiani forse anche incostituzionali – avevano detto Gianpiero Cannella e Salvo Pogliese – con il pretesto del Coronavirus, mentre il premier e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede assistono inermi alle scarcerazioni dei capimafia detenuti, senza reagire con un decreto legge che blocchi i domiciliari a questi pericolosi pregiudicati, con il Dap che continua a cincischiare con atteggiamenti ondivaghi”
Ancor più dure erano state le reazioni dei familiari delle vittime di mafia,. “L’Italia reclusa in casa, e i mafiosi liberi! In nome del Covid-19 italiano, Angelo Porcino, un altro 41/bis di mia conoscenza, ha fatto il suo rientro tra le accoglienti mura di casa a Barcellona Pozzo di Gotto. Silenzio dalle Procure Generali in merito ad eventuali impugnazioni delle scarcerazioni, silenzio dal Ministro (sa solo tacere), e silenzio da parte del capo del Dap. Preferirei, a questo punto, scarcerassero anche gli assassini di mio padre, così evitiamo la finta sorpresa e non ci giriamo tanto attorno. Fatelo, noi familiari della loro vittima, aspettiamo solo questo, per poter vivere meglio con il nostro dolore e le ingiustizie che questo stato ci impone da 27 anni”, aveva tuonato Sonia Alfano.
Qualche giorno fa ai nostri microfoni era intervenuta anche Angela Napoli.