Per l’amministrazione una scelta obbligata, per la maggioranza consiliare una scelta di cui essere messi a conoscenza, per gli “oppositori” una scelta di comodo. Da qualunque parte la si guardi una scelta che fa discutere. E che tuttavia sarebbe potuta, forse, non essere non l’unica…
Le condizioni “finanziarie-amministrative”, a detta di chi l’ha proposta, non avrebbero potuto far pensare ad una scelta diversa da quella fatta, ma le modalità della decisione, annunciata in una ventosa serata di venerdì, ha inevitabilmente scatenato una bufera di polemica, molto più di quelle che, presumibilmente ci si sarebbe potuti attendere. Parliamo, naturalmente, della notizia più discussa delle ultime 48 ore, la messa in liquidazione/scioglimento di Messinambiente. La strada scelta dall’amministrazione, infatti, oltre ad essere finita nel mirino di sindacati e oppositori politici, sembra essere stata mal digerita anche da coloro che dell’esecutivo sono diretta espressione in consiglio comunale. Proprio quella maggioranza a cui il sindaco, durante l’incontro di giovedì pomeriggio voluto per parlare di dissesto e patto di stabilità, della decisione che sarebbe stata adottata da lì a 24 ore non ha fatto alcun accenno. Ma, come si dice, quel che è fatto è fatto e adesso è il momento di guardare avanti e capire, se e quando, il consiglio, rispetto alla liquidazione della società, avrà voce in capitolo. Trattandosi di una Spa e non di una Municipalizzata (vedi Atm), secondo quanto previsto dalla legge, la procedura, nel senso più tecnico della parola, potrebbe essere portata avanti. Ma resta il fatto, non certo trascurabile, che la società che gestisce il sistema di raccolta rifiuti è stata voluta e approvata con apposita delibera di consiglio e, proprio per questo, allo stesso modo, è proprio il civico consesso che arroga a sé il diritto di poter, eventualmente, staccare definitivamente la spina.
Ma come detto, guardiamo oltre. E proprio guardando oltre, considerando impercorribile la strada dalla ricapitalizzazione (la somma attualmente necessaria sarebbe quella di dodici milioni di euro), cerchiamo di capire a cosa miri la liquidazione, che ricordiamo essere volontaria (poiché decisa dall’assemblea dei soci) e non coattiva, e perché è stata considerata necessaria. La condizione, come nel caso di Messinambiente, è quella in cui i debiti hanno superato il capitale sociale e dunque per ripianar “li” è necessario coprire il passivo fino a ripristinare il capitale iniziale. Affinché ciò avvenga, ma dovendo peraltro garantire la raccolta rifiuti in quanto servizio essenziale, il disavanzo non dovrà più aumentare, ma per far questo sarà essenziale che, mensilmente, il Comune, corrisponda quanto necessario per svolgere il servizio e, così come garantito, mantenere il personale. A questo proposito, proprio in mattinata è previsto un incontro tra l’amministratore unico, attuale commissario liquidatore, Di Maria, e i sindacati.
Facciamo però un passo indietro per capire quale sia stato per Messinambiente il “male originario”. Fino a 2004, prima delle arrivo delle Ato, il trasferimento delle somme alla società avveniva in modo diretto attraverso l’assessore comunale igiene e ambiente. Quest’ultimo, sulla base di apposite perizie, ha erogato per il servizio, fino al 2005, circa 30 milioni di euro. La situazione, però, cambia drasticamente con l’approvazione, nel novembre del 2006, del Piano finanziario 2006 dell’Ato3 con cui, relativamente ai servizi di igiene ambientale, vengono stanziati “solamente” 21 milioni di euro, che a fronte dei precedenti 30 non risultano più sufficienti a coprire il servizio. “Buchi” cui si sommano, a lungo andare, i continui e cronici ritardi nei pagamenti da parte dell’Ato3 e, a monte, del Comune. Verso il quale, dunque, ancora oggi, Messinambiente vanta crediti mai riscossi. Ecco perché, oggi più che mai, la messa in liquidazione della società di raccolta rifiuti, potrebbe rischiare di spingere l’amministrazione sull’orlo del dissesto. Qualsiasi commissario liquidatore, infatti, per ripianare i debiti della società, procederebbe, prima di tutto a recuperare quei crediti che, dunque, chiamano in causa anche il Comune. Crediti che, nel caso di un liquidatore “buono di cuore” (in questo caso trattandosi di liquidazione volontaria la nomina spetta al sindaco in qualità di socio di maggioranza) potrebbero essere rateizzati nel tempo, ma che prima o poi andranno riscossi.
Eppure, la strada della liquidazione/scioglimento, volontaria e dunque gestita “internamente”, potrebbe non essere l’unica. Per poter, infatti, tutelare maggiormente il servizio, il personale, il know how della società di proprietà del Comune, un’alternativa potrebbe essere quella dall’ “Amministrazione straordinaria”. L’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza (che non possono cioè garantire le proprie obbligazioni) introdotta nel 1979 dalla legge Prodi e ora regolata dal D. Lgs. 270/99, mira al recupero e al risanamento delle grandi imprese che versano, appunto, in uno stato di insolvenza, per evitare la dispersione del patrimonio aziendale e la perdita di un gran numero di posti di lavoro. Il soggetto interessato, in questo caso il Comune, deve presentare richiesta di ammissione al Ministero dello Sviluppo Economico. Le condizioni affinché tale richiesta possa essere avanzata sono tre, e tutte e tre “si rispecchiano” nel caso Messinambiente: stato di insolvenza; numero di dipendenti non inferiore a 200; indebitamento complessivo pari ad almeno i 2/3 tanto del totale dell’attivo dello stato patrimoniale che dei ricavi provenienti dalle vendite e dalle prestazioni dell’ultimo esercizio. Se concorrono tali presupposti, il tribunale pronuncia una sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza, a seguito della quale vengono nominati uno o tre commissari giudiziali che aprono la fase preliminare. Quest’ultimi, per cercare in primis di non aumentare il disavanzo cercherebbero di riscuotere tutti i crediti in sospeso, che nel caso di Messinambiente sono vantati, come detto, non solo verso il Comune di Messina, ma anche verso Atom3, AtoMe1 e Comune di Taormina…Meglio “doloroso”, forse, “liquidarsi volontariamente”. (ELENA DE PASQUALE).