Scipione: i luoghi dello spaccio a Messina. Le intercettazioni

Scipione: i luoghi dello spaccio a Messina. Le intercettazioni

Alessandra Serio

Scipione: i luoghi dello spaccio a Messina. Le intercettazioni

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giovedì 05 Marzo 2020 - 07:15

Nomi e volti della rete di commercio della coca che arrivava a Messina da Africo. Le intercettazioni e gli omissis sul clan di Giostra

Non è stato soltanto la sparatoria al Cafè Sur la Ville a mettere gli investigatori sulle tracce della banda di spacciatori di Giuseppe Selvaggio e Angelo Albarino, permettendo di arrestare anche i loro potenti fornitori calabresi nel blitz denominato Scipione.

Il 26 aprile 2016, infatti, a Contesse era stato gambizzato il fruttivendolo Carmelo Irrera. Né il ferimento né il successivo episodio avvenuto a San Filippo, nel settembre successivo, sono stati ancora del tutto chiariti.

Indagando sui protagonisti, però, gli investigatori dell’Arma notano un eccessivo via vai dalla casa di Giuseppe Selvaggio, che a metà di quell’anno si trasferisce da Mili a Santa Lucia sopra Contesse. E’ ai domiciliari e sotto sorveglianza, e appena arriva nel nuovo domicilio i carabinieri piazzano la telecamera davanti casa.

Giovanni Morabito
Giovanni Morabito

E’ così che vedono arrivare Giovanni Morabito, nipote del Tiradritto e tristemente famoso per l’assassinio della sorella, avvenuto proprio a Messina, insieme ai cugini, i fratelli Favasuli. Tutti e tre sono ben noti come esponenti della cosca di Africo.

Da lì alla panineria di Albarino, in via Cesare Battisti, il passo è stato breve. In quasi un anno di pedinamenti i carabinieri del Reparto Operativo e della compagnia Messina Sud, coordinati dal procuratore aggiunto Rosa Raffa, hanno ricostruito i movimenti di Selvaggio che poi, quando nel 2017 si pente, conferma loro di essersi rifornito di droga pesante dai calabresi.

…circa 3 chili a settimana….la cocaina arrivava con un corriere pagato 100 euro. Si pagava circa 40 euro al grammo…” Quando erano i calabresi a consegnarla “a domicilio” si pagava un sovra prezzo, “circa 1500 euro complessivamente”. Albarino era una sorta di intermediario, secondo Selvaggio pagato circa mille euro a carico.

Tenendo sott’occhio lui, i militari hanno ricostruito la rete degli altri consumatori e spacciatori. Quasi tutti soggetti noti, che si rifornivano da Selvaggio o che autonomamente avevano i contatti con Morabito e i Favasuli.

Orazio Famulari
Orazio Famulari

Seguendo gli spostamenti degli uomini di Africo, che arrivavano a Messina quasi sempre su una Golf o una Bmw grigia, oppure venivano “portati a spasso” da un messinese su una Smart Nera, i carabinieri hanno scoperto i contatti in riva allo Stretto e i luoghi dello spaccio.

Hanno seguito Favasuli al padiglione F del Policlinico, ad esempio, scoprendo che qui incontrava Orazio Famulari, finito ai domiciliari per questa operazione ma già in carcere da ottobre scorso per scontare una condanna definitiva a sei anni e mezzo.

Ma la Bmw dei Favasuli è stata intercettata anche a Giostra, nei pressi di una edicola della litoranea, sul lungomare del Ringo dove incontravano Alessandro Duca, o alla sala biliardi che era la “base” di Farinella, il capo ultras morto nel 2019. Ma gli incontri avvenivano anche al locale U Pani Cunzatu, in un chiosco della zona nord, alla stazione marittima e agli imbarcaderi dei traghetti privati. Qui i calabresi arrivavano per incontrare i loro contatti, per vendere la droga o recuperare il denaro, così come facevano quando si presentavano alla panineria di Albarino.

Insieme ad Albarino, gli investigatori dell’Arma intercettano Adriano Fileti, noto in città per aver gestito un gettonato lido sulla riviera nord.
“Min…della gran pietra che mi ha dato questo, la pietra non l’ho toccata, solo lo spisiddìo “, dicono i due in auto a Natale del 2017, e Fileti ragiona di come venderla.

Insomma, malgrado le accortezze, i movimenti dei calabresi di Africo a Messina sono stati notati, e hanno permesso ai carabinieri di scoprire e ricostruire la loro rete di “commercio al dettaglio” in riva allo Stretto.

Ma se i trafficanti di Morabito non usavano il telefono, non annunciavano le loro visite, si presentavano in paninoteca fingendo di non conoscere Albarino, i messinesi erano molto più loquaci, e anche se usavano nomi in codice i Carabinieri intercettandoli hanno capito benissimo che stavano parlando di droga e del denaro che serviva per acquistarla.

“Ti servono 5 calendari? Perché non mi chiami per il calendari? 2 mila calendari e 3 mila agendine (…) ti pare che non ho soldi? Passa da qui ti prendi i soldi me li porti il prossimo anno, qual è il problema? ” dice Albarino a Selvaggio, che risponde:Che c’entra, tu mi fai l’ordine e io ti porto la merce”, E l’ottobre 2016 e subito dopo la telefonata avviene l’incontro in paninoteca. Dove Albarino non vende agendine né calendari, ovviamente, e da dove Selvaggio se ne va senza alcun calendario.

La droga, o il denaro per comprarla, veniva chiamata anche “piparelli” o “cornetti” nel linguaggio criptico usato nelle conversazioni telefoniche.

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuseppe Minardi e Giuseppe Selvaggio ci hanno confermato quanto da noi già scoperto“, ha detto il procuratore aggiunto Rosa Raffa, titolare dell’inchiesta. Infatti nel provvedimento cautelare del gip Monia De Francesco, che ha siglato i 19 arresti, ci sono proprio i verbali con le dichiarazioni dei due collaboratori di giustizia. Che fanno i nomi di tutti i loro contatti messinesi e non, dalla zona di Giostra ai canali catanesi.

Molti nomi, passaggi e frasi sono ricoperti da Omissis, sia all’interno delle dichiarazioni dei pentiti che nelle stesse intercettazioni. Le indagini, perciò, non sono ancora finite e sono destinate a riservare ulteriori sorprese.

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